Fassino sventola il suo cerdolino di parlamentare, qualcun altro scrive post piagnucolosi su quanto sia struggente prendere un treno per andare in Parlamento lasciando, con impeto eroico, la famiglia a casa. Poi c’è chi arranca per arrivare a fine mese
L’equilibrio tra i trattamenti economici dei membri del parlamento e il contesto socio-economico in cui operano è un tema che ha da sempre sollevato discussioni e controversie all’interno delle società democratiche. In Italia, il dibattito sulle indennità, le diarie e i rimborsi offerti ai senatori è sempre più acceso, mettendo in evidenza la necessità di un esame critico e approfondito di questi aspetti. Cercheremo di capire come funziona l’attuale sistema di compensi per i senatori italiani, analizzando le diverse componenti delle loro retribuzioni e i possibili impatti sulle politiche retributive e sul bilancio nazionale.
Indennità parlamentari
L’articolo 69 della Costituzione italiana sancisce che i membri del Parlamento hanno diritto a un’indennità stabilita dalla legge. La legge di riferimento è la 1261/1965, che mira a garantire il libero svolgimento del mandato. Tuttavia, il quadro delle indennità è complesso e articolato. Attualmente, l’importo lordo dell’indennità dei senatori ammonta a 10.385,31 euro, con una riduzione a 10.064,77 euro per coloro che svolgono un’attività lavorativa parallela.
È importante sottolineare che l’indennità subisce una serie di ritenute fiscali e contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, l’assegno di fine mandato e l’assistenza sanitaria. Di conseguenza, l’indennità netta mensile dei senatori si aggira intorno a 5.304,89 euro, con ulteriori variazioni a seconda delle addizionali regionali e comunali dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).
Diarie per le spese di soggiorno
La legge 1261/1965 prevede anche l’assegnazione di una diaria ai parlamentari per coprire le spese di soggiorno durante l’esercizio del mandato. Questa diaria è stata oggetto di regolari aggiornamenti in relazione all’aumento del costo della vita. Tuttavia, dal 1° gennaio 2011, è stata stabilita un’assegnazione mensile di 3.500 euro, ridotta rispetto ai 4.003 euro precedentemente previsti tra il 2001 e il 2010.
Tuttavia, le diarie sono soggette a decurtazioni in caso di assenza dai lavori parlamentari, con particolare attenzione alle sedute di votazione. La decurtazione viene applicata se un senatore non partecipa almeno al 30% delle votazioni effettuate nell’arco della giornata, con tagli che variano per le diverse tipologie di sedute.
Rimborsi per spese telefoniche e di viaggio
Un altro aspetto significativo del sistema di compensi dei senatori riguarda i rimborsi per le spese telefoniche e di viaggio. A partire dal 1° gennaio 2011, è stato introdotto un rimborso forfettario mensile di 1.650 euro per coprire queste spese. Questa nuova modalità ha sostituito i precedenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche.
È importante sottolineare che i senatori dispongono di tessere personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, compresi viaggi aerei, ferroviari e marittimi, oltre all’utilizzo delle autostrade.
Direttive europee sulla parità di retribuzione
Nell’ambito dell’evoluzione legislativa europea, la Direttiva (UE) 2023/970 del 10 maggio 2023 ha introdotto nuovi requisiti riguardo all’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Sebbene questa direttiva debba essere recepita dagli Stati membri entro il 7 giugno 2026, potrebbe influenzare la revisione futura dei sistemi di compensi e rimborsi per i parlamentari italiani.
Fassino in soldoni (per noi) in soldini (per lui)
L’onorevole Fassino ha un reddito da lavoro dipendente di 159.874 euro, a cui si aggiungono altri 16.472 euro di cedolare secca e dichiara all’erario una imposta lorda di 62.150 euro. Fra terreni e fabbricati ha sei beni immobili: un appartamento a Roma e un casale a Scansano in comproprietà, due appartamenti di proprietà e una autorimessa a Torino, terreni agricoli a Buttigliera Alta.
La retribuzione dei senatori
Vediamo quanto guadagnano i senatori. Partendo dai 4.718 euro netti di Fassino,che sono una «una buona indennità, ma non uno stipendio d’oro», conti alla mano, i senatori della Repubblica portano a casa fra indennità e rimborsi circa 14.330 euro netti.
Deputati e senatori hanno diritto poi anche a un assegno di fine mandato, che è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo.
Che poi, a dirla tutta, Fassino, o chi si lamenta dello sbattimento di dover prendere un treno per andare a lavorare, potrebbero anche decidere di lasciare lo scranno in parlamento e andare a lavorare magari percependo lo stipendio medio degli italiani che, nel rapporto annuale 2023 ISTAT, pubblicato il 7 luglio 2023, è di circa 27.000 euro annui lordi ossia a circa 2.200 euro lordi al mese. E che non saltino fuori facezie come: “Mi sacrifico per il bene della Patria” o “Darò voce a chi non ha voce” perchè quelli che ci credono sono sempre meno e lo vediamo a ogni tornata elettorale.
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