Operazione antimafia nel catanzarese: 52 indagati arrestati dai Carabinieri

L’organizzazione ‘ndranghetista aveva ramificazioni anche nelle province di Lecco, Genova e Torino

Nella mattinata odierna è scattata un’operazione antimafia che ha coinvolto la provincia di Catanzaro e il territorio nazionale condotta da oltre 400 carabinieri che hanno arrestato 52 soggetti, di cui 38 sono stati posti in carcere, 6 ai domiciliari e 8 sottoposti all’obbligo di presentazione alla P.G., di cui 5 con l’obbligo di dimora. Queste persone sono state accusate di vari reati, tra cui associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, estorsione e intestazione fittizia di beni.

Non solo Calabria

L’operazione, denominata “Karpanthos” ha rivelato l’esistenza e l’attività operativa di un’organizzazione di ‘ndrangheta che opera nella zona della presila catanzarese, al confine con la provincia di Crotone. Questa organizzazione ha anche ramificazioni nelle province di Lecco, Genova e Torino. Inoltre, è emersa l’esistenza di un’organizzazione impegnata nel traffico di sostanze stupefacenti nella stessa area, di cui alcuni dei coinvolti fanno parte.

Collaboratori di giustizia

Le indagini sono state condotte attraverso una vasta gamma di tecniche investigative tradizionali, comprese attività tecniche, interrogatori di persone informate sui fatti, servizi operativi sul territorio e riscontri sul campo. Questo lavoro è stato supportato da testimonianze di collaboratori di giustizia il cui contributo è stato corroborato da prove concrete e riconosciuto come affidabile in precedenti sentenze. Inoltre, sono state raccolte numerose evidenze da altri procedimenti penali.

In particolare, l’indagine ha documentato l’esistenza della cosca di ‘ndrangheta nota come “CARPINO” di Petronà, che è stata coinvolta in una faida sanguinosa negli anni duemila e che opera nella presila catanzarese, con estensioni in Liguria e Lombardia. È stata anche rivelata l’esistenza di un gruppo criminale alleato di Cerva, noto come i “Cervesi”, con attività in Piemonte e Lombardia. Entrambi questi gruppi erano coinvolti in estorsioni ai danni di imprenditori edili e commercianti della presila catanzarese, che venivano compiute attraverso incendi e danneggiamenti, rapine a mano armata, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, oltre che nel traffico di cocaina e marijuana tramite diversi canali di approvvigionamento, riconducibili a soggetti operanti nei territori di Cutro o Mesoraca.

Scambio elettorale

Le indagini hanno anche rivelato uno scambio elettorale politico-mafioso e l’influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale durante le elezioni del 2017. In cambio di voti per alcuni degli indagati, che erano candidati ed eletti in quella tornata elettorale e successivamente riconfermati nelle elezioni del 2022, venivano promessi denaro e una percentuale sugli appalti pubblici.

Inoltre, è emersa la possibilità che la cosca di Petronà avesse ingressi nella pubblica amministrazione. In un caso specifico, un dipendente dell’Agenzia delle Entrate aveva messo la propria funzione a disposizione di un affiliato, offrendosi di ricevere documenti falsi relativi alle proprietà di quest’ultimo per evitare sanzioni o pagamenti dell’IMU. In cambio, l’affiliato gli aveva promesso favori di varia natura.

 

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