Trivelle, sottosegretario Gava: “Sono necessarie, tuteleremo l’ambiente”

Contrario anche il sindaco leghista di Porto Tolle, Roberto Pizzoli: “Siamo tutti contrari all’estrazione del metano per il pericolo di subsidenza”

La soluzione della crisi in energetica riparte dalle trivelle nel mar Adriatico. È stato deciso nel Consiglio dei ministri che ha approvato il Nadef, e che prevede 30 miliardi di euro per fronteggiare il caro bollette 2023, e che ha dato il via libera a nuove concessioni in Italia per le trivelle off-shore. La norma, che ha l’obiettivo di fornire gas a prezzo calmierato soprattutto alle imprese energivore, probabilmente sarà inserita con un emendamento nel DL Aiuti ter.

Luca Zaia: “Sono contrario, la mia è una posizione di coerenza” 

“La mia è una posizione di coerenza, visto e considerato che nel 2016 ho sostenuto il referendum. Un referendum che ha avuto l’85,5% dei veneti che si è espresso contro il proseguo delle estrazioni di gas senza limiti di tempo. Ci rendiamo conto che in questo momento l’emergenza energetica ci porta a fare anche questi ragionamenti, ed è corretto sondare tutte le possibilità, ma è pur vero che le perforazioni nel nostro Polesine hanno dato vita ad una subsidenza, cioè un calo dei terreni, fino a 4 metri. Piuttosto siamo disponibili, sin da ora, a potenziare l’attività del rigassificatore”.

Il no della associazioni ambientaliste

Le associazionI ambientaliste, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF, sostengono che l’annunciato emendamento sblocca trivelle del Governo sembra avere come unico scopo quello di perpetuare e rilanciare la presenza e l’attività delle piattaforme offshore di estrazione degli idrocarburi scardinando gli attuali vincoli normativi a tutela dell’ambiente, delle popolazioni costiere e dell’economia del mare, che, peraltro, vietano le trivellazioni nell’Alto Adriatico (a causa del rischio subsidenza) e, lungo tutte le nostre coste, nell’area offlimits delle 12 miglia marine dal perimetro esterno delle aree protette e dalle linee di costa.

Insomma, l’emendamento al “decreto aiuti”, se confermato, sarebbe nella sostanza un regalo alle industrie petrolifere estrattive, in primis all’ENI, mentre il vantaggio per le industrie energivore, annunciato dal Governo, appare essere del tutto marginale e sulla strada sbagliata rispetto agli impegni per la decarbonizzazione dell’economia assunti dall’Italia su scala globale dato che favorisce la fornitura e l’uso di una fonte fossile come il gas a prezzi agevolati.

Le rassicurazioni del sottosegretario Vannia Gava

In una nota, il viceministro alla Transazione Ecologica Vannia Gava, ha ribattuto che “la tutela dell’ambiente è tema prioritario, sul quale lavoreremo con chiarezza e fermezza. Nondimeno, la ripresa delle attività estrattive è utile e necessaria al Paese. Per questa ragione ritengo importante e giusto sfatare subito alcune interpretazioni, che rischiano di generare confusione soprattutto in chi vive con e per il mare in Adriatico.

In stretto contatto con i maggiori operatori del settore, stiamo accertando l’eventuale impatto ambientale delle novità introdotte in Consiglio dei Ministri finalizzate alla riattivazione dell’estrazione di gas nazionale. In particolare, l’opportunità di sviluppare alcuni campi dell’Alto Adriatico con un potenziale associato stimato in circa 13 GSm3 di gas, localizzato in due concessioni di cui Eni è operatore in partnership con Energean.

I giacimenti – assicura il viceministro – si trovano ad una distanza dalla costa variabile fra i 17 ed i 27 km e verrebbero sviluppati con tecnologie note e già consolidate da Eni. La deroga è concessa a condizione imprescindibile della preventiva presentazione di un’analisi tecnico-scientifica e di un programma di monitoraggio, ma, soprattutto, dopo accurata verifica circa l’assenza di effetti di subsidenza sulle linee di costa.

Relativamente a questo, i modelli previsionali evidenziano come il fenomeno riguardi solo le aree vicine ai giacimenti stessi, senza quindi alcun impatto sulla costa. Si tratta di eventi ben conosciuti e studiati mediante un’avanzatissima rete di monitoraggio altimetrico, che restituisce tutti gli elementi necessari a calibrare le previsioni in tal senso”

Aumentare le trivellazioni in mare significa aggravare quella crisi climatica?

Ma per gli ambientalisti aumentare le trivellazioni in mare significa aggravare quella crisi climatica che la stessa Presidente Meloni ha pienamente riconosciuto e si è impegnata a combattere nel suo discorso di apertura della COP27 a Sharm el-Sheik.

Riaprire alle trivellazioni in mare, sottolineano gli ambientalisti, “significa continuare con lo stesso identico modello energetico che ha prodotto la crisi energetica e climatica e che ha comportato già più insicurezza, sofferenze e perdite economiche per cittadine e cittadini del nostro Paese.

La transizione energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio e l’efficienza energetica, sviluppo tecnologico e creazione di nuovi posti lavoro offre, invece, il set di soluzioni necessarie per superare l’attuale situazione di crisi.

“Siamo certi, commentano le associazioni, della sincera volontà della Presidente del Consiglio Meloni di tener fede agli impegni recentemente presi occasione della COP27. Ma per abbattere le emissioni climalteranti non abbiamo bisogno di nuove trivelle ma di un nuovo Piano nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC), che tenga conto dei nuovi target europei (REPowerEU), e dell’approvazione di una legge sul clima su cui basare le urgenti scelte politiche che sia capace di creare un confronto con la comunità scientifica”.

Un No trasversale

Il sindaco leghista di Porto Tolle (Rovigo), Roberto Pizzoli, ribadisce la propria contrarietà ai progetti di trivellazione alla ricerca di gas nel mare Adriatico: “C’è un’interlocuzione con i nostri referenti politici per cercare di scongiurare le trivellazioni.

Abbiamo parlato con il deputato Alberto Stefani della Lega e con il senatore Bartolomeo Amidei di Fratelli d’Italia, che sono stati eletti qui. Sono i primi a doversi confrontare con noi”. Pizzoli sostiene che il fronte dei sindaci del delta del Po e’ compatto: “E’ trasversale, siamo tutti contrari all’estrazione del metano per il pericolo di subsidenza”.

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