Il Qatar accusa Netanyahu di ostacolare deliberatamente gli sforzi di mediazione per Gaza

Doha è “sconvolta” dalle dichiarazioni del primo ministro israeliano, in cui ha definito “problematico” il ruolo del Qatar nei colloqui per un cessate il fuoco a Gaza, in una riunione a porte chiuse di Netanyahu con i familiari degli ostaggi all’inizio di questa settimana, ma di cui ci sarebbe una registrazione.

Majed al-Ansari, portavoce del ministero degli Esteri di Doha, ha aspramente criticato le parole del primo ministro israeliano Netanyahu, bollandole come “irresponsabili e distruttive” ma “non sorprendenti”.

Il portavoce ha poi continuato sostenendo che “se le dichiarazioni riportate fossero trovate vere, il PM israeliano ostacolerebbe e minerebbero solo il processo di mediazione, per motivi che sembrano servire alla sua carriera politica invece di dare priorità al salvataggio di vite innocenti, compresi gli ostaggi israeliani”.

Giovedì, il ministro delle Finanze del Governo Netanyahu, Bezalel Smotrich, ha acceso ulteriormente la polemica con un post su X accusando il Qatar di essere corresponsabile dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, definendo lo stato del Golfo il “protettore di Hamas” e “un paese che sostiene e finanzia il terrorismo”.

Va detto che il Qatar negli ultimi anni ha trovato un ruolo di mediatore internazionale in conflitti come Ucraina, Sudan e Afghanistan, ma anche in precedenti scontri a Gaza.

Il rischio di una guerra in Medio Oriente

Il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, nell’ambito dell’incontro a Doha con il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha affermato che “porre fine alla guerra di Israele nella Striscia di Gaza è una priorità assoluta per evitare che si trasformi in un vero e proprio conflitto in Medio Oriente.

Intanto cresce la preoccupazione per gli scontri Israele-Hezbollah nel sud del Libano, così come per i raid aerei Usa-Regno Unito sugli Houthi dello Yemen in rappreseglia ai loro attacchi alle navi nel Mar Rosso.

Spari sulla folla a Gaza

Mentre la diplomazia cerca un accordo su un altro cessate il fuoco, almeno 20 palestinesi sono stati uccisi e altri 150 feriti dai carri armati delle forze israeliane che hanno sparato sulla folla che aspettava aiuti umanitari a Gaza City. Secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni ad Al Jazeera Arabic, l’attacco è avvenuto in piazza Kuwait, a est del quartiere di Zeitoun.

Il portavoce della protezione civile, Mahmoud Basal, ha detto che le squadre di soccorso non sono state in grado di raggiungere la scena, bloccate dalle forze israeliane.

Ospedali isolati

A Gaza i tre ospedali di Khan Younis sono stati tagliati fuori dai combattimenti, hanno detto Médecins Sans Frontières e la Red Crescent Palestinese. Mercoledì, un centro a Gaza City gestito dall’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi, dove circa 800 persone avevano cercato riparo, è stato colpito da lanci di missili provocando, secondo il direttore dell’agenzia ONU, nove morti e 75 feriti. Israele ha negato la responsabilità di questo attacco.

In calo il sostegno per Netanyahu

Il sostegno alla guerra contro Hamas rimane alto tra gli israeliani, ma i sondaggi mostrano un sostegno in calo per Netanyahu e la sua coalizione di estrema destra.

Le manifestazioni settimanali del sabato sera che chiedono il rilascio degli ostaggi sono state integrate nelle ultime settimane da crescenti richieste di elezioni.

L’uccisione martedì di 21 soldati israeliani che stavano minando edifici per demolizione e sono stati colpiti da fuoco di granate – l’incidente più grave per le forze israeliane nel conflitto fino ad oggi, – ha contribuito ad alimentare il dissenso pubblico sul questa guerra che sembra non dare i risultati sperati nei tempi previsti

Mercoledì sera, il traffico su una grande autostrada è stato brevemente bloccato mentre migliaia di persone hanno partecipato a una protesta a Tel Aviv organizzata da gruppi di difesa delle donne per chiedere una proposta governativa immediata per un nuovo accordo per liberare gli ostaggi.

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