Varese, operazione antidroga con 26 arresti

Le indagini sono scattate dopo il ritrovamento del cadavere di un uomo in una piazzola di sosta a bordo strada della SS336 nel Comune di Lonate Pozzolo

Varese – Nella mattinata odierna la Polizia di Stato di Varese ha concluso una vasta operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’esecuzione di 26 misure cautelari di cui 24 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 divieto di dimora in Lombardia e Piemonte, emesse dai G.I.P. di Busto Arsizio, Novara e Lodi che hanno accolto le richieste delle rispettive Procure della Repubblica, nei confronti di un gruppo di persone, originarie del Marocco, fatta esclusione per un italiano con mansioni di autista, indagate a vario titolo per i reati  di tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti, in particolare spaccio nelle zone boschive in numerosi punti dislocati nelle province lombarde e piemontesi.

L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Varese, culminata ha preso avvio nel maggio del 2022 con il ritrovamento del cadavere di un uomo privo di documenti, di probabile origine nord-africana, abbandonato seminudo in una piazzola di sosta a bordo strada della SS336 nel Comune di Lonate Pozzolo, con segni evidenti di tortura

La voglia di mettersi in proprio

Gli elementi raccolti, attraverso l’ascolto di decine di soggetti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche ed ambientali, sequestri, indagini informatiche, visione ed analisi di decine di telecamere di controllo del traffico hanno consentito di appurare  che l’uomo ucciso,  un cittadino marocchino di 24 anni,  aveva fatto parte di un gruppo di spacciatori tutti di nazionalità marocchina, facenti capo a due fratelli, “proprietari” di diverse piazze di spaccio situate in zone boschive delle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.

Secondo quanto finora ricostruito, il movente della tortura a cui ha fatto seguito la morte del ragazzo sarebbe stato il furto di droga e soldi per un valore di circa 30.000 euro che il soggetto ucciso aveva compiuto qualche settimana prima nei confronti del gruppo di spacciatori di cui faceva parte, e per il quale lavorava con un complice in una zona boschiva posta a cavallo dei Comuni di Pombia,Oleggio,Marano Ticino, in Piemonte.

Il suo corpo sarebbe stato poi trasportato nottetempo dal bosco in cui era stato ucciso alla piazzola di sosta in cui è stato trovato la mattina successiva, a seguito di segnalazione da parte di alcuni passanti.

Poco dopo aver iniziato le torture nei confronti del ragazzo, una donna – la compagna del capo del gruppo – aveva chiamato ripetutamente il padre di quest’ultimo, riferendo quello che stava accadendo e chiedendo il pagamento della cifra che il ragazzo aveva rubato. L’uomo, che viveva in Spagna, aveva chiesto di liberare il figlio rendendosi disponibile a recuperare la cifra necessaria, chiedendo, però, del tempo a tale scopo, ma la morte del ragazzo è intervenuta prima che potesse recuperare la somma necessaria.

 

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