Mentre Israele marcia su Rafah Cameron propone la soluzione dei due Stati

Il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato che le forze israeliane prolungheranno la loro campagna militare fino a Rafah, nonostante la presenza di numerosi civili palestinesi nella zona

“La Brigata di Khan Younis dell’organizzazione Hamas è stata sciolta; completeremo la missione lì e continueremo fino a Rafah. La pressione esercitata sulle posizioni di Hamas porta a progressi tangibili nel ritorno degli ostaggi, più di qualsiasi altra azione possibile. Proseguiremo fino alla fine, non vi è alternativa”. Questo il tweet del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

Le forze israeliane hanno esteso continuamente la loro offensiva verso sud, raggiungendo le aree precedentemente designate per l’evacuazione dei palestinesi in cerca di rifugio, causando la morte di numerosi civili, in gran parte donne e bambini.

Rafah rappresenta il punto più meridionale della Striscia di Gaza e non vi sono altri luoghi più a sud in cui i civili possano cercare riparo, poiché Israele e l’Egitto non consentono loro di lasciare il territorio.

Attualmente, l’85% dei 2,2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza è stato costretto a lasciare le proprie case, e Rafah, già sovraffollata, ospita ora più di un milione di persone.”

A Rafah sono concentrati migliaia di profughi

La decisione di estendere la campagna militare fino a Rafah ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza e al benessere dei civili palestinesi, già colpiti duramente dalle operazioni militari. Le organizzazioni umanitarie internazionali hanno espresso profonda preoccupazione per il deterioramento delle condizioni di vita nella regione, in particolare per la sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua potabile e l’assistenza medica.

La comunità internazionale perde soldi a causa di questa guerra

Non è certo per bontà, né per preoccupazione nei confronti dei civili che stanno morendo a migliaia sotto i bombatdamenti a Gaza, che nel frattempo, il Regno Unito ha aperto la possibilità di riconoscere ufficialmente uno stato palestinese, senza attendere il risultato dei negoziati a lungo termine tra Israele e i palestinesi, per una soluzione a due stati.

Il ministro degli esteri britannico, David Cameron, ha sottolineato l’importanza di offrire al popolo palestinese una prospettiva di futuro migliore attraverso l’istituzione di uno stato proprio, affermando che tale prospettiva è cruciale per la pace e la sicurezza a lungo termine nella regione.

Tuttavia, il riconoscimento di uno stato palestinese da parte del Regno Unito e di altri paesi occidentali potrebbe sollevare controversie e mettere ulteriormente in difficoltà i già tesi rapporti diplomatici nella regione.

Benjamin Netanyahu agli sgoccioli?

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha costantemente respinto l’idea di uno stato palestinese indipendente e potrebbe reagire negativamente a una tale mossa, rafforzando la sua opposizione a ulteriori negoziati per una soluzione pacifica al conflitto. Intanto la comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione umanitaria sempre più critica a Gaza e ha sollecitato tutte le parti coinvolte a impegnarsi per una tregua sostenibile e a cercare una soluzione al conflitto.

Il Regno Unito ha anche proposto un piano per attenuare le tensioni lungo il confine tra Libano e Israele, dove le forze Hezbollah e israeliane si sono scambiate fuoco quasi quotidianamente negli ultimi mesi, alimentando il timore di un conflitto più ampio. Il piano prevede la formazione da parte del Regno Unito delle forze dell’esercito libanese per svolgere un ruolo più attivo nella sicurezza della regione di confine, con l’obiettivo di ridurre le provocazioni e prevenire il rischio di una escalation delle ostilità.

Nel frattempo, una corte federale in California ha sollevato questioni cruciali riguardo alla giurisdizione nel caso della campagna militare di Israele a Gaza. Sebbene abbia riconosciuto la plausibilità che il comportamento di Israele possa costituire genocidio, la corte ha respinto il caso in quanto al di fuori della sua giurisdizione, poiché coinvolge questioni di politica estera degli Stati Uniti.

In copertina: Yoav Gallant

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