Polemica di Giorgio Mulè (FI) sul titolo di Repubblica: “Il titolista ha attribuito a me un suo pensiero”

Incastrato da un titolista che mette virgolettati a sentimento

C’è sempre un modo per fare uscire il proprio pensiero senza doverci per forza mettere la faccia. Oh, per carità, questa mia personalissima (come direbbe Rino Tomasi) opinione non è rivolta al caso di  Giorgio Mulè che è certamente stato incastrato da un titolista che aveva voglia di pubblicare il suo pensiero e non quello dell’intervistato. Ma può anche essere che il giornalista abbia mandato il pezzo, il Direttore responsabile lo abbia passato e prima di finire in macchina ci sia finito un virgolettato fasullo. Magari ha ragione Mulè, giornalista esperto, e la vicenda è esattamente come dice lui.

“Oggi ho rilasciato un’intervista a la Repubblica. Come accade spesso nei giornali, il titolista ha attribuito a me un suo pensiero mettendolo tra virgolette. Il lettore infatti non troverà nel testo, fedele alle mie parole, di essere “deluso” da Giorgia Meloni ne’ che Antonio Tajani “deve dimettersi”. In quest’ultimo caso sarei incorso nell’uso dell’imperativo che è modo da non coniugare in politica. E adesso…buona lettura”.

Ma chi fa il giornalista sa che a volte il giornale diventa un mezzo sicuro per dire cose scomode che in un’intervista non si possono comunicare apertamente. Che tra Forza italia e la Premier Giorgia Meloni non corra buon sangue non è una novità, che il doppio incarico non sia gradito neanche.

È anche vero che ci sono altri mezzi per mettere ordine nel disordine e nello scompiglio che a volte creano i giornali. La rettifica è uno di questi, e qualora disattesa, si può ricorrere alla querela. Oppure non è così fasullo il virgolettato, e rimarrà tutto così. Poi c’è la platea, non esigua, di sostenitori del Centrodestra che pensano che Repubblica sia “di sinistra”, ma questa è un’altra storia.

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