CUB Pubblico Impiego: “Il Governo Meloni parta dal lavoro certo e tutelato stabilizzando i 9 mila Vigili del Fuoco discontinui”

C’è un mondo di lavoratori precari che affiancano i pompieri effettivi e che spengono incendi, salvano gatti e stanno anche 24 ore di seguito a spalare fango

“In data odierna abbiamo sottoposto al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Interno la nostra proposta per superare una volta per tutte il problema del precariato in uno dei più importanti comparti della pubblica amministrazione. Stiamo parlando dei 9 mila Vigili del Fuoco discontinui che da anni reggono le sorti dei servizi di prevenzione incendi e tutela della sicurezza dei cittadini e del territorio.

Un comparto, quello dei vigili del fuoco, che ha delle regole contraddittorie: per legge il corpo nazionale vigili del fuoco è costituito solo dal operatori assunti a tempo indeterminato. Il precariato non dovrebbe esistere quindi, tant’è che i vigili del fuoco discontinui sono sempre stati classificati come “volontari” pur essendo percettori di regolare busta paga e contribuzione previdenziale. A questo proposito è interventua anche l’Unione Europea che ha condannato e sanzionato l’Italia per abuso di precariato.

L’Unione Europea riconosce a questa tipologia di lavoratori lo status di precari intervenendo a gamba tesa sulla normativa farraginosa del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Un ginepraio di norme illegittimo che, come sindacato, abbiamo sempre contestato in tutte le sedi istituzionali e politiche.

Al nuovo governo spetta quindi il compito di trovare la soluzione giuridica opportuna per attuare la stabilizzazione diretta di tutti i vigili del fuoco precari visto che sono lavoratori che hanno già superato prove selettive e sono adeguatamente formati per essere subito operativi. La stabilizzazione diretta è una procedura a costo zero che darebbe immediatamente ossigeno agli asfittici organici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. In questo modo si investirebbe concretamente nella sicurezza del territorio italiano sanando contemporaneamente una forma di precariato che, paradossalmente, nel mondo del lavoro privato è vietata proprio dalla legislazione italiana”.

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