“Rinascita Scott”: dal rito abbreviato le prime condanne per la cosca Mancuso

20 assoluzioni e 70 condanne per un totale di 674 anni di reclusione. È questa la decisione del Gup Claudio Paris, arrivata ieri dopo una camera di consiglio durata cinque ore

Lamezia Terme – A poco meno di due anni dal maxi blitz Rinascita Scott, coordinato dal Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri contro le cosche vibonesi e i loro presunti legami con massoneria, imprenditori, forze dell’ordine, politici e pubblici funzionari, nell’aula bunker di Lamezia Terme arriva la prima sentenza contro la cosca Mancuso.
Vent’anni di carcere per il braccio destro di Luigi Mancuso, Pasquale Gallone, e per Domenico “Mommo” Macrì, Gregorio “Lollo” Niglia e Francesco Antonio Pardea.
È questa la decisione del Gup del rito abbreviato, Claudio Paris, arrivata ieri dopo una camera di consiglio durata cinque ore.

Le condanne

Le assoluzioni

Assolto l’imprenditore e avvocato Vincenzo Renda, accusato di essere legato ai Mancuso di Limbadi, e il notaio Sapienza Comerci. Per entrambi la Procura aveva chiesto la condanna e ora per leggere le motivazioni si dovranno aspettare novanta giorni.
Assoluzione anche per Emanuela Chilla, Francesca Comito, Antonio Di Virgilio, Matteo Famà, Nicola Fera, Maurizio Fiumara, Annunziata Gerace, Francesco Gerace, Gabriele Giardino, Girolamo Giardino, Michele Giardino, Emanuela Gradia, Francesco La Bella, Giuseppe Lo Bianco, Vincenzo Mazzitelli, Rosalba Perfidio, Fabio Scalamandrè, e Raffaele Solano. Prescritto Giovanni Vecchio.
Tra le assoluzioni, sei erano state chieste dalla stessa Procura.

Gratteri: confermato il lavoro della Procura

“La sentenza di oggi è un tassello importante in tutto il processo Rinascita Scott. Una sentenza che conferma appieno il lavoro svolto dalla Procura”. A dirlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al termine dell’udienza.
“Ora aspetteremo la lettura dettagliata delle motivazioni della sentenza – ha aggiunto – per capire se qualche assoluzione può essere rivista e se possiamo proporre appello, fermo restando che la sentenza di oggi dimostra pienamente il corpo del capo d’imputazioni imbastito dall’indagine della Dda”. Le assoluzioni, infatti, “riguardano principalmente posizioni marginali nel processo”.
“Questa sentenza – ha concluso Gratteri – verrà depositata e si chiederà che venga acquisita come documento nel maxi processo che si sta celebrando con rito ordinario sempre in quest’aula. Noi andiamo avanti con il nostro lavoro con la fermezza che serve per un processo così importante”.

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