Enrico Mentana e Beppe Grillo

Se vai al mulino t’infarini. È inevitabile.

Beppe Grillo quando decise di portare il il Movimento al confronto elettorale, istigato peraltro da Piero Fassino, ha goduto di un bel periodo in cui poteva “sfanculare” chiunque non la pensasse come l’illuminato nuovo centro di gravità politica. Non permanente a quanto pare.
Quando prometti speranza in un periodo di crisi nera, e dall’altra parte della barricata hai una classe politica avvitata su se stessa e autoreferenziale come mai, avere successo è il risultato minimo a cui aspirare.
Candidare cittadini, trasformarli in novelli Robin Hood, parlare di stipendi tagliati e rimborsati, di onestà, di reddito di cittadinanza , di rispetto della natura, di energie alternative e altre soluzioni, alcune mirabolanti altre di semplice buon senso, ha probabilmente fatto, al cittadino medio, lo stesso effetto che fa un bicchiere d’acqua limpida a chi sta per morire di sete. E l’idea non era poi tanto male.
Perché in realtà, una classe politica “reggente” così poco preparata e incline alla collusione non si era mai vista. E non parlo di tangenti, clientele, inciuci. Quelli ci sono sempre stati e sempre ci saranno, sono fisiologici al potere. Dava fastidio e tuttora è così, l’atteggiamento di arroganza con cui la “casta” faceva scelte in un clima di totale impunità. Per tutelare alcune alte cariche dello stato sono persino state distrutte intercettazioni telefoniche che probabilmente avrebbero dato la misura della situazione politica italiana. Ci hanno creduto in molti nel M5S. Molti avevano bisogno di una forca a cui urlare il disdegno , il disappunto la frustrazione. Durante la grande corsa al “centro”, post Rifondazione Comunista e post destra Sociale – perché anche nelle zone tradizionalmente “rosse” e “nere” dove il cuore è schierato ma il portafoglio è quasi sempre democristiano – il M5S è stato il melting pot in cui sono affluiti i transfughi che di “centro” non ne volevano sapere.
Non bisogna scordare azioni clamorose in Parlamento, vaffa day, comizi stile anni ’70 hanno fatto da contraltare a salotti buoni, toni accomodanti e accordi a vari livelli. E adesso? Assaggiato il potere, alcuni eletti del M5S si sono imboscati nel gruppo misto. Come dar loro torto? Erano dei “signor nessuno” con la preparazione politica di una rapa e si sono ritrovati a guadagnare migliaia di euro.

Ma le note dolenti sono arrivate quando si è trattato di governare. I primi nodi a Parma, dove il sindaco pentastellato Federico Pizzarotti,  ha cominciato a sottolineare che agitare un forcone è un conto, governare un altro. Poi Torino dove, fortunatamente, Chiara Appendino sembra avere le capacità per governare con saggezza e lungimiranza e infine Roma, dove Virginia Raggi si comporta come un’infiltrata di regime compiendo leggerezze che hanno fatto perdere al M5S un bel po’ di credibilità. Ora la neo sindaca è di fatto assediata dai media e tenuta d’occhio dai suoi elettori.
A Palermo hanno fatto pasticci da dilettanti ancora prima di governare. A proposito di pressione mediatica, Beppe Grillo ha deciso di attaccare a testa bassa i mezzi di informazione come azione di distrazione di massa che è certamente uno dei modi per allontanare l’attenzione dal caos in cui regna l’amministrazione del M5S nella Capitale.
Dichiarare che i mezzi di informazione sono “fabbricatori di notizie false” mostrando un’immagine dove, se non sbaglio, il Fatto Quotidiano non è in evidenza, è stata un’ operazione avventata che ha fatto perdere la pazienza a Enrico Mentana che querelerà Beppe Grillo.
Siamo anche curiosi di vedere come funzionerà e come sarà composta la nuova “giuria popolare”, del Movimento che dovrà stabilire chi dice il vero e chi inventa. Certo che, dopo il “direttorio”, ora arriva la “giuria popolare”.  Vedremo chi avrà l’appalto, deciso rigorosamente on-line, per fornire le ghigliottine.

E noi? In attesa dei tempi della politica e schiacciati dai tempi della vita vera, tra scaramucce di un PD che perde i pezzi e non riesce a darsi pace dopo la sventola presa con il referendum costituzionale e un centro destra che si occupa di problemi marginali per non occuparsi di quelli veri, Grillo e il Movimento 5 Stelle hanno la grandissima responsabilità di aver rappresentato una speranza e di aver deluso questa aspettativa.
Prevedo un nuovo calo di interesse nelle prossime tornate elettorali e male fanno i partiti a considerare i risultati del referendum costituzionale come una base di partenza per valutare gli equilibri politici. Questa confusione generale, la mancanza di personalità politiche importanti e il tentativo di fare alleanze che non staranno assieme neanche con lo scotch, sono il preludio di una stagione ancora più buia per la nostra qualità della vita.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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