Un’eventuale offensiva terrestre nella Striscia di Gaza comporterà vittime da entrambe le parti, con scontri brutali casa per casa

Borrell: “Irreale evacuare Gaza in 24 ore”

Un’eventuale offensiva terrestre nella Striscia di Gaza comporterà vittime da entrambe le parti, con scontri brutali casa per casa. Israele ha mobilitato 360.000 riservisti, numero senza precedenti, e ha concentrato ulteriori forze vicino alla Striscia evacuando decine di migliaia di residenti nelle vicinanze.

Il Governo israeliano ha dichiarato che non ci sarà alcuna tregua umanitaria nell’assedio della Striscia di Gaza finché tutti gli ostaggi non saranno liberati, mentre crescono le preoccupazioni per le scorte, in esaurimento, di acqua, cibo e carburante.

Analisti delle Nazioni Unite hanno condannato i bombardamenti israeliani definendoli “punizione collettiva”, che costituisce un crimine di guerra mentre il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha sottolineato che lo sfollamento dei palestinesi e il taglio dell’acqua e dell’elettricità nella Striscia di Gaza sono da considerare anch’essi crimini di guerra.

USA invierà armi

Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha annunciato l’invio di ulteriori armi a Israele in vista dell’attesa offensiva terrestre. Durante la sua visita in Israele, ha promesso il sostegno incondizionato da parte degli Stati Uniti a Israele, condannando nel contempo la “repressione del terrore” da parte di Hamas. Tuttavia, ha anche menzionato le “legittime aspirazioni del popolo palestinese a vivere con misure paritarie di sicurezza, libertà, giustizia, opportunità e dignità”.

Blinken prevede di incontrare il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, e di visitare importanti alleati degli Stati Uniti come Qatar, Arabia Saudita, Egitto e Emirati Arabi Uniti, alcuni dei quali potrebbero influenzare Hamas che è sostenuto dall’Iran.

Lloyd Austin incontrerà Netanyahu

Il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, si unirà a Blinken in Israele e prevede di incontrare anche il primo ministro Benjamin Netanyahu. Austin ha dichiarato che gli Stati Uniti non pongono condizioni al loro sostegno militare a Israele, ma si aspettano che l’esercito israeliano agisca nel rispetto delle norme internazionali durante il conflitto.

Le presidenti della Commissione europea e del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, visiteranno Israele per “esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici di Hamas e incontrare la leadership israeliana”.

Hezbollah pronti a difendere i confini

Il ministro dell’Informazione libanese ad interim Ziad Makari ha dichiarato che il governo libanese è impegnato a “studiare la possibilità di essere pronto per – Dio non voglia – un deterioramento della situazione”. Makari ha aggiunto che il governo è anche impegnato a sostenere i palestinesi di Gaza ma, precisa, vuole mantenere la calma lungo il confine meridionale con Israele per evitare una nuova guerra, come quella avvenuta nel 2006.

Migliaia di iracheni si sono riversati nelle strade di Baghdad oggi in sostegno dei palestinesi durante gli attacchi aerei israeliani su Gaza. “No all’occupazione! No all’America!” hanno scandito i manifestanti, che si sono radunati in piazza Tahrir dopo che il leader sciita Moqtada Sadr aveva indetto una manifestazione “a sostegno di Gaza” e contro Israele.

La frontiera di Rafah

Gli Usa stanno negoziando l’apertura di Rafah ai cittadini stranieri che vogliono fuggire dalla Striscia di Gaza. Lo ha riferito un alto funzionario americano: “Anche questo è qualcosa di cui abbiamo discusso con Israele, qualcosa di cui continuiamo a discutere con l’Egitto: l’importanza che il border di Rafah sia aperto per i cittadini americani e per i cittadini stranieri di altri Paesi che vogliono andarsene e hanno il diritto di andarsene”.

L’egitto, che da Israele prende un fiume di dollari per tenere a bada i palestinesi, sta lavorando “24 ore su 24”, come dichiarato da una fonte governativa che ha chiesto l’anonimato, con gli alleati di Israele, “compresi i governi degli Stati Uniti e dell’Europa”, per prevenire un’invasione di terra ed eventualmente fermare la guerra. È stato proposto di istituire “zone sicure” all’interno di Gaza e di consentire la consegna degli aiuti attraverso Rafah. Sebbene abbiano ricevuto il sostegno di alcuni funzionari occidentali, tra cui il capo diplomatico dell’Ue, Israele non ha ancora risposto alla proposta.

È evidente che l’Egitto non ha alcun interesse a ricevere sul proprio territorio, il Sinai, migliaia di profughi palestinesi.

Infatti mezz’ora dopo l’ordine di evacuazione di massa all’interno della Striscia, Mustafa Bakri, membro della Camera dei rappresentanti egiziana, ha accusato Israele di voler spingere i palestinesi in Egitto. “Sembra che questo avvertimento preannunci l’imminente aggressione di terra e lo spostamento forzato della popolazione della Striscia di Gaza verso il confine con l’Egitto, in modo da eliminare il sogno di creare uno Stato palestinese”, ha scritto Bakri in un post pubblicato sul social X.

L’Egitto teme un afflusso massiccio di migranti al suo confine orientale. Ha chiesto che gli aiuti internazionali vengano convogliati attraverso il valico di Rafah con Gaza

 

 

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