Adunate ocean…iche

Sui numeri si naviga a vista

Scusate il ritardo, ma nel corso dei nove giorni di Ocean Race ero in tutt’altro affaccendato. Fuori dall’Italia, sulle coste delle isole greche, seguendo, di riffa o di raffa, sui social l’eco degli eventi della manifestazione strombazzata come l’evento che avrebbe rilanciato e salvato il turismo a Genova e in Liguria, suscitando un vero e proprio sciame di opinioni con le solite due faide a contrapporsi. Da una parte la tifoseria composita che appoggia la giunta in carica e Marco Bucci, il sindaco primus inter pares, o il Doge, o l’imperatore, o l’uomo del destino, e chi più ne ha più ne metta, e dall’altra lo stuolo di detrattori pronti a segnalare che, ad onta dei proclami, nei giorni infrasettimanali i parcheggi nella zona della Foce erano deserti e gli alberghi tutt’altro che pieni.

Sino a che, proprio oggi, al di là della rituale rigidità nel fornire numeri credibili, qualche cosa è venuto persino fuori. Con la naturale bonarietà dei giornali cittadini, “Il Secolo XIX” e “La Repubblica” che, è bene ricordarlo per i lettori distratti, sono da tempo nelle mani di un’unica proprietà che fa riferimento al gruppo Fiat.

Tanto che il collega Marcello Zinola, per molti anni segretario del sindacato ligure dei giornalisti, sul suo profilo social non ha potuto fare a meno di puntare il dito. In modo che, prima o poi, qualcuno non si metta in testa di parlare di casta asservita ai poteri forti, quelli che da tempo detengono lo scettro decisionale della pubblicità da elargire a piene mani, o forse no, a seconda che i fruitori siano stati iscritti nella lista dei presunti “buoni” o in quella dei cattivi.

 Zinola segnala  l’articolo de “La Repubblica” osservando: “DAI PEANA PIÙ LUNGHI DEL MONDO ALLA PRESA PER IL NASO. MA NON CI VERGOGNIAMO NEMMENO UN PO’/1

La memoria: Ma lasciatemele dire a Bucci, Toti e a chi fa la ola. Bucci aveva parlato di 300 mila visitatori invitando i genovesi ad andare a vedere Ocean. Ora sono un milione e mezzo quelli che hanno visitato durante le tappe…

Si può anche giornalisticamente sostenere che il Signore è morto per il freddo, ma non prendere in giro, per prima, la propria intelligenza e, poi, quella di chi legge. Semplicemente stupefacente. Ecco il passaggio dell’articolo: (….) Il “Pavillon Genova” è stato visitato da un milione e mezzo di persone. Cifra indicata dal sindaco Marco Bucci che aveva anche fissato indicativamente l’asticella delle presenze genovesi a quota 300 mila (…).”

E prosegue Zinola: “Non ho nulla contro il mio mondo che ho condiviso per decenni, ma questo pezzo non è un blog o un rubrica che commenta con entusiasmo “la qualunque” o uno dei millanta comunicati stampa, è un articolo di una testata giornalistica che sembra quasi voler contraddire quanto emerso con dovizia di particolari sulle stesse pagine nei giorni scorsi…”

Crosetto: “Questa città lo meritava”

E poi ce ne è anche per “Il Secolo XIX”: “ “DAI PEANA PIÙ LUNGHI DEL MONDO ALLA PRESA PER IL NASO. MA NON CI VERGOGNIAMO NEMMENO UN PO’/2

Emerge qualche piccola prestazione non… adeguata ma è per il bene della città e grazie alla festa della mutanda.….

Ps. Così forse si capisce meglio, compreso qualche collega dei media, ovvio che i virgolettati sono di rappresentanti politici e, o, di categorie…”

Perchè, per esempio, il titolo in prima pagina de “Il Secolo XIX” sbandiera sulla foto della Vespucci, a cui fa corona lo sfrecciare delle Frecce Tricolori con fumate bianche rosse e verdi, un ottimistico/encomiastico/trionfalistico “L’Italia riparte da Genova” con  tanto di consuntivo nell’occhiello: “Le Frecce Tricolori, 5 ministri per il via alla missione del Vespucci. Crosetto: “Questa città lo meritava”.

E poi l’elenco dei soliti noti, oltre agli immancabili Bucci e Toti, che hanno partecipato all’epopeaa della partenza del Vespucci, tanti parlamentari liguri bipartisan: Ilaria Cavo, Matteo Rosso, Roberto Traversi, Luca Pastorino, Gianni Berrino, l’ex ministro della difesa Roberta Pinotti. E i 5 ministri: Guido Crosetto (Difesa), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Andrea Abodi (Sport e Giovani), Daniela Santanchè (Turismo), Gilberto Pichetto Forattini (Ambiente), insieme all’immaancabile sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi. Tanto per spiegare l’esposizione mediatica della vicenda.

Di un certo tenore le dichiarazioni del ministro Guido Crosetto, del governatore Giovanni Toti e del sindaco Marco Bucci isolate a centro pagina sulla seconda pagina dello stesso giornale. Con Crosetto che adula: “Genova è il mare, questa è una città da cui è partita molte volte la speranza che ha saputo risollevarsi”. Con Toti che filosofeggia poeticamente: “Il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come la notte porta i sogni”. E con Bucci che una volta di più dimostra la solita praticità: “Un orgoglio l’evento e la partenza della nave che simboleggia lo stile italiano. Lavoro a un bis”.

E insomma anche in questo caso, nel mirino dell’opposizione, tradita al momento dei consuntivi dal quotidiano che è sempre stato preso come esempio dai progressisti, verranno messi ancora una volta i numeri con la contrapposizione fra costi e ricavi e non solo in termine di immagine. Mentre c’è già chi lancia l’ipotesi di numeri dopati grazie alle manifestazioni pubbliche di piazza e al concerto. In pratica nessuna adunata oceanica anche se l’uomo del destino dice che le previsioni più o meno sono state rispettate e che si prepara a un bis. Prepariamoci a un lungo periodo di stralci polemici con gli esponenti della minoranza a chiedere e richiedere documentazione sui costi e sugli introiti degli sponsor a cui c’è da giurarlo il Sindaco opporrà uno strenuo silenzio ribadendo il successo di immagine, dal turismo ai convegni, per il rilancio della città.

Una storia già vista

Una storia già vista e vissuta in piccolo con Genova Jeans. Con altre manifestazioni di cui dalla passata amministrazione si attende la documentazione. Si parlerà comunque del rilancio culturale della Genova città del mare, passando magari attraverso l’intelligenza artificiale che dialoga con l’ammiraglio Cristoforo Colombo e ci rivela il ruolo del medico di bordo sulle tre caravelle. Merito di Isabella Susy De Martini, attualmente medico di bordo,ex parlamentare europeo e saggio di punta di mister Bucci. Donna di mare con tanto di bialbero.

Che poi la cultura è anche questo, forse. Una roba da spalmare sul pane dell’inadeguatezza. Almeno secondo gli intendimenti dei nostri esimi rappresentanti nella maggioranza di Governo. Emblematica la vicenda di Vittorio Sgarbi, non casualmente sottosegretario in carica alla cultura, e Marco Castoldi, cantautore, musicista, personaggio televisivo, in arte, o presunta tale, Morgan. Che si sono incontrati in occasione dell’evento di apertura della rassegna “Estate al Maxxi” a Roma. Che poi il Maxxi altro non è che il Museo del XXI secolo, un tempo guidato da Giovanna Melandri e ora nelle mani di Alessandro Giuli, non a caso giornalista e scrittore, autore per esempio de “l’identità irrisolta dei postfascisti”, sovranista e amico stretto del premier Giorgia Meloni.

L’elogio del pene come forma di cultura

L’avrebbero potuta a ragione intitolare conversazione erotica. Solo che Sgarbi e Morgan ci sono andati giù pesante evocando un maschilismo becero. Con Vittorio Sgarbi nelle vesti, che spesso gli si confanno, di grande amatore blandito dalla curiosità di Morgan che lo incalzava chiedendogli il numero delle donne avute. In cui il termine avute indicava ovviamente il possesso. E Sgarbi ringalluzzito che rispondeva: “almeno nove al mese”. Con citazioni dotte fra il volgare e il sessista passando dallo sfrigolio alla prostata e l’elogio del pene. In un crescendo fantozziano, o meglio tafazziano.

Performance che dopo essere transitata su youtube ha sollevato un polverone con la richiesta dei dipendenti ad Alessandro Giuli di prendere la distanze. Subitanea convocazione, con tanto di spiegazioni e finale surreale. Perchè da parte dei dipendenti auditi spunta addirittura una lettera di solidarietà ad Alessandro Giuli in cui si parla di strumentalizzazione mediatica per la serata degna di Alvaro Vitali.

Così è se vi pare la cul…tura in questa epoca mediatica è questa cosa qua, a metà tra becerume e voyeurismo. E presto passeremo al chi ce l’ha più lungo. Sempre che non ci si sia già arrivati.

Non a caso aveva intuito Ennio Flaiano con la sua solita arte visionaria. “L’arte è un investimento di capitali. La cultura un alibi”.

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta

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