Regazzoni: “Non faccio accordi con il gruppo dirigente del PD genovese che vuole l’armata Brancaleone”

Simone Regazzoni

Parole dure quelle di Simone Regazzoni che, nell’ultimo comunicato stampa, lascia poco spazio alle larghe intese e dichiara:
“Io credo che, oggi, il gruppo dirigente del PD genovese, a partire dal Segretario Alessandro Terrile, brancoli nel buio e ci stia portando all’ennesima sconfitta. In un anno questo gruppo dirigente non ha costruito un programma, non ha lavorato a una candidatura unitaria  come anch’io avevo auspicato, non ha saputo esprimere un giudizio politico su Doria, e soprattuto non ha saputo ascoltare i bisogni dei Genovesi. C’è una sola idea in circolazione nel gruppo dirigente del PD: agitiamo lo spauracchio della destra populista e rimettiamo insieme i cocci del centrosinistra che si è polverizzato in Comune. E’ la strategia proposta con grande chiarezza da Giovanni Lunardon nella Direzione Provinciale. E’ la strategia del centrosinistra contro il baluardo del “sempiterno fascismo” che oggi Vittorio Coletti propone su Repubblica-Genova. Credo sia una strategia vecchia, subalterna agli avversari e sbagliata da tutti i punti di vista. E credo sia giusto dirlo ora. Perché se anche, per puro miracolo, l’armata Brancaleone del centrosinistra genovese, sotto la regia di Doria, vincesse le elezioni ci sarebbe poco da rallegrarsi: avremmo altri 5 anni di immobilismo e palude politica. Perché l’armata Brancaleone non saprebbe prendere le decisioni che servono alla città sul trasporto pubblico, perché non saprebbe prendere le decisioni che servono alla città su sicurezza e controllo immigrazione, perché non saprebbe prendere le decisioni che servono alla città sulle grandi opere. Ecco il vero nodo politico. Che i cittadini hanno ben chiaro: per questo se dovranno scegliere tra l’armata Brancaleone, che è garanzia di tenere Genova nella palude, e le nuove destre, che proporranno di cambiare aria, sceglieranno le nuove destre”.

In piena sintonia con la mentalità renziana, aggiunge che il PD si troverà a fare i conti con la sconfitta e le successive riflessioni se non cambierà modo di fare politica e conclude:
“Credo sia giusto dirlo con grande chiarezza ora, e non, come abbiamo fatto nelle ultime occasioni, dopo l’ennesima sconfitta. Penso che dalle sconfitte del passato avremmo dovuto imparare una cosa: che i cittadini ci stavano chiedendo un vero cambiamento, che una certa classe politica che ha governato Genova e la Liguria in questi anni era screditata, che il tempo per i Burlando & C era finito. Servivano forze nuove, idee nuove, volti nuovi. Nulla di tutto questo è stato fatto. E la scelta di candirmi nasceva proprio da qui. E’ stata una scelta di rottura con quegli uomini, con le loro idee e con un ciclo politico governato all’insegna della ricerca del consenso che ha danneggiato Genova e la Liguria.  Per questo, per primo, ho affrontato temi sentiti nella città, a partire dalla sicurezza e dall’immigrazione, ma di cui il PD a Genova non si era mai occupato. E’ stata una scelta fatta in solitudine, che mi ha portato a trovare un certo consenso nella città prima ancora che nel PD.

È un momento oggettivamente difficile per il mio partito. In molti si preparano a gestire la sconfitta. In molti cercano la posizione migliore per sopravvivere a un’ondata che rischia di travolgerci a Genova. È in momenti come questo, in una congiuntura storica  difficilissima, che occorre essere chiari. Nelle scorse settimane qualcuno mi ha suggerito: Questo è il momento buono per fare un accordo. Ho risposto: Questo è il momento buono per dimostrare serietà e affidabilità politica, andando fino in fondo senza accordicchi. Io non costruisco ponti con il gruppo dirigente che in questi anni ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. Lo sfido fino in fondo sui contenuti e sulla linea politica. Se perderò politicamente perché a Genova ci sarà un centrosinistra con un candidato unitario o perché sarò escluso da eventuali primarie né prenderò atto con serenità e resterò, da sconfitto, nel mio partito. Quel che è certo, per usare le parole di un grande uomo politico, è che non sarò mai tra quelle “anime timide che non conoscono né la vittoria né la sconfitta”.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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