Milorad Dodik: “Leader occidentali sono arroganti e le sanzioni Ue non mi spaventano”

Dodik: “Stimo Putin perchè ascolta e non chiede nulla”

Dice di non volere la secessione, ma è pronto a ricostruire l’esercito della Repubblica serba. Il leader della Republika Srpska, Milorad Dodik, presidente di una delle due entita’ (quella serbo-ortodossa) della Bosnia-Erzegovina, dichiara di essere stanco delle pressioni dei leader occidentali, preferendo all’Europa la politica meno invasiva di Putin.  “La differenza tra Putin e i leader occidentali – spiega – è che lui mi ascolta. Putin non mi ha mai chiesto di fare o non fare qualcosa, ecco perchè lo rispetto”.

Non accettiamo intrusioni

Invece “quando i politici dell’Occidente”, aggiunge, “si presentano nel mio ufficio, vogliono impormi cose”. Per Dodik ” è tempo di cambiare approccio. Non possiamo permettere che siano stranieri non eletti in Bosnia a fare le leggi per noi”. Le sanzioni che potrebbero arrivare dall’Unione Europea le definisce “l’arroganza del potere”.

Non sono spaventato

“Non sono spaventato”, assicura. Il leader vuole un suo esercito. perchè “La Repubblica Srpska può avere il proprio esercito, come è scritto nella Costituzione”.

Non voglio la secessione

E prova a rassicurare: “La secessione non è nei miei piani, nè voglio un conflitto armato”.

Crisi bosniaca: un fulmine a ciel sereno?

La crisi che sta attraversando la Bosnia è un processo radicato, risultato di anni di  politiche nazionaliste che gli accordi di Dayton non furono in grado di sopire.  L’accordo che mise fine alla guerra ha configurato il futuro assetto costituzionale ed istituzionale del paese, basandolo però su un principio etnico che solo sulla carta ha garantito equa rappresentanza ai tre gruppi costituenti: bosgnacchi, serbi e croati. In realtà, il sistema Dayton esclude le identità civiche, nonché gli appartenenti agli altri gruppi etnici, come ad esempio Rom e cittadini di religione ebraica, lasciando le istituzioni in mano ai partiti nazionalisti bosgnacchi, serbi e croati.

 A chi interessa tenere alta la tensione?

Nel dopoguerra la politica bosniaca si è perciò sviluppata lungo le direttrici dei tre gruppi principali  piuttosto che puntare sul concetto di identità nazionale che appianasse le differenze per promuovere i punti di contatto.  L’unità nazionale è stata promossa quasi esclusivamente dai partiti bosgnacchi, che rappresentano circa metà popolazione, mentre dall’altro lato la politica dei serbo-bosniaci , che rappresentano un terzo della popolazione, ha costruito la propria fortuna alimentando continuamente la paura di una possibile cancellazione della cultura e dell’identità etnica. Ed è per questo che Dodik e il suo partito, che da quindici anni detiene il monopolio politico in Republika Srpska, hanno ciclicamente minacciato la possibilità di un referendum per l’indipendenza.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.