Migranti: la politica fa dichiarazioni, poi ci sono i fatti

I politici italiani esprimono le loro opinioni e proposte sulla crescente sfida dell’immigrazione illegale, ma il problema parte da distante

La politica e il gioco delle parti

La soluzione dei problemi non è in agenda. Il gioco delle parti per guadagnarsi un posto nella sala dei bottoni o per continuare a rimanere saldi al potere è invece all’ordine del giorno. Ma per “capire la nostra storia, bisogna farsi a un tempo remoto”, quando i padroni della politica non erano questi ma altri, e le soluzioni non erano poi differenti da quelle proposte oggi.

Cosa è successo nel recente passato: da Mare Nostrum alla Commissione d’inchiesta su Frontex

Dopo la tragedia di Lampedusa, con i suoi 368 morti accertati, l’Italia avvia Mare Nostrum. Attiva dall’ottobre del 2013 all’ottobre del 2014, si tratta di un’operazione umanitaria di salvataggio dei migrantiche cercano di attraversare il Canale di Sicilia in partenza dalle coste libiche.
Troppo gravosa per l’Italia, che al tempo ottenne soltanto l’appoggio della Slovenia intervenuta mettendo a disposizione la nave Triglav, Mare Nostrum viene sostituita da Triton, una missione navale di sicurezza coordinata da Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne.
Nel mentre, il conflitto interno in Libia aggrava la situazione di crisi nel Mediterraneo centrale e l’aumentato flusso migratorio si trasforma nell’obiettivo principale dei trafficanti di esseri umani. Una rete messa in piedi per guadagnare bei soldi sulla disperazione di uomini, donne e bambini che ogni giorno tentano di intraprendere i viaggi per mare.
Tutto precipita ancora una volta il 18 aprile 2015 quando a Nord della Libia affonda un peschereccio con a bordo oltre 800 migranti. L’Unione Europea decide di reagire e mette in campo la prima operazione militare di sicurezza contro la tratta dei migranti nel Mediterraneo centrale, Eunavfor Med Sophia.

Gli accordi di Minniti con la Libia

E arriviamo al 2017 e al Memorandum di intesa siglato con il premier libico Fayez al-Sarraj. Con la firma di Marco Minniti, allora Ministro dell’Interno, l’Italia assicura sostegno tecnico ed economico per la formazione della guardia costiera di Tripoli. La Libia, che avrà una zona Sar soltanto nel 2018, si impegna a migliorare i centri per i migranti.

Dopo mesi di pressanti richieste italiane per regionalizzare il Sar, nel 2018 decade il trasporto automatico in Italia dei migranti recuperati in mare che il nostro Paese aveva accettato fin dal 2014. Sempre nel 2018 l’UE cambia il mandato dell’operazione Triton varando Themis e aggiungendo due nuove aree di pattugliamento in mare, una ad Est per i flussi migratori da Turchia e Albania, e una ad Ovest per quelli che partono da Libia, Tunisia e Algeria. L’agenzia europea aggiunge anche nuove competenze e decide che Themis si occuperà delle attività di intelligence finalizzate a individuare potenziali minacce terroristiche.

In seguito alle tensioni sugli sbarchi tra il successore di Minniti, Matteo Salvini, le ONG e i partner europei, l’operazione Sophia muore a marzo 2020 soppiantata da Eunavfor Med Irini. La novità più discussa di questa nuova impresa targata UE è la clausola sul “pull factor” che prevede il ritiro degli assetti navali nel caso in cui aumenti il flusso migratorio. Questa si fonda, infatti, sulla teoria che la presenza di navi europee in mare sarebbe un fattore di attrazione per i migranti che ne incentiva le partenze.

Non solo. Il focus della missione non è più il soccorso in mare ma l’applicazione dell’embargo sulle armi alla Libia. Per questo le navi sono spostate dal Mediterraneo centrale, teatro delle principali rotte migratorie libiche, a quello orientale, da dove passano gli armamenti.

Quando conveniva affidare alla criminalità libica il problema dei migranti

L’esempio più noto di “mafia libica” è rappresentato dal gruppo criminale di Zawiya e Zuwara, guidato da amazigh (berberi), con uomini d’affari italiani e maltesi.
Il report dell’Onu del 2019 si è concentrato sul centro di detenzione Zawiya, in Libia occidentale, ricavato da un’ex base militare collocata in zona strategica tra il porto e le raffinerie della città. Un posto perfetto per gestire sia il traffico di gasolio che quello di esseri umani.
Ossama Milad Rahuma era il carceriere del centro di detenzione dei migranti di Zawiya, luogo ufficialmente riconosciuto dal Ministero dell’Interno libico e dai governi dell’Unione europea.

Il Ministero fa parte del Governo di accordo nazionale (Gna) sostenuto dalle Nazioni Unite. Insomma le chiavi dell’inferno nelle mani di un criminale che tutti conoscevano e di cui molti apprezzavano le doti di risolutezza.
Ossama Milad Rahuma era uno dei capi della fazione militare Shuhada al-Nasr, ma è anche parente del guardacoste libico Abd al-Rahman Milad detto al-Bija, un delinquente patentato, che nel 2017 ha pure fatto visita, accompagnato dai nostri servizi, a un centro siciliano di accoglienza per migranti, il Cara di Mineo.

È il 2017

Sempre nel 2017, il guardacoste Abd al-Rahman Milad finisce nelle indagini della Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Dirty Oil”, accusato di favorire solo le navi di due trafficanti di gasolio maltesi in affari con il suo clan.
Ma non è finita. La Guardia di Finanza di Catania, nel 2017, aveva messo le manette a 9 trafficanti con l’accusa di riciclaggio di gasolio che veniva trafugato dalla raffineria libica di Zawyia e destinato, dopo la miscelazione, ad essere immesso nel mercato italiano ed europeo anche come carburante da autotrazione.

All’associazione criminale, che si è avvalsa dell’opera di miliziani libici armati dislocati nella fascia costiera confinante con la Tunisia, è stata contestata l’aggravante mafiosa proprio per la connivenza con Nicola Orazio Romeo ritenuto vicino alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano, che in una conversazione intercettata dalla Polizia veniva definito un soggetto della “mala, quella giusta, quella che non lo tocca nessuno”.

All’Italia faceva comodo non guardare

E mentre Ossama Milad Rahuma, faceva affari e gestiva il centro di detenzione vicino alla raffineria in accordo e con il benestare di tutti i governi europei, nel rapporto, l’ONU si legge che “i migranti sono vittime di sfruttamento sessuale e violenza, pestaggi, fame e altri trattamenti degradanti”. Il prolungamento in mare del centro di detenzione è l’attività della Guardia Costiera libica che agevola i migranti in grado di pagare un riscatto e affonda quelli che non hanno da dare nulla. Quando gli affari con i migranti calano, la Guardia Costiera libica si occupa di contrabbando di gasolio, armi e droga.

Quando addestravamo i trafficanti

Ma in questo grande affare, fatto di ricatti, torture e affondamenti in acque libiche, l’Italia gioca e ha giocato un ruolo fondamentale. Già dai tempi di Gheddafi, il nostro Paese si era impegnato a regalare a Tripoli motovedette classe Bigliani comprese del relativo addestramento del personale militare di bordo, e questo attraverso il Fondo fiduciario Africa-Europa che ha versato 91,3 milioni di euro.
Insomma, abbiamo addestrato i trafficanti a utilizzare le motovedette della Guardia Costiera libica, forza militare che senza il nostro aiuto non esiterebbe.
Nel 2020 il Tribunale di Messina chiude un’indagine e  condanna molti personaggi che erano ladri ma al tempo stesso anche di militari della Guardia Costiera libica. Probabilmente stava diventando imbarazzante il fatto che tutti i governi europei sapessero, italiani compresi, di essere complici di un’organizzazione criminale senza scrupoli. E poi, mentre la nostra Guardia di Finanza cercava di arginare i traffici illeciti, i servizi italiani trattavano con i contrabbandieri per gestire il centro di detenzione in Libia. Troppo anche per noi.

L’immigrazione illegale in Italia rimane una questione critica che suscita intensi dibattiti e richiede azioni decisive.

Le dichiarazioni della politica oggi:

Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia (FdI): “Un appello all’Europa”

Il Presidente Giorgia Meloni  ha sottolineato la necessità di un forte sostegno dell’Unione Europea nella gestione dell’immigrazione illegale. Ha affermato che l’Italia non può affrontare questa sfida da sola e che è essenziale un coordinamento a livello europeo per affrontare le cause profonde dell’immigrazione e il blocco delle partenze. Meloni ha annunciato che il governo italiano prenderà misure decisive, come il trattenimento dei migranti illegali in centri sorvegliati per fino a 18 mesi, e lavorerà per una missione dell’UE in accordo con i paesi del Nord Africa.

Mariastella Gelmini, Azione: una critica al populismo

Mariastella Gelmini, portavoce di Azione, ha criticato il populismo nel governo, sottolineando che le promesse elettorali di “porti chiusi e blocchi navali” non hanno prodotto i risultati sperati. Ha sottolineato la necessità di affrontare il problema con pragmatismo e di impegnarsi in un dialogo con Francia e Germania.

Alessandro Battilocchio, Forza Italia (FI): l’importanza di una risposta internazionale

Il deputato di Forza Italia, Alessandro Battilocchio, ha enfatizzato l’importanza di una risposta internazionale alla sfida dell’immigrazione. Ha sottolineato che la situazione geopolitica internazionale, con tensioni in vari paesi africani, richiede un approccio globale, coinvolgendo l’Unione Europea e l’ONU. Ha elogiato l’azione del governo italiano e ha chiesto un dialogo con Scholz e Macron per affrontare la crisi.

Matteo Renzi, Italia Viva: un appello all’umanità e all’integrazione

Matteo Renzi di Italia Viva ha enfatizzato la necessità di salvare chi si trova in mare e ha criticato l’approccio basato sulla paura e sulla sostituzione etnica. Ha sottolineato l’importanza dell’integrazione e dell’educazione dei bambini immigrati. Renzi ha invitato a un approccio bilanciato che sia duro con il crimine ma che tenga conto delle leggi italiane e dei diritti umani.

Antonio Tajani, Ministro degli Esteri e vicepremier: l’appello all’Europa e alle Nazioni Unite

Il Ministro degli Esteri e Vicepremier, Antonio Tajani, ha sottolineato la necessità di un intervento dell’Unione Europea, simile alla missione Sophia, per bloccare le partenze e ha richiesto accordi con i paesi di origine. Ha evidenziato la complessità della situazione in Africa e l’importanza degli investimenti e della lotta al cambiamento climatico.

Tommaso Foti, Fratelli d’Italia: blocco delle partenze

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha ribadito l’importanza del blocco delle partenze come unica soluzione sostenibile. Ha annunciato che il governo approverà nuovi provvedimenti, inclusa la detenzione dei migranti illegali in centri sorvegliati e l’espulsione di coloro che non soddisfano i requisiti.

Totò Martello, Partito Democratico (PD): un appello all’accoglienza e alla protezione dei diritti

Totò Martello, capogruppo del Partito Democratico a Lampedusa e Linosa, ha esortato il governo a ripristinare l’accoglienza e a proteggere i diritti dei migranti e delle comunità locali. Ha espresso preoccupazione riguardo alla possibile trasformazione di Lampedusa in una tendopoli e ha chiesto un approccio equilibrato che tenga conto delle leggi italiane e dei diritti umani.

Le dichiarazioni dei politici italiani riflettono la complessità della questione migratoria nel paese e la necessità di un approccio globale e cooperativo per affrontare questa sfida crescente. La gestione dell’immigrazione illegale rimane al centro del dibattito politico in Italia e richiede soluzioni equilibrate e sostenibili.

 

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