Gaza: cresce la pressione internazionale per il  cessate il fuoco, mentre i gazawi continuano a morire

Israele annuncia il controllo a Jabaliya. Aumentano le vittime civili, a Rafah decimate intere famiglie

Sembra che Israele stia progredendo velocemente nelle fasi finali della sua operazione di “bonifica” nella Striscia di Gaza settentrionale.

Secondo l’aggiornamento del Critical Threats Project, circa 500 presunti combattenti palestinesi, si sono arresi alle forze israeliane nel campo profughi di Jabaliya. Le fonti di informazione di Tel Aviva hanno dichiarato di aver affrontato scontri molto impegnativi a nord della Striscia uccidendo oltre mille combattenti palestinesi.

Nel frattempo, nella città meridionale di Rafah, missili israeliani hanno colpito le abitazioni civili causando almeno 20 morti e decine di feriti.

La comunità internazionale preme…

In risposta alle ultime vittime a Gaza, cresce la pressione internazionale per un cessate il fuoco. È attesa la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ritardata per divergenze all’interno dell’amministrazione USA, per votare su una risoluzione che possa portare a un cessate il fuoco urgente.

Martedì, gli Stati Uniti hanno avviato un’operazione multinazionale nel Mar Rosso per proteggere i traffici commerciali, mentre Israele ha distrutto una struttura militare hezbollah in risposta agli attacchi provenienti dal Libano.

Operatori MSF spogliati, legati e interrogati dalle forze israeliane all’ospedale di Al-Awda

 C’erano anche sei operatori di Medici Senza Frontiere (MSF) tra le persone che sono state fatte uscire dall’ospedale di Al-Awda, a Gaza, e sono state fatte spogliare, legate e interrogate.

Dopo che due giorni fa le forze israeliane hanno preso il controllo dell’ospedale di Al-Awda a seguito di un assedio durato 12 giorni, gli uomini adulti e i ragazzi al di sopra dei 16 anni che erano all’interno sono stati portati fuori dall’ospedale, spogliati, legati e interrogati. Tra loro anche sei operatori di MSF. Dopo gli interrogatori, la maggior parte di loro è stata rimandata in ospedale con l’ordine di non muoversi.

All’interno dell’ospedale di Al-Awda ci sono ancora decine di pazienti, tra cui 14 bambini, e mancano beni essenziali come anestetici e ossigeno. Nelle ultime settimane l’ospedale è stato ripetutamente bombardato e a fine novembre sono morti sotto gli attacchi israeliani tre medici di MSF, Mahmoud Abu Nujaila, Ahmad Al Sahar e Ziad Al-Tatari.

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