Dai roghi tossici di oggi nella Terra dei Fuochi alle discariche nel Nord. Tra degrado e paura, cittadini e scuole diventano sentinelle del territorio.
Dai sequestri in Campania ai traffici illeciti nel Nord, cresce del 14% il numero dei reati ambientali: oltre 40mila in un anno, secondo il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente.
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Da sud a nord, l’Italia continua a essere attraversata da una rete fitta di illegalità ambientali che non conosce confini. Discariche abusive, traffici di rifiuti, abusi edilizi, incendi dolosi e reati contro il patrimonio naturale compongono un mosaico oscuro che, anno dopo anno, ridefinisce la geografia del crimine ambientale. Se una volta erano soprattutto Campania, Calabria, Sicilia e Puglia a detenere il triste primato, oggi la mappa delle ecomafie mostra un’espansione costante verso il Centro e il Nord, dove corruzione, speculazione e scarsi controlli amministrativi aprono nuove frontiere al business illecito dei rifiuti e del cemento.
La cronaca di oggi conferma purtroppo che il fenomeno non accenna a fermarsi. Nell’ambito dei controlli ambientali predisposti nella Terra dei Fuochi, i Carabinieri delle province di Napoli e Caserta hanno arrestato un 23enne e denunciato diverse persone tra Giugliano in Campania, Castel Volturno, Mondragone, Falciano del Massico e Francolise.
A Giugliano il giovane è stato sorpreso mentre smontava un’auto rubata, selezionando i pezzi da rivendere e abbandonando i resti sul posto; dovrà rispondere di riciclaggio, ricettazione e abbandono di rifiuti.
A Castel Volturno, i militari del Reparto Territoriale di Mondragone e del NOE di Caserta hanno denunciato un 37enne per gestione non autorizzata di rifiuti: il fondo agricolo in cui operava era stato trasformato in un’officina abusiva.
In altri comuni limitrofi, sono state trovate carcasse di auto, pneumatici e materiali plastici abbandonati su terreni agricoli, mentre a Mondragone e lungo la via Appia Antica sono state sequestrate aree usate come discariche di mobili e frigoriferi.
Non si tratta, però, di episodi isolati. Dalla Campania alla Lombardia, dal Lazio alle Marche, il filo conduttore è uno solo: la criminalità ambientale si radica e si adatta, sfruttando lacune normative e convenienze economiche.
L’Italia delle Ecomafie: i numeri del 2025
A delineare il quadro complessivo è il nuovo Rapporto Ecomafia 2025, redatto dall’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente. Il bilancio è allarmante: nel 2024 sono stati accertati 40.590 reati ambientali, con una crescita del 14,4% rispetto all’anno precedente, pari a una media di 111 reati al giorno, quasi cinque ogni ora. Le persone denunciate sono 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie ha raggiunto 9,3 miliardi di euro, con 11 clan in più rispetto al 2023.
Il ciclo illegale del cemento resta la filiera più colpita con 13.621 illeciti (+4,7%), seguito da quella dei rifiuti (11.166, +19,9%) e dai reati contro gli animali (7.222, +9,7%). In forte crescita anche i reati contro il patrimonio culturale (+23,4%) e quelli nel settore agroalimentare (+2,9%). Complessivamente, il 42,6% dei reati si concentra in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.
La Campania si conferma la regione più colpita con 6.104 illeciti penali, pari al 15% del totale nazionale, seguita da Puglia (4.146), Sicilia (9,4%) e Calabria (3.215). Il Lazio si posiziona al quinto posto, con un incremento del 20,6%, mentre la Lombardia, prima regione del Nord, registra 2.324 reati ambientali (+17,7%), seguita dal Veneto e dalle Marche, dove emergono nuovi casi di gestione illecita dei rifiuti.
A livello provinciale, Napoli resta al vertice con 2.313 reati, seguita da Bari (1.526) e Salerno (1.321). Entrano per la prima volta nella “top ten” anche Genova e Ancona, segno di una diffusione sempre più capillare dell’illegalità ambientale.
Traffici e abusi: un Paese sotto assedi
I numeri trovano riscontro nei fatti di cronaca. Nel porto di Napoli, un recente blitz congiunto di ARPAC e Carabinieri del NOE ha portato al sequestro di 350 tonnellate di rottami ferrosi destinati alla Turchia, tra cui si nascondevano rifiuti pericolosi e solidi urbani.
A Teano, in provincia di Caserta, un’officina abusiva è stata chiusa e un uomo denunciato per gestione illecita di rifiuti pericolosi e ricettazione di veicoli rubati. A nord, in Lombardia e Veneto, continuano invece le indagini sui traffici transfrontalieri di rifiuti industriali, mentre in Toscana e Marche crescono i sequestri legati all’abusivismo edilizio e alla gestione non autorizzata di impianti di stoccaggio.
Questi episodi confermano come il fenomeno non sia confinato a singole aree degradate, ma rappresenti un sistema economico parallelo, spesso collegato alla criminalità organizzata e alimentato dalla corruzione negli appalti pubblici. Non a caso, il rapporto Ecomafia 2025 censisce 88 inchieste su corruzione ambientale (+17,3% rispetto al 2023), con oltre 860 persone denunciate e 9.133 arresti dal 2010 a oggi.
L’impatto ambientale e sociale
Dietro ogni sequestro o denuncia si nasconde un costo ambientale e umano spesso incalcolabile. Le aree colpite da sversamenti o abbandoni illeciti di rifiuti, come quelle tra Giugliano, Castel Volturno e Mondragone, mostrano segni visibili di contaminazione del suolo e delle falde acquifere, con conseguenze dirette sull’agricoltura e sulla salute dei cittadini.
Gli studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno più volte segnalato correlazioni tra esposizione a inquinanti e incremento di alcune patologie nelle zone della Terra dei Fuochi. Il rischio ambientale diventa così rischio sociale, generando sfiducia, spopolamento e perdita di identità territoriale.
Anche al Centro e al Nord il degrado assume forme diverse ma ugualmente insidiose: depositi abusivi in aree industriali dismesse, sversamenti nei pressi di fiumi o zone vincolate, cantieri irregolari in aree protette. Ogni discarica, ogni edificio costruito illegalmente è una ferita inferta al paesaggio e alla credibilità delle istituzioni.
Eppure, accanto all’illegalità, crescono i segnali di resistenza civile. In diversi comuni campani, la rete dei comitati e delle scuole promuove campagne di sensibilizzazione, mentre associazioni ambientaliste e cittadini organizzano azioni di monitoraggio civico. È la prova che la lotta all’ecomafia non si combatte solo nei tribunali, ma anche nelle piazze, nelle scuole e nella quotidianità.
Tra legge e coscienza: la sfida culturale dell’Italia verde
Guardando l’Italia da sud a nord emerge una mappa della vulnerabilità ambientale che racconta due Paesi: quello che inquina e quello che resiste. I 40mila reati del 2024 non sono solo numeri, ma sintomi di una fragilità strutturale, dove l’illecito convive con la normalità.
La legge 68 del 2015 sugli ecoreati ha rappresentato un punto di svolta, ma servono nuovi strumenti, come il recepimento della Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, previsto entro il 2026, e un Piano nazionale contro l’abusivismo edilizio.
La vera sfida, tuttavia, resta culturale: costruire una coscienza collettiva della legalità ambientale. Come ricordava il Capitano di Fregata Natale De Grazia, cui Ecomafia 2025 è dedicato, «la verità sull’ambiente è sempre sotto la superficie, ma non può restarvi a lungo».
Sta all’Italia scegliere se continuare a nascondere il problema o portarlo finalmente alla luce, facendo della tutela del territorio non un’emergenza, ma un pilastro della civiltà.