Frana di Vesima, ANAS interviene dopo tre giorni. I residenti: “Siamo ostaggio del dissesto”

Genova – Allagamenti, mareggiate, frane, torrenti che esondano, famiglie evacuate, negozi distrutti, strade interrotte.
È la storia che si ripete per ogni allerta, tra ottobre e dicembre, quando la nostra regione diventa ostaggio del meteo e la pioggia comincia a far paura perché dalle nostre parti la frequenza delle calamità non è più sostenibile.

Pensiamo a Vesima. Dopo gli allagamenti che il 20 ottobre hanno creato il caos sulla linea ferroviaria sommergendo i binari, e la pioggia che ha causato il distacco del cornicione della galleria Tortuga, anche l’ultima offensiva dello scorso fine settimana ha lasciato il segno. E non si può dire che il disastro non fosse annunciato.

Il fronte di frana che si è staccato e ha invaso l’Aurelia proprio davanti al parcheggio del campeggio di Vesima, infatti, ricade nella zona collinare di confine con il Comune di Arenzano, da dove scende il rio Lupara per intenderci, ed è da tempo un sorvegliato speciale. La zona è a poche centinaia di metri dalla galleria del Pizzo, chiusa nel 2016 per una frana che ha tagliato a metà il Ponente per mesi, e l’angoscia brucia ancora sulla pelle dei residenti che oggi guardano con nervosismo il ritardo di ANAS nei lavori di ripristino.

Se a questo aggiungiamo che l’Aurelia è l’unica via di collegamento per chi usa l’auto, e che la sola alternativa per spostarsi è il caos autostradale che già patisce le chiusure della Savona-Torino e della Voltri-Gravellona, forse sarebbe ora di fare manutenzione seria e di smetterla di sottovalutare i problemi di un territorio che oggi paga care le conseguenze di una spietata incuria.

st

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.