PFAS, gli inquinanti eterni minacciano l’acqua potabile di tutto il pianeta

I PFAS non li vediamo. E forse è per questo che non suscitano lo stesso allarme della plastica nell’opinione pubblica

I PFAS non li vediamo. E forse è per questo che non suscitano lo stesso allarme della plastica nell’opinione pubblica. Eppure, anche loro hanno un’elevata persistenza nell’ambiente e questa persistenza consente a tali prodotti chimici di diffondersi su grandi distanze e di provocare nell’uomo un’esposizione a lungo termine. Anche per tutta la vita.
E infatti i PFAS sono noti come “inquinanti eterni”perché si accumulano depositandosi nelle falde acquifere, nell’aria che respiriamo e nel terreno, senza degradarsi.

Di recente, un gruppo di scienziati ha segnalato le proprie preoccupazioni circa l’incapacità delle analisi scientifiche di tenere il passo con la quantità di sostanze chimiche prodotte dall’uomo e poi rilasciate nell’ambiente. Cosa che limita la possibilità di scoprire in tempo le nuove minacce per la nostra salute.

Sugli effetti dei PFAS abbiamo scarsissimi dati

Sfortunatamente, sebbene ci siano in uso molte migliaia di composti definiti come PFAS (secondo l’OCSE sono note almeno 4.730 sostanze per- e polifluoroalchiliche), gli studi attuali sugli impatti biologici che li hanno associati a una vasta gamma di gravi danni alla salute – tra cui cancro, infertilità e problemi al sistema immunitario -,  si basano su quattro soltanto: acido perfluoroottansolfonico (PFOS), acido perfluoroottanoico (PFOA), acido perfluoroesansolfonico (PFHxS) e acido perfluorononanoico (PFNA).

Quindi, se è vero che tutti i PFAS possono essere raggruppati in un’unica classe sulla base della loro elevata persistenza nell’ambiente, è altrettanto vero che non possiamo classificarli in base al rischio biologico perché per la maggior parte di questi composti chimici abbiamo scarsissimi dati sull’esposizione e i suoi effetti.

Un bel guaio visto che per la loro impermeabilità e resistenza al calore vengono largamente utilizzati nelle produzioni più varie. Dall’abbigliamento alle padelle antiaderenti, alla produzione di carta e cartone per uso alimentare, ai tensioattivi nel bagnoschiuma e alla pulizia della casa, i PFAS sono dappertutto.

I PFAS dove si trovano

Partendo dai qui, e dai dati disponibili sui quattro PFAS che conosciamo meglio – PFOS, PFOA, PFHxS e PFNA -, un gruppo di scienziati del Politecnico federale di Zurigo e dell’Università di Stoccolma ha condotto uno studio sull’acqua piovana. E i risultati non sono incoraggianti.

Anche nei luoghi più remoti del pianeta, il livello degli “inquinanti eterni” nell’atmosfera è diventato così alto che non è più sicuro bere l’acqua piovana.
Nè in Antartide né sull’altopiano tibetano.
E il problema non si ferma qui perché la pioggia contamina anche le falde acquifere.
Eppure l’OMS non li tiene neppure in considerazione per il suo standard sulle acque minerali che fissa i limiti per 16 sostanze – antimonio, arsenico, bario, boro, cadmio, cromo, rame, cianuro, fluoruro, piombo, manganese, mercurio, nichel, nitrato, nitrito e selenio – ma non considera i PFAS.

E poi ci sono gli animali, che come noi respirano e bevono e consumano la carne di animali più piccoli, a loro volta contaminati da queste sostanze, e si contaminano avvelenando anche noi.
Un cane che si morde la coda, lo chiamano. Anche perché l’acqua dolce finisce inevitabilmente in mare e i PFAS vengono continuamente immessi nell’atmosfera mediante aerosol di spruzzi marini.

Insomma, secondo gli scienziati ormai non c’è più luogo al mondo dove si possa evitare il contatto con queste sostanze chimiche eppure l’Italia,  nonostante alcune aree del Veneto siano colpite da gravi casi di contaminazione da PFAS, finora non ha adottato misure adeguate per affrontare questo problema.

Simona Tarzia
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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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