‘Ndrangheta, finisce a Genova la fuga del boss latitante Bonavota

Arrestato mentre pregava nella cattedrale di San Lorenzo. La moglie si trovava da tempo nel capoluogo ligure, dove faceva l’insegnante

Genova – È finito in manette stamattina, a Genova, l’ultimo latitante di ‘ndrangheta, scovato carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Vibo Valentia e Genova mentre pregava nella cattedrale di San Lorenzo.

Gli inquirenti sono arrivati nel capoluogo ligure seguendo la moglie, che si trovava da tempo a Genova, in pianta stabile come insegnante. Qui hanno rintracciato un circuito di utenze telefoniche riservate. Tra queste hanno seguito quella che pensavano dovesse doveva condurre al boss in fuga, Pasquale Bonavota.
L’utenza copriva un’area circoscritta che comprendeva anche la Cattedrale di San Lorenzo.
Per questo la chiesa è diventata uno degli obbiettivi sorvegliati dai militari che hanno individuato il boss proprio in quest’area, lo hanno seguito per un tratto di strada e lo hanno raggiunto nella cattedrale.
Bonavota è stato trovato, da solo, mentre stava pregando. I carabinieri si sono avvicinati e gli hanno chiesto di seguirlo. Lui ha ammesso di essere Bonavota e li ha seguiti.
Una volta fuori, l’uomo è stato consegnato a una pattuglia radiomobile e portato in caserma.
L’uomo era in possesso di un documento appartenente a un altro soggetto del Vibonese.

Il covo di Bonavota è stato individuato in una casa nel quartiere di San Teodoro, sulla collina alle spalle del porto, affittata tramite un’agenzia.

I carabinieri stanno ora eseguendo una serie di perquisizioni nell’appartamento genovese ma anche in altre zone d’Italia per scovare la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza di Bonavota.

Pasquale Bonavota, l’ultimo latitante della maxi inchiesta Rinascita Scott

Pasquale Bonavota, classe ‘74, era inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità indicati dal “programma speciale di ricerca” del ministero dell’interno.
Era l’ultimo fuggitivo della maxi inchiesta Rinascita Scott, un’indagine guidata dalla Dda di Nicola Gratteri che lo inchioda come responsabile dei delitti di partecipazione ad associazione mafiosa con il ruolo di promotore della cosca Bonavota, attiva in provincia di Vibo Valentia.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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