Christian Schmidt, Alto rappresentante Bosnia Erzegovina: “Lasciare i Balcani fuori da Ue sarebbe disastroso”

Una settimana di trattative intense a Bruxelles ha portato a risultati buoni ma solo in parte

Bruxelles – Il Consiglio europeo ha dato luce verde allo status di candidato per Ucraina e Moldova.

E Christian Schmidt, dal 2021 Alto rappresentante della Bosnia, a vent’anni dalla richiesta di adesione alle Ue della Bosnia, ha dichiarato che  “tenere i Balcani occidentali vuori dal percorso di integrazione porterà a risultati disastrosi”. Schmidt,  nel suo ultimo report, avvertiva di una possibile nuova guerra a Sarajevo, ben prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina.  E come sempre il punto di maggior frizione deriva dalla volontà separatista del leader nazionalista e filorusso della Repubblica Srbska, Milorad Dodik. Appoggiato dal Presidente serbo Vucic, apertamente restio alle sanzioni contro Mosca.

Dodik e Vucic

“Le sanzioni emesse contro Dodik e quanti non rispettano gli accordi di Dayton hanno avuto impatto perchè sono stati bloccati progetti infrastrutturali da 20 milioni. Vucic invece è un maestro nel giocare con diverse opzioni: bisogna tenerlo sul percorso europeo. Sull’integrità della Bosnia devo dire che finora è sempre stato chiaro. Per fortuna, i cittadini sono più avanti dei loro politici, che fanno ricorso al vecchio gioco populista”.

Ma non bisogna scordare che  la missione EUFOR, benché prorogata di recente, scadrà a novembre del 2022 e non si riesce ad immaginare la posizione che avrà la Russia all’Onu per il rinnovo.

Il problema non sono le differenze etniche ma la mancanza di lavoro

Trent’anni fa le stesse scene di sangue a cui assistiamo in Ucraina si vedevano a Sarajevo ma chi si chiede se le differenze etniche sono state superate tra bosniaci, croati e serbi, la risposta dell’Alto rappresentante, lascia poco spazio ai dubbi: ” Nell’ultimo sondaggio dell’Istituto di Ricerca Nazionale Demografica bosniaca, tra le preoccupazioni maggiori dei cittadini emergono non quelle legate alla differenza etnica, ma esigenze legate al lavoro, stabilità economica. Da almeno dieci anni i giovani vanno via, emigrano verso Austria, Italia, Germania. Sono professionisti stanchi della corruzione, dei dibattiti sull’appartenenza etnica odi mostrare una tessera di partito per ottenere un lavoro”.
E mentre la guerra in Ucraina ha notevolmente sveltito i tempi di adesione all’Ue, dimostrando che che la burocrazia oziosa quando c’è bisogno ha tempi di reazione adeguati, molti paesi attendono da troppo tempo di poter far parte dell’Europa che conta. E si sa il malcontento non ha mai portato nulla di buono e vent’anni di attesa sono troppi.

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