Milano, sono bastati 10 giorni per avere il primo morto in bicicletta dell’anno. Presidio per chiedere sicurezza

Il modello Milano ha perso appeal. Almeno fra i milanesi

Milano – Il modello Milano ha perso appeal. Almeno fra i milanesi. E anche l’immagine della città che corre sempre, ha stancato. Specie quando la corsa finisce in tragedia, come è successo a Ivano Calzighetti, che nella notte fra martedì e mercoledì è stato investito e ucciso mentre tornava a casa dal lavoro in bicicletta. Ivano aveva 37 anni e lascia una figlia di 3.

L’incidente è avvenuto in Viale Umbria, uno dei viali della circonvallazione, dove le macchine raggiungono normalmente velocità da superstrada, sgommando a pochi metri dal semaforo.

La dinamica dell’incidente non è ancora chiara, ma “poco importa” hanno urlato alcune centinaia di manifestanti che hanno occupato l’incrocio maledetto. Pare che uno dei due, la macchina che procedeva sul viale o la bici che lo tagliava, non abbia rispettato il semaforo. Chiunque sia stato, ha sbagliato. “Ma non si può morire per uno sbaglio. Tutti sbagliamo!” hanno gridato al megafono gli organizzatori del presidio – “il vero problema è la velocità”.

Se un veicolo impatta con un soggetto più debole, ciclista o pedone che sia, a una velocità superiore ai 30 km orari, c’è l’80% delle possibilità che non ce la faccia. Così, a solo dieci giorni dall’inizio del nuovo anno, la città piange l’ennesima vittima del traffico e della velocità. Diciannove erano state le vittime nel 2023: 14 pedoni e 5 ciclisti.

La soluzione per i manifestanti (solo qualche centinaio di persone per la verità), risiede nella città a 30 all’ora, una misura che le associazioni di mobilità leggera chiedono da tempo. Un anno fa erano riuscite a far approvare un ordine del giorno in Consiglio comunale che si impegnava ad estendere il limite di velocità a zone sempre maggiori. Da allora nulla è stato fatto. Il sindaco Sala si è mostrato molto freddo, le opposizioni sono legate alla cultura delle macchine della velocità e anche la gran parte degli automobilisti che percorrono la città, senza una adeguata preparazione, prenderebbero il provvedimento molto male.

Certo, in attesa di tutele maggiori per gli utenti più deboli, sarebbe già qualcosa riuscire a far rispettare almeno il limite dei 50 Km.

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