Scontri e saccheggi a Khartoum: il Sudan in fiamme è nel baratro

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Proseguono gli scontri in Sudan, tra le forze armate sudanesi, guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman al Burhan – presidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan – e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF), agli ordini del generale Mohammed Hamdan Dagalo.

Negli ultimi giorni si sono verificati anche attacchi e i saccheggi delle missioni diplomatiche straniere, il ministero degli Esteri algerino che ha ammesso che la residenza dell’ambasciatore è stata attaccata e saccheggiata.

Anche lo Zimbabwe ha condannato gli assalti contro la propria ambasciata e alla residenza del suo ambasciatore a Khartoum, con il portavoce del ministero degli Esteri che ha accusato senza esistazioni i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). La settimana scorsa anche la Mauritania ha denunciato il saccheggio dell’ambiasciata e il furto dei tre veicoli a disposizione dell’ambasciatore.

Dall’inizio del conflitto ad oggi gli scontri tra le due fazioni che si contendono il controllo sul paese hanno provocato oltre 2000 morti e più di 6mila feriti, anche se il bilancio effettivo è probabilmente molto più alto e sono oltre due milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie case visto che la capitale  Khartoum  è diventata un campo di battaglia.  Sono stati segnalati diffusi saccheggi e violenze sessuali, compreso lo stupro di donne e ragazze e nella regione occidentale del Darfur.

Darfur, senza pace

Il conflitto deflagrato a Khartoum ha riacceso le tensioni nella zona del Darfour, e si sta diffondendo nel territorio riaccendendo tensioni tribali mai sopite, discapito di popolazioni civili disarmate. D’altronde il generale Mohammed Hamdan Dagalo ‘Hemedti’ che guida le RSF è un ex capo milizia dei Janjaweed, quei “diavoli a cavallo” che il governo di Omar al Bashir dispiegò negli anni ’90 nella regione dove di fatto fu perpetrato un genocidio.

Nonostante Dagalo , si sia evoluto da criminale di guerra a ex vicepresidente del Sudan, ma anche uomo più ricco del Paese,  controlla il traffico di migranti, armi e droga lungo le frontiere e gode del sostegno dei mercenari russi della Wagner.

A farne le spese i civili

Secondo le informazioni fornite da Al Jazeera gli attacchi contro i civili sono quotidiani a Ag Geneina, nel Darfur occidentale, Nyala e Al Fasher, nel Darfur settentrionale. E i profughi hanno come sola via di scampo la possibilità di attraversare il confine con il CIAD, anche se è molto rischioso, e molti muoiono nel tentativo. Ma chi ha la responsabilità di vecchi e bambini e non tenta la fortuna di andare in CIAD rimane alla mercè di chi ha un’arma in mano, come racconta ad Al Jazeera Maysoon Dahan, della London School of Hygene and tropical medicine.

 

 

 

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