Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali, il 13 dicembre si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo tra azienda, Associazioni di Stampa e Cdr. I redattori proclamano due giorni di sciopero
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti dell’agenzia Dire proclama due giorni di sciopero, nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15 dicembre 2023, a seguito della “grave decisione dell’azienda” di procedere nella decisione di licenziare 15 colleghe e colleghi.
“Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali – spiegano i lavoratori – oggi (mercoledì 13 dicembre 2023, ndr) si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo fra azienda, associazioni di stampa e comitato di redazione in riferimento alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla proprietà a fine settembre e giudicata fin da subito irricevibile e immotivata dall’assemblea dei redattori e dalle associazioni di categoria”.
Al fianco dei colleghi si schiera la Federazione nazionale della Stampa italiana. “Basta finanziamenti pubblici a chi licenzia”, si legge in una nota in cui la Fnsi chiede al governo di azzerare i contributi pubblici agli editori che nonostante gli aiuti decidono di tagliare i giornalisti.
“Oggi – rileva il sindacato – si è conclusa con un mancato accordo al Ministero la procedura di licenziamenti collettivi avviata dall’editore della Dire, Stefano Valore, che lascerà senza lavoro 15 giornalisti nonostante le risorse che riceverà dal governo. All’agenzia, infatti, dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio, grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Un’importante iniezione di risorse che però non è servita a scongiurare questo attacco a tutta la nostra categoria. Insomma, da una parte ci sono milioni di euro dal governo, che gli imprenditori si mettono in tasca, e dall’altra si riduce l’occupazione senza se e senza ma”.
Per la Fnsi “tutto questo è inaccettabile tanto più che il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, continua a battere cassa chiedendo più soldi per l’editoria anche in questi giorni. Gli editori – incalza il sindacato – pensino a investire e a creare occupazione con questi fondi invece di volersi sostenere solo grazie allo Stato. I soldi pubblici non possono essere dati a chi mette alla porta i dipendenti, lasciando famiglie nell’incertezza. Nella trattativa con la Dire sono stati solo i sindacati a proporre alternative ai licenziamenti mentre l’azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale”.
La Fnsi “è sempre disponibile a collaborare con gli editori per uscire dalla crisi che attanaglia il settore però solo in presenza di una controparte che sia costruttiva e che non abbia come unico obiettivo quello di ridimensionare le redazioni, colpire il lavoro e sostenersi coi soldi dei cittadini senza mai investire o proporre progetti innovativi. Domani e dopodomani i giornalisti della Dire saranno in sciopero: come sindacato li affiancheremo in ogni sede perché questi licenziamenti sono immotivati e illegittimi. Allo stesso tempo – conclude la Federazione della Stampa – invitiamo il governo a revocare ogni euro pubblico a chi licenzia. Da subito”.
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