Tratta di esseri umani, l’8 febbraio ci sarà la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione. Ma non basterà

L’Italia continua ad essere un paese di destinazione e transito per un numero significativo di persone che migrano, molte delle quali sono preda della tratta di esseri umani

Il prossimo 8 febbraio segnerà la decima edizione della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone, istituita da Papa Francesco nel 2015 in occasione della festa di santa Bakhita. Quest’anno, l’evento sarà dedicato al tema “Camminare per la dignità. Ascoltare. Sognare. Agire”, che guiderà la mobilitazione e la preghiera in tutto il mondo.

A Roma, a partire dal 2 febbraio, sono attesi 50 giovani rappresentanti delle reti internazionali partner della giornata. Il 3 febbraio sono previste attività di formazione e sensibilizzazione sul tema, mentre la mattina del 4 febbraio i partecipanti avranno l’opportunità di unirsi alla preghiera dell’Angelus con il Papa in piazza San Pietro.

Il 6 febbraio, alle 16:15, verrà organizzato un flash-mob contro la tratta presso piazza Santa Maria in Trastevere, seguito alle 17:30 da una veglia ecumenica nella basilica di Santa Maria in Trastevere, che si terrà in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese). L’evento vedrà la partecipazione del Coordinamento Antitratta della Diocesi di Roma e sarà aperto all’intera comunità diocesana.

Il 7 febbraio, il gruppo internazionale parteciperà all’udienza generale con il Papa presso l’Aula Paolo VI. Infine, il 8 febbraio, si terrà il pellegrinaggio online di preghiera che attraverserà tutti i continenti e i fusi orari, coordinato da Talitha Kum, la rete internazionale contro la tratta di persone.

Ogni anno più di 7000 vittime

Ogni anno più di 7.000 sono vittime della tratta di esseri umani nell’Unione europea, sebbene se il numero reale potrebbe essere molto superiore, poiché molti di questi non vengono individuati.
La maggior parte delle vittime sono donne e ragazze, ma è in aumento il numero degli uomini, in particolare per svolgere lavori forzati.

Ventimiglia, in particolare, si trova al centro di questa realtà, fungendo da tappa cruciale per i migranti che attraversano la rotta balcanica o il confine meridionale dell’Italia e cercano di proseguire verso la Francia o altri paesi europei. Questo flusso migratorio, spesso pericoloso, mette a rischio soprattutto i minori, le giovani donne e le donne con figli, provenienti principalmente da paesi come la Nigeria, la Costa d’Avorio e la Guinea.

Tra il 2011 e il 2023, in Italia, ben 17.774 persone sono state accolte nei programmi di protezione sociale specificamente dedicati alle vittime della tratta e dello sfruttamento, con il 77,9% di queste identificate come donne, il 20% come uomini, il 2,1% come transgender e il restante 4,5% come minori. Lo sfruttamento sessuale rimane la forma più diffusa di sfruttamento, coinvolgendo ben l’87% delle vittime, principalmente donne.

Il Progetto E.V.A.

Il progetto E.V.A., finanziato tramite fondi europei (AMIF, (Asylum, Migration and Integration Fund), si propone di attivare meccanismi volti a garantire l’identificazione precoce delle vittime della tratta e dello sfruttamento, nonché delle persone a rischio di re-trafficking, nelle zone di transito. Questo processo avviene attraverso la valutazione di indicatori specifici emersi durante i colloqui con le potenziali vittime, al fine di facilitare il loro trasferimento in luoghi sicuri, come le case di fuga specifiche. Qui, le sopravvissute possono ricostruire la propria identità in un ambiente protetto, attraverso un processo di autodeterminazione e reintegrazione sociale.

E.V.A. è un progetto transnazionale realizzato in collaborazione con altre sei organizzazioni in tre paesi diversi. L’obiettivo è sviluppare una strategia nazionale e transnazionale efficace e sostenibile per l’identificazione precoce, l’emersione dallo sfruttamento e la protezione delle vittime, concentrandosi su minori, ragazze e giovani donne, con o senza figli, che sono vittime della tratta e dello sfruttamento o sono a rischio di re-trafficking, nelle zone di transito tra Italia, Francia e Spagna.

L’osservazione e l’analisi dei flussi migratori nella zona di Ventimiglia, Italia, hanno portato all’implementazione del progetto E.V.A. nel 2021

Ventimiglia, una città di arrivo e transito per migranti provenienti dalla rotta balcanica o dalle regioni meridionali italiane, è una tappa cruciale per coloro che tentano di attraversare il confine verso la Francia e altri paesi europei. Il flusso di migranti attraverso Ventimiglia, sebbene variabile mensilmente, non ha mai cessato negli ultimi anni.

L’attività di valutazione del fenomeno si è concentrata nelle aree circostanti le stazioni ferroviarie di Ventimiglia e Mentone-Garavan, nonché sui treni diretti verso la Francia e presso il confine di Ponte San Luigi. Si è notato che alcune ragazze e giovani donne arrivano in treno da città come Milano, Genova, Sanremo e Imperia, dove vengono accolte da intermediari e condotte alla fine del binario, una zona isolata della stazione utilizzata come sala d’attesa prima della partenza per la Francia, sia in treno che in taxi.

Il controllo costante dei trafficanti

In generale, le presunte vittime di tratta a Ventimiglia sembrano essere sotto il controllo costante dei trafficanti, che le tengono isolate dal resto del gruppo in attesa di attraversare la frontiera. Lo sfruttamento sessuale è la forma predominante di tratta in questa zona, ma anche lo sfruttamento lavorativo e domestico (specialmente di giovani ivoriane) è diffuso nel territorio francese. In entrambi i casi, lo sfruttamento sembra avere origine nei paesi di transito come Libia, Mali e Tunisia.

Lo sfruttamento sessuale si manifesta in varie forme, tra cui la costrizione a fornire prestazioni sessuali a pagamento, l’uso di violenza fisica o psicologica, minacce alla persona o ai suoi familiari, l’indebitamento della vittima nei confronti dei suoi sfruttatori per il viaggio nel paese di destinazione e l’obbligo di consegnare i proventi dello sfruttamento alle reti criminali. Questa forma di sfruttamento può avvenire all’aperto, in appartamenti (indoor), in locali notturni e/o online, anche attraverso la produzione di materiale pornografico.

Differenza tra tratta di esseri umani e traffico di migranti

La tratta di esseri umani, definita nel 2000 da uno dei Protocolli addizionali alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine transnazionale organizzato, coinvolge il reclutamento, il trasporto, il trasferimento e l’ospitare persone mediante l’uso o la minaccia di forza o altre forme di coercizione, al fine di sfruttamento. Lo sfruttamento può comprendere la prostituzione, il lavoro forzato, la schiavitù e altro.

D’altra parte, il traffico di migranti implica lo spostamento illegale di persone da uno stato all’altro con il loro consenso e senza l’intenzione di sfruttamento. La differenza principale tra i due fenomeni risiede nel coinvolgimento di mezzi violenti, coercitivi o ingannevoli nella tratta, mentre nel traffico di migranti esiste un accordo tra le parti coinvolte.

Inoltre, mentre nel traffico di migranti il rapporto tra il migrante e il trafficante si conclude una volta raggiunta la destinazione, nella tratta di esseri umani l’arrivo nel paese di destinazione coincide spesso con l’inizio dello sfruttamento. Tuttavia, è importante notare che questi due fenomeni possono sovrapporsi e confondersi, con persone che diventano vittime di tratta anche dopo aver inizialmente accettato di migrare.

La tratta di esseri umani è stata internazionalmente definita nel 2000 da uno dei tre Protocolli addizionali alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine transnazionale organizzato, il cosiddetto Protocollo addizionale sulla Tratta.

L’articolo 3 del Protocollo definisce la  “tratta di persone” indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’ospitare o l’accogliere persone, tramite l’impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità, dando oppure ricevendo somme di denaro o benefici al fine di ottenere il consenso di un soggetto che ha il controllo su un’altra persona, per fini di sfruttamento. Per sfruttamento si intende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, lavoro o servizi forzati, la schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, l’asservimento o l’espianto di organi.

Le mappe dello sfruttamento

Due cartine dell’Italia: la prima dedicata alle notizie relative a casi di sfruttamento sessuale, mentre la seconda riguarda le notizie relative ai casi di sfruttamento lavorativo in agricoltura, nei laboratori tessili, nella logistica, nell’edilizia, ecc. Entrambe le cartine si riferiscono all’annualità 2021.

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