Nuovi rigassificatori in Liguria? Grondacci: “Il Presidente Toti dimentica molte cose, gliele ricordiamo…”

Le note del giurista ambientale sull’idea del Presidente di Regione Liguria di accogliere la nave di Piombino, scaduti i tre anni di stazionamento in Toscana

La Spezia – Il Presidente della Regione Liguria si dichiara disponibile a “ricevere” la nave rigassificatrice attualmente stazionata a Piombino alla scadenza dei 3 anni previsti dall’attuale autorizzazione dell’impianto, ora collocato appunto in Toscana.

Nella sua intervista al Secolo XIX il Presidente Toti parla come se fosse il padrone del territorio ligure e allo stesso tempo dimostra una notevole dose di superficialità e incompetenza sulla situazione di questi impianti: sia normativa, che economica, che energetica.
Certo il signor Toti ha dalla sua una legislazione molto favorevole all’autorizzazione di questi impianti, soprattutto una normativa che realizza il sogno di questo personaggio politico: decidere lui cosa fare o non fare di un territorio come fosse di sua proprietà.

Però, insomma, c’è un limite anche alla propria sconfinata presunzione perché se vuoi decidere per tutti, se vuoi fare il super Commissario, almeno evita di dire cose inesatte perché ti rendi poco credibile come decisore. Vediamolo.

Primo: gli incentivi legati ai rigassificatori esistono già

Quando, il signor Toti, parla di incentivi legati ai rigassificatori dimentica che questi esistono già e che trattasi di soldi pubblici. I rigassificatori o meglio chi li gestisce si becca di già 30 milioni di euro anno fino al 2043 alla faccia dell’uso transitorio del gas indicato dai piani della UE per la neutralità climatica. Senza considerare che in questo modo aumentano invece di diminuire le sovvenzioni alle fossili come dimostra il Rapporto OCSE e AIE (agenzia internazionale per l’energia) che conferma il progressivo aumento degli incentivi alle fonti fossili (QUI). Il signor Toti rispetto a questo aspetto dimostra di non conoscere la recente Relazione (QUI) della Banca Europea degli investimenti (QUI) del 2022-2023 dove si afferma che gli investimenti per limitare il cambiamento climatico, pur in aumento, sono ancora ben al di sotto di quanto necessario per soddisfare l’obiettivo dell’Europa di zero emissioni nette entro il 2050. Secondo la Relazione nell’Unione europea sono necessari mille miliardi di euro all’anno per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030.
Si tratta di 356 miliardi di euro in più all’anno rispetto al periodo 2010-2020. Ma se continuiamo a dare soldi al gas…

Contro la crisi energetica servono i prosumatori

I cosiddetti benefici al territorio ligure potrebbero (visto che sempre di soldi pubblici si tratta) potrebbero invece essere destinati ad interventi energetici di altro tipo. Come afferma il Parere del Comitato Economico e Sociale dell’UE (QUI) invece di basarsi su una compensazione continua, si chiede ai responsabili politici di incoraggiare e sostenere i cittadini, ponendoli nelle condizioni adeguate, affinché diventino prosumatori di energia – cioè sia produttori che consumatori – e creino comunità energetiche locali, aiutandoli così a essere più indipendenti dai prezzi del mercato comune.

Sul ruolo degli investimenti nei territori, il signor Toti dimostra di non conoscere la Relazione per il 2022-2023 (QUI) della Banca Europea degli Investimenti, dove si afferma che gli investimenti del governo locale (in infrastrutture digitali, ad esempio che c’entrano eccome con la transizione energetica) hanno un forte effetto positivo sul PIL e nello stimolare gli investimenti privati. Si tratta di investimenti che nascono dalle esigenze concrete dei territori e non vengono calati dall’alto come i grandi impianti energetici. La carenza di investimenti a livello locale fa il paio con quella di competenze adeguate, negli enti locali, a gestire progetti di transizione energetica e più in generale ecologica.

Navi rigassificatrici a distanza ravvicinata

Anche se si tratta di navi rigassificatrici queste saranno collocate a distanze molto ravvicinate aumentato in modo rilevante i rischi di incidenti, peraltro, in siti già fortemente penalizzati da presenze impattanti come Vado o il porto di Genova.

Gas agli imprenditori liguri? Non c’è la flessibilità per farlo

Quando il signor Toti sostiene che una parte del gas del nuovo rigassificatore ligure potrà essere lasciato alle imprese liguri dimentica che le strutture contrattuali del mercato globale del GNL rimangono prevalentemente legate a contratti di lungo termine pluriennali (mediamente 20 anni), riducendo quindi i margini di flessibilità nel dirottare carichi da un punto all’altro e quindi da un utilizzatore all’altro.

Una legge nazionale che definisce il sistema di incentivi per i territori che ricevano i rigassificatori c’è già

Quando il signor Toti sostiene la necessità di una legge nazionale che definisca un sistema di incentivi per i territori che ricevano i rigassificatori, dimentica che questa legge c’è ed è dentro il sistema di autorizzazione di questi impianti. Il comma 15 articolo 29-quater del DLgs 152/2006 prevede convenzioni socioeconomiche tra gestori e rappresentanti dei territori. Peraltro non è possibile stabilire  un meccanismo universale di incentivi ai territori per questi impianti per il semplice motivo che ogni sito ha sue specificità che devono essere valutate caso per caso, semmai unica soluzione sarebbe rendere obbligatorio la suddetta convenzione ma fuori da logiche di incentivi a pioggia (vedi alla voce monetizzazione della salute) ma invece finanziamenti legati ai principi del risarcimento del danno ambientale secondo la Direttiva 2004/35 recepita in Italia attraverso gli articoli da 299 a 318 del TU ambiente DLgs 152/2006.

Vado e Genova: non è facile farli rientrare nel Piano Nazionale

Quando il signor Toti dichiara che il Piano Nazionale del Governo prevede un nuovo sito ligure per un impianto di rigassificazione, oltre all’esistente di Panigaglia (SP), dimentica di dire che il Piano prevede dei criteri precisi che con i siti di Vado e del porto di Genova non si sposano facilmente, anche perché deve rispettare la normativa di settore di derivazione europea.

Svolgo solo un esempio: il punto 5.10.1 della sezione c) dell’allegato III al DLgs 257/2016 (che disciplina impianti come quelli di cui stiamo scrivendo) afferma, in relazione alla configurazione di una rete di distribuzione del GNL nel settore marittimo e portuale,  che: “Le Autorità Portuali, nella loro veste di soggetti pubblici cui è affidata la gestione dei porti internazionali e nazionali di maggiore importanza in Italia, devono esprimere attenzione all’evolversi dei percorsi normativi legati alla futura applicazione della normativa MARPOL  ANNEX VI e della Direttiva 2014/94/UE, soprattutto al fine di poter valutare per tempo le potenziali conseguenze, le ricadute, l’impatto sul settore portuale nonché le possibilità di sviluppo offerte, che deriveranno dall’applicazione di queste importanti novità regolamentari”.

Davvero il gnl è così strategico?

Il signor Toti si fa bello affermando che lui vuole i rigassificatori in Liguria perché sono nell’interesse strategico nazionale. Intanto non ci avevano spiegato anche in Europa che il gas serve solo per la transizione alle rinnovabili, ora è diventato improvvisamente strategico e per quanto: 20 anni, 30 anni, 50 anni?
Ma davvero questo gnl è così strategico? Soprattutto: è davvero utile per il nostro Paese che arranca (QUI) ancora oggi sulle fonti rinnovabili (unica vera scelta strategica non solo ambientale ma anche economica e geopolitica)?

Leggi l’articolo completo sul blog “Note di Grondacci”: http://notedimarcogrondacci.blogspot.com/2023/06/nuovi-rigassificatori-in-liguria-il.html

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