Il recente evento di Fratelli d’Italia a Beverino ha rivelato un’interessante dinamica interna al partito, con dichiarazioni e mosse politiche apparentemente contraddittorie
L’evento è stato elogiato come un successo, con una riunione “classica” di partito che ha compreso dibattiti politici, cena e musica da ballo.
L’organizzazione dell’evento, è stata affidata al coordinatore della provincia di La Spezia, Davide Parodi, e all’On.le Maria Grazia Frija, e ha visto la partecipazione di importanti esponenti di Fratelli d’Italia, tra cui la Ministra Santanchè, il capo dell’organizzazione Giovanni Donzelli, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, il Viceministro Edoardo Rixi e il Presidente della regione Toti, oltre a rappresentanti dell’intera maggioranza di centrodestra in Regione, ma anche di membri della cosiddetta società civile.
Scontro felpato
Tuttavia, il momento culminante dell’evento è stato uno scontro, nella serata conclusiva di domenica, quella più importante dato che erano presenti i più alti esponenti del partito, tra l’On.le Matteo Rosso e il Presidente Giovanni Toti, apparentemente cortese ma con dichiarazioni politiche chiare e inequivocabili.
Toti: “Senza di me non si vince”
Da parte di Toti: “Nel 2015, mettendo assieme le tante anime della tradizione che fa capo al centrodestra, abbiamo vinto con il 34 per cento perché gli altri erano divisi. Dal 2015 siamo poi arrivati a valere nelle elezioni comunali e regionali circa il 55 per cento. Come è successo? E’ successo perché un pezzo di opinione pubblica di questo territorio ha sposato un progetto di governo, riconoscendosi nella maggioranza politica che governa questa Regione e comuni come Genova, La Spezia; talvolta ci si riconosce su un marchio di partito, talaltra no. Bucci vince con quasi il 30 per cento di marchi civici, uguale Peracchini e Ponzanelli, Scajola non lo mettiamo in conto, è stato un plebiscito.
Le liste civiche sono essenziali nelle amministrazioni locali”, “con la riforma della legge elettorale si può dire che io sia al primo mandato”, “non è vero che i partiti non servono, a livello nazionale sono essenziali” e infine, la dichiarazione forse più importante “senza di me non si vince”.
Rosso: “La pazienza è tanta ma sta per finire”
Da parte di Rosso: “Il tema delle civiche è molto delicato. Va bene se servono ad allargare, a recuperare parte di elettorato, a far candidare persone che non si candiderebbero sotto il simbolo di un partito. Ma al tempo stesso non commettiamo l’errore, come abbiamo fatto a Imperia di accettare un sindaco, Claudio Scajola, che si permette di dire che lascia fuori i partiti dalla sua coalizione, una cosa inaccettabile! Se ogni sindaco in questa regione decide quasi con disprezzo, come se se ne vergognasse, che quando si candida i partiti non li vuole, allora questa non è più la buona lista civica, che invece è quella che porta un contributo insieme ai simboli dei partiti e che di questi riconosce la storia. La pazienza è tanta ma sta per finire …oggi il nostro presidente (di Regione) è Toti, fra due anni chissà”.
Prima di tentare una analisi un po’ più approfondita, però, una valutazione va fatta. FdI non è, per adesso, stata in grado nè di esprimere nè di far crescere fra le sue fila, pur nutrite, nè un presidente delle principali aziende pubbliche locali, nè un possibile candidato sindaco, e il riferimento più che a Genova o Imperia, città difficili e con storie politiche ben radicate, va a territori più “abbordabili” come Chiavari o Sestri Levante.
Figuriamoci quindi un candidato presidente di Regione. Eppure di “colonnelli”, o magari “capitani”, titolati ce ne sarebbero anche.
Ma se lo scambio di battute a Beverino tra il capo regionale di FdI con Toti sembrava dividere i campi in maniera molto chiara, oggi vediamo questa cordiale, amichevole e perfino fraterna foto con l’On. Rosso, il suo capogruppo Stefano Balleari, il Dott. Massimo Nicolò (presunta eminenza grigia di Rosso e per gentile concessione di quest’ultimo già Vicesindaco della città di Genova sbucando fuori dal nulla) e la esponente della Lista Toti Lilli Lauro.
La notizia non è nella foto ma nel fatto che voci sempre più insistenti dicano che la battegliera Lauro sarà candidata alle Europee proprio nelle liste di Fratelli d’Italia, facendo un grosso, grossissimo, enorme favore al civico Toti.
Fra l’altro con una persona, la Lauro, nota per essere prima ancora che competente ed esperta politica, una che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere i risultati prefissati.
E qjuindi, abbiamo difficoltà a capire cosa succede. FdI di lotta, con in testa Giorgia Meloni, pronta allo scontro con tutti, oppure FdI di governo, dietro all’elasticissimo On. Rosso – fiero democristiano – pronto a fare accordi più o meno sottobanco anche subito dopo i roboanti proclami di Beverino?
Peraltro è noto che la media e bassa dirigenza del partito sia obbediente e rispettosa delle gerarchie ma non in maniera illimitata e acefala, e la Lauro potrebbe risultare un boccone troppo grosso e amaro da digerire.
E citando il titolo di un libello satirico di un po’ di anni fa, “anche le formiche nel loro piccolo si incazzano” e sono tante, in tempi di cambio di casacche da parte di alcuni esponenti comunali e regionali della sponda politica opposta, che seppur lecite quanche critica la sollevano, ci chiediamo se la base di FdI sarà disposta a un’ulteriore candidatura “moderata” che scavalcherebbe all’interno del partito chi porta acqua tutti i giorni da anni.
E da osservatori esterni di un partito che è balzato dal 9 al 27%, un miracolo politico nell’era del fallimento dei partiti, questa possibile scelta della Lauro in versione “totiana” qualche perplessità la lascia.
La domanda principale è se Fratelli d’Italia sta cercando di bilanciare la sua immagine di partito di lotta con un approccio più pragmatico e di governo, per espandersi e attrarre nuovi elettori attraverso alleanze strategiche, con il rischio, però, di perdere un’identità che ha pagato bene in termini di voti, per trasformarsi nell’ennesimo movimento moderato che porterà a una inevitabile frattura interna.
Sarebbe arrivato il momento di far crescere le figure interne al partito, i portatori d’acqua dei tempi difficili, piuttosto che affidarsi ai prosciugatori di pozzi buoni per tutte le stagioni. Ma Meloni è a Roma e questa è la periferia.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.