Tensioni in aumento tra Serbia e Kosovo: nuovi arresti e scontri alimentano la crisi

Belgrado e Pristina continuano a essere divise su questioni chiave, minando gli sforzi di mediazione dell’Unione Europea

La polizia kosovara ha effettuato oggi un altro arresto nel settore nord, a maggioranza serba, di Kosovska Mitrovica, alimentando ulteriormente le tensioni tra Serbia e Kosovo. L’uomo, identificato come Nenad Orlovic, è sospettato di essere coinvolto direttamente negli scontri e nei disordini che hanno avuto luogo il 29 maggio scorso a Zvecan, quando i militari della Kfor schierati per proteggere il Municipio locale furono attaccati. In quell’occasione, oltre trenta soldati della NATO rimasero feriti, tra cui 14 italiani, e diverse decine di dimostranti serbi subirono ferite.

Questo è il settimo arresto di un serbo dall’inizio della nuova crisi nel nord del Kosovo. La parte serba, denunciando violenze e maltrattamenti ai detenuti, chiede il loro immediato rilascio, mentre Pristina insiste sulla liberazione di tre poliziotti kosovari catturati in territorio serbo, ma le opinioni sono contrastanti, e le autorità kosovare contestano la versione di Belgrado, sostenendo che gli agenti siano stati “rapiti” in territorio del Kosovo.

Vučić: “La politica di Kurti la politica ostile e “terroristica”

Le divergenze tra le due parti sono emerse nuovamente durante l’ultimo incontro d’urgenza convocato ieri a Bruxelles dall’Unione Europea. Il presidente serbo Aleksandar Vučić e il primo ministro Albin Kurti, entrambi presenti nella capitale belga, si sono ignorati reciprocamente e non hanno avuto un incontro diretto, limitandosi a incontri separati con i mediatori europei, l’Alto rappresentante Josep Borrell e l’inviato speciale Miroslav Lajcak. Vučić ha denunciato la politica ostile e “terroristica” di Kurti, affermando che mira alla pulizia etnica e all’espulsione di tutti i serbi dal Kosovo.

Kurti: “Allontanare i criminali serbi dal Kosovo”

Kurti, d’altra parte, insiste sulla necessità di allontanare dal territorio i “gruppi criminali” serbi responsabili delle violenze e delle provocazioni contro la polizia kosovara e le truppe della Kfor, al fine di ripristinare la legge e lo stato di diritto prima di procedere a eventuali nuove elezioni locali nei quattro principali comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo, che sono stati teatro di proteste in corso da oltre tre settimane.

Le tensioni in aumento tra Serbia e Kosovo rappresentano una sfida significativa per gli sforzi di stabilizzazione e normalizzazione nella regione. Gli arresti di cittadini serbi, le reciproche richieste di liberazione dei detenuti e le accuse di violenze e maltrattamenti contribuiscono a un clima di sfiducia reciproca e rafforzano le posizioni contrapposte. La mediazione dell’Unione Europea è rimasta finora infruttuosa, con gli incontri tra Vučić e Kurti che non hanno portato a un dialogo diretto e costruttivo.

 

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