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Dal fumo all’inquinamento: la doppia minaccia del tabacco

Il tabacco è una minaccia che colpisce su due fronti: la salute e l’ambiente. Fumare aumenta il rischio di tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie, e ogni anno provoca milioni di morti.

Salute e ambiente

Il fumo di tabacco non lascia dietro di sé soltanto danni alla salute, ma anche un’eredità pesante per l’ambiente. Ogni sigaretta consumata immette nell’organismo sostanze tossiche che aumentano il rischio di tumori, malattie cardiovascolari e patologie respiratorie, compromettendo la qualità della vita di chi fuma e di chi subisce il fumo passivo. Ma il problema non si esaurisce con l’ultima boccata: il mozzicone che resta, troppo spesso gettato a terra, diventa uno dei rifiuti più diffusi e persistenti al mondo. Composto da plastica, si degrada molto lentamente e rilascia nicotina e metalli pesanti in grado di contaminare suoli e corsi d’acqua, con conseguenze gravi sugli ecosistemi. Così il consumo di tabacco moltiplica i suoi effetti negativi: non solo malattie e costi sanitari, ma anche inquinamento diffuso e danni ambientali che ricadono sull’intera collettività.

MPOWER: la strategia OMS

Per arginare il fenomeno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato MPOWER, un pacchetto di sei misure: monitorare il consumo, proteggere dal fumo passivo, offrire aiuto a chi vuole smettere, avvertire sui rischi, far rispettare i divieti di pubblicità e aumentare le tasse sui prodotti del tabacco. L’idea è semplice: agire su più fronti contemporaneamente per ridurre il numero di fumatori e i danni correlati.

Dal 2007 a oggi 155 Paesi hanno adottato almeno una di queste misure, e oggi oltre tre quarti della popolazione mondiale è protetta da almeno un intervento. Solo Brasile, Mauritius, Paesi Bassi e Turchia hanno applicato l’intero pacchetto, mentre altri sette Stati, tra cui Spagna, Irlanda e Messico, sono molto vicini al traguardo.

Progressi e ritardi

I risultati non mancano: 110 Paesi hanno introdotto avvertenze grafiche sui pacchetti (erano solo 9 nel 2007) e 25 hanno adottato imballaggi neutri. Crescono anche le restrizioni pubblicitarie e i divieti di fumo nei luoghi pubblici. Ma restano ritardi significativi: quaranta Paesi non hanno ancora introdotto misure di controllo, solo tre hanno portato le tasse al livello raccomandato e il confezionamento dei prodotti senza fumo è ancora poco regolamentato.

Il fumo passivo continua a uccidere: 1,3 milioni di vittime ogni anno. E la diffusione delle sigarette elettroniche e dei dispositivi a tabacco riscaldato apre nuove sfide, soprattutto tra i giovani.

L’Italia: 93 mila morti l’anno

Mozziconi: il rifiuto tossico che soffoca l’ambiente

Ma il problema non è locale: a livello globale vengono fumate oltre 6 trilioni di sigarette, e circa 4,5 trilioni è il residuo che finisce nell’ambiente, rendendolo il rifiuto più diffuso e pericoloso al mondo.

Gli oceani, i fiumi e i laghi non sono immuni: piogge e venti trasportano i mozziconi nei sistemi di drenaggio urbani, che li convogliano verso i corsi d’acqua, fino a riversarli negli oceani. Una volta in acqua, il rilascio di sostanze chimiche tossiche inizia immediatamente e può durare settimane o mesi. Un singolo mozzicone può contaminare fino a 500 litri d’acqua, mettendo a rischio piccoli organismi acquatici, pesci, crostacei e microrganismi fondamentali per la catena alimentare.

La nicotina agisce come neurotossina, mentre piombo, cadmio e arsenico si bioaccumulano negli organismi, trasferendo le tossine lungo tutta la catena alimentare fino a tornare sulle nostre tavole. Anche i filtri privi di tabacco residuo risultano tossici, dimostrando che è il materiale stesso, l’acetato di cellulosa, a rilasciare sostanze nocive.

In Europa, i mozziconi rappresentano oltre il 40% dei rifiuti raccolti in parchi urbani e spiagge, secondo Legambiente e UNEP, con picchi del 42% in alcune aree monitorate. Il problema è aggravato dalla loro lunga persistenza: i filtri possono impiegare più di dieci anni per degradarsi completamente, frammentandosi in microplastiche che rilasciano ulteriori sostanze chimiche tossiche.

Anche le sigarette elettroniche e i dispositivi di tabacco riscaldato contribuiscono all’inquinamento, con materiali non biodegradabili e cartucce non riciclabili che finiscono nei rifiuti. Nonostante la Direttiva europea SUP e la Legge italiana n. 53 del 2021 cerchino di responsabilizzare i produttori attraverso la cosiddetta responsabilità estesa, che prevede la gestione dei rifiuti e campagne di sensibilizzazione, la raccolta dei mozziconi resta frammentaria e insufficiente.

I mozziconi finiscono in discarica ma anche nelle falde acquifere

Al momento, la maggior parte dei mozziconi finisce in discarica o al termovalorizzatore. In alcune città, però, iniziative locali hanno introdotto raccoglitori dedicati e posacenere portatili distribuiti ai fumatori, dimostrando che comportamenti corretti possono ridurre drasticamente la dispersione nell’ambiente. Gli effetti sull’ecosistema marino sono devastanti. Studi condotti dalla San Diego State University Research Foundation hanno dimostrato che un solo mozzicone immerso in un litro d’acqua salata può uccidere il 50% dei piccoli pesci in appena 96 ore, a causa della combinazione di nicotina, metalli pesanti e idrocarburi aromatici.

L’American Chemical Society conferma l’effetto cumulativo: le sostanze chimiche rilasciate si bioaccumulano negli organismi, alterano il comportamento dei pesci, provocano stress ossidativo e interferiscono con crescita e riproduzione. Più di 7.000 composti chimici vengono rilasciati dai filtri, di cui almeno 50 noti per la loro tossicità acuta o cronica. Le implicazioni per la salute pubblica e l’ambiente sono enormi: non si tratta solo di un problema estetico, ma di una reale minaccia per la biodiversità e la sicurezza alimentare.

Il messaggio è chiaro: i mozziconi non sono rifiuti innocui, ma una delle principali cause di inquinamento plastico e chimico del pianeta.

Ogni gesto conta e non gettare  una cicca per terra può fare la differenza.

Fivedabliu.it

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