Gli agenti di polizia implicati, nel 2016 erano in servizio come scorta del Ministro dell’Interno albanese
Bari – Parte dalla Puglia l’inchiesta che ha fatto tremare l’Albania e che ha coinvolto un procuratore della Repubblica albanese, un amministratore pubblico, tre funzionari e due agenti della polizia albanese che nel 2016 erano in servizio come scorta del Ministro dell’Interno. Tutti in carcere da stamattina per i reati di corruzione, abuso d’ufficio, riciclaggio e traffico internazionale di stupefacenti.
L’Operazione Shpirti
L’esecuzione dell’operazione internazionale denominata “Shpirti”, che ha portato a 38 arresti in totale, è stata possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune e con il coordinamento dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
I provvedimenti sono stati emessi Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana a fronte delle indagini effettuate tra maggio 2019 e giugno 2021, che hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di 38 soggetti albanesi, appartenenti a quattro potenti gruppi criminali organizzati, operanti tra il 2014 ed il 2017 in Albania ed in contatto con soggetti contigui alle organizzazioni criminali baresi, in grado di spedire in Europa – approdando in Puglia – ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente.
Le indagini Shefi e Kulmi
Le Autorità Albanesi e la DIA e nel corso delle indagini precedentemente effettuate in Albania nell’ambito delle Operazioni Shefi e Kulmi eseguite a marzo 2018 ed a giugno 2020, hanno ricostruito, anche con l’aiuto delle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, gravi fenomeni di riciclaggio e corruzione posti in essere da funzionari pubblici albanesi, nonché l’intera “filiera” dello stupefacente con riferimento alla coltivazione, alla produzione, alla raccolta, allo stoccaggio ed alla spedizione verso le coste pugliesi a bordo di potentissimi gommoni oceanici.
La novità assoluta di questa indagine è rappresentata dai collaboratori di giustizia
Novità assoluta di questa indagine è rappresentata dal prezioso contributo dei collaboratori di giustizia, quattro e tutti di nazionalità albanese, le cui dichiarazioni, relative a reati commessi in Albania ed in Italia, sono state raccolte a Bari dai magistrati della locale D.D.A. e della S.P.A.K. di Tirana e, opportunamente riscontrate, sono state utilizzate – nell’ambito della Squadra Investigativa Comune – nel Procedimento Penale Albanese.
Arresti in Italia, Albania, Spagna e Montenegro
I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana, eseguiti in Albania, Italia, Montenegro e Spagna, completano le attività investigative – patrimoniali e personali – effettuate in Albania dalla Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana anche relativamente a gravi fenomeni di corruzione che hanno riguardato funzionari pubblici – principalmente appartenenti alla Polizia albanese – i quali hanno garantito che la “filiera” dello stupefacente non fosse mai interrotta.
Misure cautelari anche per un Procuratore albanese
Le misure cautelari personali, oltre a 10 persone già colpite da analogo provvedimento eseguito nell’ambito dell’operazione Kulmi, hanno colpito anche un Procuratore della Repubblica, un Amministratore Pubblico (direttore), tre Funzionari di Polizia e due Agenti. Questi ultimi, all’epoca dei fatti contestati, erano in servizio come scorta dell’ex Ministro dell’Interno Albanese.
I Pubblici Ufficiali, in alcuni casi anche proprietari della droga, hanno garantito, sia a terra che a mare in Albania, che la spedizione dello stupefacente destinato alla coste pugliesi fosse effettuata in piena sicurezza.
Sequestri per diversi milioni di euro
Le misure cautelari patrimoniali hanno riguardato il sequestro di beni mobili ed immobili, per diversi milioni di euro, tra i quali 4 Società Giuridiche operanti nel settore turistico alberghiero, diverse autovetture di grossa cilindrata, 11 proprietà immobiliari tra appartamenti, ristoranti e ville, nonché un terreno edificabile di circa 5000 mq in località marittima.
Le operazioni Shefi e Kulmi, sempre condotte in Italia ed in Albania nell’ambito della Squadra Investigativa Comune, concluse – in due momenti – dalla DIA di Bari con l’esecuzione complessiva di 80 misure cautelari e sequestri per un valore di 4 milioni di euro, avevano permesso, tra l’altro, nel 2016 di arrestare “in mare” a Polignano due scafisti provenienti dall’Albania con oltre una tonnellata di stupefacente, fermare a Bari Carrassiun corriere italiano con un furgone carico di oltre mille chili di marijuana sbarcata poco prima a Torre a Mare dall’Albania, intercettare in autostrada a Grottaminarda ed a Vasto due corrieri italiani mentre trasportavano sostanza stupefacente destinato a Salerno ed a Tortoreto (Te), arrestare due corrieri albanesi con sostanza stupefacente a Scicli (Rg) dopo essere scesi da un autobus proveniente da Bari, individuare un altro deposito a Mola di Bari all’interno del quale sono state sequestrate sostanze stupefacenti del tipo marijuana, ivi compreso un panetto di cocaina purissima nonché, tra il 2017 ed il 2018, di arrestare “in mare” a Molfetta (Ba) due scafistiprovenienti dall’Albania con oltre una tonnellata e mezza di marjuana, individuare a Savelletri (Br) un deposito all’interno del quale erano custoditi circa 700 chilogrammi dello stesso stupefacente (oltre a proiettili per Kalashnikov, centraline elettroniche per autoveicoli, documenti, passamontagna e chiodi in ferro a tre punte); di individuare a Palagiano (Ta) un corriere che trasportava sostanza stupefacente destinata al mercato lucano; sequestrare alcune carte d’identità italiane contraffatte in Albania, intestate ad ignari cittadini pugliesi, utilizzate dagli albanesi per espatriare nel Nord Europa.
Proventi della droga stimati in 55 milioni di euro
Complessivamente, nell’ambito delle predette indagini, erano state sequestrate circa sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina ed hashish, sottraendo alle associazioni criminali proventi stimati in oltre 55 milioni di euro, per un totale di circa 14 milioni di dosi singole ricavabili dallo spaccio al dettaglio.
Le condanne eseguite sulle prime indagini
L’impianto accusatorio dell’operazione Shefi è stato definito, in primo e secondo grado, nei confronti della maggior parte degli imputati condannati, a vario titolo, a pene fino a 20 anni di reclusione mentre, relativamente all’operazione Kulmi il 29 giugno 2021 il GUP presso il Tribunale di Bari ha emesso una prima sentenza di condanna nei confronti di 16 imputati condannati, a vario titolo, a pene fino a 13 anni di reclusione.
I provvedimenti cautelari di oggi – 35 in carcere e 3 agli arresti domiciliari – sono stati eseguiti in Albania nelle città di Valona, Kavaje, Durazzo, Tirana e Skrapar, in Italia nella provincia di Bari, in Spagna a sud di Barcellona e in Montenegro.
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