Governo, mercoledì il voto di fiducia. Si parte dalla Camera: un piano per blindare Draghi

La Lega: “Basta giochini”. E Fratelli d’Italia spinge: “La sinistra fa di tutto per fuggire dalle urne”

Roma – Ancora alta tensione nella maggioranza in attesa delle comunicazioni del premier Draghi di mercoledì.
La Lega insorge contro il tentativo dei capigruppo del Pd e del Movimento 5 stelle di Montecitorio di far sì che sia la Camera la sede in cui il premier riferisca sulla situazione politica, con le forze parlamentari che poi dovranno votare sul discorso del presidente del Consiglio. Proprio alla Camera l’esecutivo potrebbe avere numeri maggiori con la possibilità che il Movimento 5 stelle si spacchi ulteriormente con uno smarcamento di un gruppo di pentastellati (c’è chi parla di una ventina di deputati e di tre o quattro senatori) che non intende seguire la linea di Conte. Acque sempre più agitate nel Movimento: ieri tra i fedelissimi di Conte sono arrivate critiche ai ‘governisti’ di fungere da ‘spie’ di Di Maio e di fare il gioco del ministro degli Esteri.
Oggi alla riunione di gruppo in corso in videoconferenza è stato chiesto – anche da Conte – al presidente dei deputati M5s di spiegare il motivo per cui ha detto sì alla richiesta dem in Conferenza dei capigruppo di far riferire Draghi prima alla Camera.
“Conte ha deciso da tempo di uscire, non ha capito che così si troverà ad essere scalzato perfino da Di Battista”, la tesi di un esponente governista M5s. L’ex premier ha ribadito anche oggi che nel caso non arrivino risposte da Conte non cambierà linea.
“Basta con i giochino di palazzo”, l’affondo dei capigruppo del partito di via Bellerio, Molinari e Romeo. Questa sera Salvini vedrà i parlamentari, mentre Berlusconi è arrivato oggi a Roma dove riunirà i vertici di partito per analizzare la situazione politica. Gli azzurri non dovrebbero opporsi all’ipotesi di un prolungamento della permanenza del premier a palazzo Chigi se una parte dei pentastellati dovesse staccarsi dal M5s.
In attesa di come evolverà il dibattito all’interno dei Cinquestelle i fari sono puntati sul premier. Il pressing, anche a livello internazionale, affinché rimanga nella sede del governo è sempre più forte. “Secondo me alla fine la cosa importante è che Draghi mercoledì sia ancora saldamente in sella, che il finale sia: Draghi torna a Chigi e Conte torna a casa”, la previsione di Renzi.
Ma nella Lega restano le perplessità sulla possibilità di evitare il voto anticipato, strada che continua a non essere esclusa ed è anzi invocata soprattutto da Fratelli d’Italia. “Sarebbe un governo per salvaguardare il Pnrr e mettere a terra una legge di bilancio”, la tesi di chi nella maggioranza ritiene che le elezioni anticipate siano un danno per l’Italia.
Il Pd insiste: “C’è comunque una maggioranza ampia in Parlamento a sostegno del governo”, sottolinea il dem Marcucci. “La destra vuole mandare a casa Draghi”, dice il deputato Verini. “Diamo agli italiani la possibilità di scegliere un nuovo Parlamento”, osserva il vicesegretario della Lega, Fontana. “La sinistra fa di tutto per fuggire dalle urne”, l’attacco del presidente Fdi, Meloni. 

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