Scorie e fragilità del pessimismo cosmico

un’overdose di autostima

Francamente la prima autocelebrazione del Bucci Bis, con tanto di ufficializzazione della giunta, undici-assessori-undici (sei donne e cinque uomini), e nomina di consiglieri delegati, sei (quattro uomini e due donne), mi ha un tantino messo in ambasce. Con una percezione diffusa di un qualche disagio, in attesa del gran ballo del debutto previsto per martedì, con la prima seduta del nuovo consiglio comunale nella sala rossa di palazzo Tursi.

Solo qualche mese fa, nel mio libro “La solitudine del manager, la solitudine generalmente non ama la compagnia ma talvolta si amalgama benissimo” pubblicato su Amazon a febbraio, nell’evidente scopo di lanciare la campagna elettorale di Marco Bucci – perché in fondo anche avere un nemico giurato può conferire autorevolezza – descrivevo un sindaco del tutto diverso nell’atteggiamento. Tanto sicuro di se stesso, quanto della sua GenovaMeravigliosa. Così il primo capitolo con evidente overdose di autostima “credere in se stessi, fortissimamente” elencava

1) LA PRIMA LEGGE DEL MANAGER, OVVERO IL TEOREMA DELL’AUTOSTIMA: io non sbaglio mai.

Con ESTENSIONE DEL TEOREMA DELL’AUTOSTIMA: Anche se dovessi sbagliare io, risulterebbe del tutto evidente che sei stato tu a sbagliare.

E conseguente PRASSI DELLA TEORIA DELL’AUTOSTIMA: comunica con i tuoi dipendenti o sottoposti ordinando, gridando, sbraitando e battendo i pugni sul tavolo. Se non puoi conquistarli con l’autorevolezza punta direttamente sull’autorità

Insomma il Bucci con quel superego “cazzuto”, oltretutto reduce dal trionfo al primo turno, ci aveva abituato così. Quasi fosse espressione vivente del…”E questa è casa mia e qui comando io”. Con quel rimpasto dopo solo diciotto mesi in cui lasciarono le penne due esponenti di primo piano: Elisa Serafini e Giancarlo Vinacci, entrambi assessori importanti della prima giunta Bucci.

Solo che il Nostro non ama esser contraddetto, talvolta essere relegato in secondo piano e , soprattutto, non lega con le persone recalcitranti al verbo che il nostro sindaco rieletto più ama ascoltare proferire al suo cospetto: “obbedisco”.

Giancarlo Vinacci

Il peso zero delle variabili

Per cui PRASSI DELLA TEORIA DELL’AUTOSTIMA, OVVERO LA VARIABILE SERAFINI/VINACCI: Nel caso fosse del tutto evidente che abbia sbagliato io, ma comunque risulta sempre più che evidente che hai sbagliato tu, occorrerà che tu ti dimetta dala carica di assessore.

Con POSTULATO DI ELISA: Nel caso tu non sia d’accordo con me possiamo sempre discutere dopo che te ne sarai andata chiudendo la porta. Fino alla GIUSTIFICAZIONE DEL TEOREMA DELL’AUTOSTIMA, ASSIOMA DELL’AUTOCELEBRAZIONE: Anche se non fossi d’accordo sono il sindaco, veda un po’ lei.

Per concludere il capitoletto con LA LEGGE DELL’EVIDENZA DELL’INEVIDENZA, OVVERO: COSTI QUEL CHE COSTI A TUTTI I COSTI: Anche gli scivoli che non scivolano devono finire per scivolare.

Insomma da Vinacci alla Serafini, con tanto di libro di denuncia, per arrivare agli scivoli che non scivolano, ci eravamo abituati ad un sindaco inossidabile, inattaccabile dal beneficio del dubbio, pronto a replicare e a rendere pan per focaccia a chi non avesse il buon gusto di assoggettarsi immediatamente al “buccipensiero”.

Epperò ho parlato di disagio nel vedere recentissimamente evolvere o, anzi , al contrario, regredire, lo stile, politico, antipolitico, oppure “chilosa’?”, del nostro sindaco. Con quelle trattative perenni “prima, durante e dopo” la campagna elettorale e il voto. Addirittura a risultato acquisito con conferma al primo turno. Ma la politica in quei momenti è da sempre e perennemente così. E il best seller di stagione  torna ad essere, volenti o nolenti, il famoso “Manuale Cencelli”. Di democristiana memoria.

Accade così che il logorio della vita moderna, quello che tal Ernesto Calindri, attore che compariva su un trespolo a un crocevia assediato dalle macchine, cercava di sconfiggere con un Cynar, finisca per scalfire anche un monolite come il commissario/sindaco del Bucci Bis.

Anche se poi, alla fine, e dopo trattative estenuanti, fra qualche muso lungo e molte facce raggianti, tra esclusi e ripescati, la giunta riesce ad andare in porto. Magari con qualche ritardo sul ruolino di marcia, rispetto a quanto si era proposto. Tutto sommato comunque, in tempi accettabili. Best option rispettati o meno.

Giovani, disagio, solitudine, animali e marketing

E ci vorrà un po’ di tempo, come del resto è sempre accaduto ad abbinare nomi, facce e deleghe. E financo nomi, facce, deleghe e… partiti. Comunque ciò che fatto è fatto.

Da segnalare, per esempio, il ritorno di un assessore con delega espressa al sociale, della cui mancanza, nell’amministrazione passata si erano in molti casi lamentati i rappresentanti dell’opposizione. L’assessorato in questione è toccato a Lorenza Rosso, avvocato che assomma i servizi sociali, famiglia e disabilità, politiche sociosanitarie all’avvocatura e agli affari legali. Mentre la cultura è rimasta nelle mani di Bucci insieme alla comunicazione, alle politiche europee, ai rapporti con gli sponsor e agli organi istituzionali.

Che poi l’abbinamento di certe deleghe lascia almeno qualche retrogusto. Con sconfinamenti nell’acidita’…. di stomaco. Che dire, per esempio, di un abbinamento tra marketing territoriale, politiche per i giovani, disagio e solitudine, Pari Opportunità, animali? Così Francesca Corso, 29 anni della Lega, potrebbe essere descritta come l’assessore ai disagi e alle categorie deboli, giovani, e donne. Oltreché agli animali. Tanto per rimanere nell’ambito delle categorie disagiate.

Poi, tanto per distrarsi un po’, c’è il marketing territoriale, che in mancanza di un assessore alla cultura potrà dire tutto e… niente.

E sono davvero curioso di vedere l’altro assessore leghista, e donna, la Paola Bordilli, occuparsi da par suo imperversando fra impegni eventi e selfie del commercio e delle tradizioni cittadine. O quel renziani di un Mauro Avvenente, magari in virtù di quel cognome, prendere in considerazione manutenzioni, decoro urbano, verde pubblico. Con l’aggiunta dell’impegnativa delega sul centro storico.

Che poi questa idea del disagio, dei disagiati e delle categorie problematiche un po’ è stata avvertita anche nei discorsi della prima autocelebrazione del Bucci Bis. Con quelle poltrone fragili. E persino con  il suo trono a rischio di sfasciarsi, per sua personale ammissione. Con tanto di tonfi nel vuoto.

Perciò partiti avvertiti, che il primus inter pares,  per il momento, è stato, magari, costretto ad ingoiare qualche rospo, ma che per il futuro, c ‘è da scommetterci, ricomincerà a fare tutto con la sua testa. E comunque non è detto che alla prima manifestazione di altre effervescenze, nonché di interferenze e turbolenze, non decida di prendere la porta e abbandonare patata bollente e carica. Con tanto di aut aut rivolto sempre agli stessi avversari: segretari di partito, coordinatori e delegazioni varie. E avvertimento ai futuri furbacchioni di giornata in vena di scherzetti o riposizionamenti con il beneficio del voto segreto. Avvertimento degli avvertimenti: “Bastano un paio di votazioni in consiglio comunale che non vanno per il verso giusto e il sindaco si deve mettere in discussione”, ha proclamato con il tono accattivante di chi intenderebbe celare dietro al la confidenza la minaccia. Magari subdola. Ma chi ha orecchie per intendere intenda. E a buon intenditor poche parole.

Barbara Grosso

La querelle sulla cultura

Insomma gli avvertimenti ci sono stati tutti. In modo da sedare sul nascere, in vista della prima seduta di martedì, eventuali effervescenze fra chi è scontento per via delle deleghe di basso profilo. O peggio, per essere stato relegato fra i banchi della maggioranza, nonostante nutrisse speranze diverse. Vede nero B.B, ovvero Bucci Bis, e mette le mani avanti tanto per sedare sul nascere eventuali possibili polemiche. Anche se poi qualche scoria viene fuori, mentre gli altri, magari, si limitano a masticare amaro. Che ne sarà per esempio della brava Barbara Grosso, assessore alla cultura uscente, entrata in consiglio da subentrante insieme a Angiolo Veroli, Tiziana Notarnicola e Valter Pilloni, solo grazie alle nomine assessorili di Pietro Piciocchi, Mauro Avvenente, Lorenza Rosso e Matteo Campora?

Già la Grosso,  che ha corso nella stessa lista di Bucci, messa in freezer in attesa che qualcuno le dia un ruolo preciso. Con un sindaco pigliatutto che per ora ha avocato a se’ la delega,pensando, in un futuro più o meno prossimo, ad un assessore esterno. E ad utilizzare, per ora e forse in un prossimo futuro, la Grosso come consulente. Il tutto frutto della  confusione imperante sulla supremazia degli eventi culturali rispetto a sagre, mercati e marketing turistico. Un po’ di piedi li ha pestati la Grosso, tentando di imporre la supremazia della cultura su sagre e frisceu vari. Magari scontrandosi con le famiglie genovesi eccellenti. Con quella sua indomita velleità di organizzare mostre culturali anche a discapito di quei super esperti che fanno comunque parte del ghota e del nutrito gruppo di consulenti di Bucci. Il maniman tipico “movimento” imprenditorial-trasversale genovese che non sarà mai sconfitto. Con tanto di potere contrattuale incredibile.

E insomma l’estate del nostro scontento di fronte al quale è plausibile un certo sconforto, sconfinante, magari, nel pessimismo cosmico. Esternato anche nel di’ di festa.

Ma i sintomi di un evidente sconforto sono tanti. Uno per tutti?
Daniele Pallavicini candidato della lista del Governatore Giovanni Toti, presidente del gruppo giovani di Confcommercio, primo dei non eletti e subentrato insieme a Tiziana Lazzari dopo le promozioni in giunta di Francesco Maresca e di Marta Brusoni. Poco dopo la lieta novella se ne è andato lasciando il posto ad un altro subentrante. Non ha sbattuto la porta ma ha usato la diplomazia e i toni civili di chi è abituato a frequentare le assemblee, adducendo  motivi personali. Dice di essersene andato per motivi di incompatibilità delle cariche sia riguardo alla sua attività imprenditoriale sia a quella associativa. Da profano mi chiedo, a questo punto, perché si sia candidato, esistendo, io penso, il motivo dell’incompatibilità sin dal primo momento.

Benedetto Pesce Maineri

Quel mini sindaco minorenne

E poi, come se non bastasse, c’è la nota surreale del sindaco dei giovani, che meglio sarebbe indicato come il sindaco degli adolescenti per la verde età del prescelto. Appena 16 anni. Nominato dopo aver partecipato a un bando del Comune che prevedeva per i candidati una fascia di età fra i sedici e i 35 anni. Dato in pasto ai giornalisti proprio in occasione della presentazione della giunta. In perfetto stile berlusconian/Bucciano, con completo blu e cravatta con bandierine dello yacht club Genova e stemmino con croce di SanGiorgio all’occhiello.

E per niente emozionato si è detto pronto a lavorare “a bomba” nelle scuole, fra i giovani lavoratori e nelle associazioni. Vive a Pegli e frequenta il liceo classico D’Oria, sottoponendosi tutte le mattine a una vera e propria trasferta. Come se gli altri licei classici di… periferia, dal Mazzini al Colombo, evidentemente, non costituissero una prima scelta come il D’Oria. Con quella che da parte di molti è stata interpretata come una connotazione della sua idea di appartenenza alla classe dirigente old style. O forse, più probabilmente, interpretando quella della sua famiglia, di una certa classe dirigente a Genova. Una sorta di “miniclone” di Bucci. Un rampollo proveniente da una famiglia amica, con il padre avvocato che condivide lo studio con un assessore, anch’esso avvocato, e la zietta eletta in un Municipio nella lista civica dello stesso Bucci. Poi qualcuno, magari malignamente, o forse realisticamente, chiede che esperienze lavorative possa avere avuto a solo sedici anni. Un giovane, anzi un adolescente, che dovrebbe rappresentare i giovani genovesi dai sedici ai trentacinque anni alle prese, magari, con la spasmodica ricerca di un posto di lavoro. Giovani neolaureati costretti a lasciare la città per la necessità di guadagnarsi uno stipendio più che una semplice paghetta.

Perciò di fronte all’inchiesta de ”Il Fatto Quotidiano” che rivela le progenie eccellenti del minisindaco minorenne, il povero ragazzino si è ritrovato messo alla berlina sui social. Con inviti reiterati, anche da parte di esponenti dell’opposizione, a non inveire sul povero Benedetto, il minorenne, trascinato, magari inconsapevolmente, o forse per ambizioni personali,  in un’avventura più grossa di lui.

Con evidenti gravi responsabilità di chi, al contrario, per motivi di pura e semplice propaganda su quell’adolescente, imparentato con gli amici degli amici, ha deciso di puntare in qualche modo. Sfruttandone il nome e pensando, probabilmente,  che alla fine, gli elettori, in preda ad un pericoloso entusiasmo per la GenovaMeravigliosa del Sindaco confermato già al primo turno, non fossero in grado di cogliere le ambiguità e le note umoristiche di tutta la faccenda.

Un futuro di forte instabilità

Perplime, più dello scivolone, la classica… “Bucci di banana” – che, stando ai rumor ha provocato l’ennesima arrabbiatura del sindaco – il tono delle parole usate dal primo cittadino sin dal momento della presentazione della sua squadra. Evento arrivato dopo trattative complicate e logoranti  al momento della distribuzione delle cariche. Con minacce da parte di un partito della sua coalizione, Fratelli d’Italia, di passare dalla maggioranza all’appoggio esterno. Con pazienza e, comunque fermo nei propri propositi, Bucci è riuscito a far quadrare i conti. Anche se l’armistizio già martedì verrà messo alla prova dei fatti con la votazione del presidente, probabilmente quel Carmelo Cassibba eletto insieme a Paolo Gozzi (che potrebbe anche costituire una possibile alternativa) in Vince Genova, il gruppo dello stesso Sindaco.

Ma all’orizzonte, nel giro di un anno, la coalizione è attesa ad un’altra prova importante. Sulla quale pende anche una eventuale questione di ineleggibilità che insieme ai rumors sulle condizioni di salute del sindaco stesso potrebbe far vacillare tutti gli assetti. E comunque la probabilissima candidatura alle politiche del governatore ligure Giovanni Toti – praticamente l’ultima spiaggia per approdare Roma con la sua voglia di centrismo – produrrebbe molto probabilmente un devastante effetto domino, lasciando libero proprio il ruolo di presidente della giunta regionale. Con una raffica di pretendenti. Da Ilaria Cavo al Coordinatore di Fratelli d’Italia Matteo Rosso – anche se è probabile che l’ex consigliere regionale intenda competere per un posto da parlamentare – a Edoardo Rixi, l’ex sottosegretario, che molto probabilmente preferirebbe una conferma a Montecitorio. A quel punto la coalizione di centrodestra potrebbe orientarsi verso la candidatura del sindaco riconfermato. L’unico in grado, secondo le previsioni, di garantire un’agevole vittoria. Oppure, in caso di risposta negativa, tenendo sempre conto delle sue condizioni di salute, potrebbe virare verso il vicesindaco Pietro Piciocchi che anche in questa tornata ha fatto il pieno di voti e poi di cariche assessorili.

Insomma un quadro futuro di forte instabilità, con all’orizzonte due o tre elezioni  nel volgere di qualche mese. Con una diffusa percezione già sin d’ora stagnante, per Genova e la Liguria che rasenta il pessimismo cosmico. Perché, come è noto, la fortuna è cieca ma la “sfiga”, in fin dei conti, ci vede benissimo

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta