Osvaldo Colombino da Genova. “Io, amico e batterista del Gianni nazionale”

“Ci siamo conosciuti a militare, nel 1967. Fu Gianni, sentendomi suonare i bongos, a chiedermi di metter su un complesso”

Sanremo, grazie a Dio, non è solo Blanco con le sue esternazioni violente. Verso quei fiori, con cui, per esempio, saggezza vorrebbe che non si dovrebbe nemmeno picchiare una donna. Calci al vento e atteggiamento violento, per puro caso nel giorno in cui si dovrebbe condannare il bullismo. Con la solita ormai un po’ becera polemica su quanto sia tutto artefatto quello che ci si propina e si mostra sul teleschermo.

E Sanremo non è solo il via vai di vestiti d’autore indossati dalla Chiara Ferragni che veste persino il suo corpo come mamma l’ha fatta disegnato sul vestito, capezzoli compresi. Chiara che nella vita di tutti i giorni pubblicizza prodotti e riesce persino a costringere il prode e retrogrado Amadeus a postare un suo profilo social. Con centinaia di migliaia di followers nel giro di una misera mezz’oretta. Potere della comunicazione e della telecomunicazione.

Perchè alla fine Sanremo è pur sempre Sanremo uno spettacolo sociologico su cui nel nostro mondo social, magari, sarebbe perfino opportuno interrogarsi, nonostante il rosicamento dei soliti radical chic che non lo guardano preferendo la serie alla moda su Netflix e quant’altro. 

Perché poi Sanremo alla fine non è solo spettacolo o artefatta finzione, ma è anche musica e libertà di pensiero e di parola, come diceva giusto Roberto Benigni nel suo monologo dedicato alla Costituzione e ai padri costituenti recitando l’articolo 21 della Costituzione. Quello tanto caro a noi giornalisti, ma non solo, che dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

L’importanza di chiamarsi Osvaldo

Morandi e Colombino a Chicago nel 1968

Sanremo è anche una febbre positiva ed è anche storie. Storie umane di noi uomini. In carne e ossa e non solo teleschermo, Instagram e smartphone.

Ci contatta Osvaldo, Osvaldo Colombino. 76 anni il 21 marzo prossimo. Incontrato per caso a Marassi nel corso di un servizio di cronaca, e spiega: “Nei giorni scorsi sono andato a Sanremo. Mi ha chiamato Gianni Morandi. Ci siamo conosciuti durante il CAR. Abbiamo fatto tutto il Car insieme, casualmente in camerata mi ha sentito suonare e sono stato il suo batterista per sette anni. L’ultima volta che è venuto a Genova, per un concerto, abbiamo mangiato insieme a Boccadasse. Stavolta mi ha voluto rivedere e mi ha invitato a Sanremo. Mi ha fatto entrare all’Ariston attraverso un cunicolo segreto che collega l’albergo al teatro”.

Morandi e Colombino a New York nel 1968

Poi a confortare il racconto ci ha inviato una foto in compagnia di Morandi e la copia di un articolo di molti anni fa con relativa intervista. Troppo ghiotta l’occasione per parlare di Sanremo che è pur sempre Sanremo sfuggendo dalle solite polemiche. Una storia di un uomo di musica che parla di musica e di Morandi che – assicura – è sempre quello di una volta e di fatti mandare dalla mamma. Un ragazzone alla mano. Il resto è nell’intervista. Con una preghiera a Osvaldo Colombino che di quegli anni settanta e degli artisti musicali italiani ne avrebbe molto da raccontare. I contenuti ci sono tutti, un libro sarebbe gradito.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.