Coronavirus: ultimo paziente Covid dimesso dal San Martino di Genova. Ma nessuna Regione è ancora a contagio zero

Mentre il Policlinico genovese San Martino dimette stamattina, dopo 136 giorni di emergenza, l’ultimo paziente Covid, i dati sui contagi che ci arrivano dalla Fondazione GIMBE sulla circolazione del virus sono ancora da allerta.
I numeri, infatti, ci dicono che nelle ultime due settimane non ci sono state Regioni a contagio zero.

“In questa fase di convivenza con il virus – afferma Nino Cartabellotta, il Presidente della Fondazione che sta monitorando l’epidemia già dal primo caso Di Codogno – è indispensabile da un lato non abbassare la guardia mantenendo comportamenti individuali responsabili, applicando rigorosamente le norme igieniche e le misure di distanziamento sociale, indossando le mascherine in luoghi chiusi o ove non è possibile rispettare le distanze ed evitando rigorosamente ogni forma di assembramento. Dall’altro le Regioni devono continuare a garantire una stretta sorveglianza epidemiologica finalizzata sia ad identificare tempestivamente i focolai, circoscrivendoli, sia ad una continua attività di testing per le categorie a rischio”.

Le ultime due settimane

L’analisi del periodo dal 25 giugno al 7 luglio, infatti, ha registrato 2.546 nuovi casi: il 51,8% in Lombardia (1.319), seguita da Emilia-Romagna (402), Lazio (171), Piemonte (158) e Campania (102).
Tutte le altre Regioni si attestano sotto i 100 nuovi casi con un range che va dagli 88 positivi del Veneto a un unico nuovo caso in Molise.

La percentuale di tamponi diagnostici positivi, esclusi dunque quelli eseguiti per confermare la guarigione o per necessità di ripetere il test, è superiore alla media nazionale (0,89%) solo in Lombardia (2,16%) e in Emilia-Romagna (1,25%).
Nelle altre Regioni il range varia dallo 0,87% di Liguria e Piemonte allo 0,04% della Puglia.

L’incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti

Rispetto alla media nazionale (4,2), l’incidenza è superiore in Lombardia (13,1), Emilia-Romagna (9) e nella Provincia Autonoma di Trento (4,4). Nelle altre Regioni invece varia dai 4,1 nuovi casi per 100.000 abitanti della Liguria allo 0,1 della Puglia.

Tamponi diagnostici per 100.000 abitanti

Rispetto alla media nazionale (475), svetta la Provincia Autonoma di Trento (986), seguita da Emilia-Romagna (724), Molise (715), Provincia Autonoma di Bolzano (665), Lombardia (608), Umbria (586), Veneto (572), Friuli-Venezia Giulia (519) e Sardegna (480). Le restanti 12 Regioni si collocano in un range che varia dai 475 tamponi per 100.000 abitanti della Basilicata ai 246 della Campania.

La propensione all’esecuzione di tamponi diagnostici rimane significativamente sopra la media nazionale sia in Emilia-Romagna (724) che in Lombardia (608), le prime due Regioni per incidenza di nuovi casi.

“L’interpretazione di questi dati – conclude Cartabellotta – risulta difficoltosa anche per la mancata disponibilità pubblica di tutti gli indicatori del Decreto del Ministero della Salute 30 aprile 2020 che, tra l’altro, prevedono di riportare separatamente i casi dovuti a focolai da quelli conseguenti alla circolazione diffusa del virus”.

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