Operazione antimafia a Rosarno: arrestati due esponenti di spicco legati alla ‘Ndrangheta

Estorsioni, minacce, e la presenza della ‘ndrangheta nell’economia calabrese

Reggio Calabria – In un’operazione mirata, le prime ore di questa mattina hanno visto l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di due individui, padre e figlio, accusati di essere esponenti di spicco della criminalità organizzata nel centro mediterraneo, in particolare associati alla cosca Pesce nel contesto criminale rosarnese. L’azione è stata condotta dai Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, con il supporto operativo dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria e di unità cinofile.

Entrambi gli indagati sono stati ritenuti inseriti nel contesto della ‘ndrangheta del centro mediterraneo, con il padre che porta sulle spalle due precedenti condanne per associazione di stampo mafioso.

Le indagini, che hanno portato agli arresti, sono state condotte dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia su richiesta del GIP del Tribunale di Reggio Calabria, il Dott. Giovanni Bombardieri. Le accuse nei confronti degli arrestati comprendono gravi condotte estorsive e violenze private, perpetratesi per lungo tempo e aggravate dalla finalità mafiosa. Queste azioni si sono verificate principalmente a Rosarno e Cinquefrondi.

Le attività investigative hanno evidenziato un modus operandi tipico degli aggregati mafiosi, con gli arrestati che imponevano il proprio volere attraverso intimidazioni fisiche e verbali, creando una condizione di assoggettamento ambientale su individui e attività commerciali, piegati alle loro esigenze.

Uno degli elementi centrali delle indagini è stata la scoperta di un’attività estorsiva a danno di una cooperativa agricola sita in Candidoni. Questa cooperativa, nel corso degli anni, è diventata una fonte di reddito illecito per gli arrestati, che ne controllavano direttamente le attività commerciali e gestionali. Tale controllo, protrattosi per circa diciotto anni, testimonia il persistere di pratiche mafiose nell’assoggettamento di imprese.

Altre accuse comprendono minacce reiterate a un medico per ottenere un certificato medico fraudolento e la compromissione della libertà di autodeterminazione di un’ex moglie di uno degli indagati, costretta a subire pressioni ed angherie anche dopo la fine della relazione coniugale.

Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati trasferiti in carcere come disposto dall’Autorità Giudiziaria, mentre l’operazione antimafia continua a gettare luce sulla complessità dell’aggregato criminale coinvolto.

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