Riqualificazione del Campasso, Papini: “Tante promesse ma finora non ho visto niente”

Un quartiere abbandonato a sé stesso, dove è difficile persino farsi aggiustare i marciapiedi che sono così da vent’anni

Genova – “Tante promesse ma finora al Campasso non ho visto niente”.
Lo dice con rammarico Fabio Papini, storico ex consigliere del Municipio Centro Ovest che oggi, da privato cittadino, ci parla di una riqualificazione che stenta a partire nonostante “siamo stati colpiti duramente anche noi dal crollo del Morandi”.
Un quartiere che patisce anche i ritardi causati dalla pandemia. Si sono allungati, infatti, i tempi della rinascita dell’ex mercato del pollame. Ricorda Papini: “La data di fine lavori era il 2023 ma tra il Covid e gli intoppi sul vecchio progetto, spuntati a cantiere aperto, penso che per vedere la rigenerazione dell’area ci vorrà almeno un anno in più”. Tra l’altro, il vecchio progetto “non prevedeva tutta una parte legata alla normativa antisismica e sono stati necessari nuovi interventi”.
Ma non c’è solo questo.
Il quartiere è ostaggio di furgoni e camper abbandonati, lasciati a sé stessi come i rifiuti ingombranti che abbondano nelle aree periferiche delle città creando non pochi problemi di decoro urbano e inquinamento. Un fenomeno che preoccupa i residenti e che incide “soprattutto su via del Campasso bassa – precisa Papini -, dove c’è la massicciata ferroviaria e la sede di una ditta che smonta furgoni, li accatasta e restano lì”.
E ancora: “Sono più di vent’anni che non si mette mano a un marciapiede qui al Campasso. Dopo il crollo del ponte, con tutto quello che erra stato detto, io speravo che si facessero i marciapiedi. Almeno questo”. E invece niente.
Ora la speranza è puntata sui 110 milioni per la riqualificazione annunciati da Matteo Salvini. O forse no. Conclude Papini: “Rispetto a quello ho visto dei fondi che erano stati stanziati prima, forse qualcosa hanno fatto a Certosa ma, ribadisco, io qua non ho visto niente”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.