Genova meravigliosa

Più paella per tutti

Raga, non c’è davvero più un attimo di requie. E oggi, lasciata alle spalle l’ebbrezza del centocinquesimo Giro d’Italia con la sua dodicesima tappa con tanto di rettifilo finale in via Venti Settembre e passaggio sul ponte San Giorgio, si replica con l’Entierro de la sardina festa popolare di Murcia, città della Spagna dove la sardina è come per noi.. la sardina. E l’Entierro non è altro che il funerale, o la sepoltura. Insomma… il funerale della sardina, titolo che solo qualche anno fa avrebbe evocato la fine dei girotondini che furono, quelli che scendevano in piazza contestando la Lega e soprattutto Matteo Salvini ministro dell’Interno del Governo verdeoro di Giuseppe Conte. Sembrerebbero secoli fa ma era solo il 2019, novembre del 2019. Il movimento dura la bellezza di 651 giorni. E il suo leader Mattia Santori, 35 anni è entrato nel Pd, consigliere comunale a Bologna.

Nessun bisogno di Entierro, insomma per un movimento che è già trapassato

Epperò, almeno la vaghezza di quel funerale, magari solletica un po’. Anche se le narrazioni sulla rete e sui canali social viaggiano veloci.
Comunque sfilate storiche con figuranti in costume, quelli genovesi e quelli di Murcia. La sfilata, esportata dalla Spagna, del resto si celebra dal 1850 per festeggiare la conclusione del periodo quaresimale. E termina con un falò per bruciare la sardina, simbolo del digiuno e dell’astinenza.
I festeggiamenti genovesi prevedono due sfilate dei figuranti. Una al mattino e una al pomeriggio. Quella delle 19 prevede anche anche quattro carri allegorici, le bande musicali delle due città e il tradizionale falò in cui verrà bruciata una enorme sardina di cartapesta. Per finire, manco a farlo apposta, con i fuochi d’artificio. E poi truck food con degustazione di prodotti tipici spagnoli e piatti di paella – offerta gratuitamente dal comune di Murcia all’ora di pranzo – in piazza Caricamento dove si fermerà il corteo mattutino.

Sport, piante e vele d’epoca

Ma non si tratterà dell’unica manifestazione del fine settimana. poco distante, al porto antico, è prevista la seconda giornata della Festa dello sport con scuole e associazioni sportive impegnate. Con tanto di Olimpiadi delle scuole primarie e secondarie con  seicento partecipanti e con il coinvolgimento delle discipline paralimpiche.
Sempre domenica terminerà Yacht & Garden la manifestazione iniziata ieri alla Marina Genova di Sestri Ponente. Una mostra- mercato dedicata al giardino mediterraneo e ai temi della sostenibilità ambientale. Ospiti delle banchine della Marina Genova di Sestri Ponente alcune delle più belle vele d’epoca ormeggiate per far da cornice alla manifestazione.
Un finale di tutto rispetto alla settimana che ha visto protagonista giovedì pomeriggio la dodicesima tappa del centocinquesimo Giro d’Italia con arrivo proprio in piazza De Ferrari e passaggio sul nuovo ponte San Giorgio.
Insomma una cornice spettacolare e poliedrica di cui i genovesi non avrebbero ragione di potersi lamentare con tanto di immagini e manifestazioni per rilanciare quella vocazione a cui la nuova amministrazione di centro destra del nostro Comune ha dimostrato di puntare con grande determinazione: il turismo di massa e non soltanto quello culturale.

Non tutte le ciambelle riescono con il buco

Perciò immagini sui giornali cittadini e sui social e in rete di genovesi estasiati per i filmati dall’alto e le riprese delle troupe televisive degli elicotteri in volo sulla città. Lo spettacolo delle immagini della Liguria sui maxi schermi e poi il passaggio simbolico sul ponte San Giorgio. Un transito che almeno nelle intenzioni avrebbe voluto rendere onore alle vittime di quel 14 agosto di quattro anni fa, ma ha provocato l’immediata reazione già al primo annuncio dei parenti delle vittime e del comitato. Tensione poi in qualche modo superata. Sino a che non sono comparsi gli striscioni di Autostrade per l’Italia, uno degli sponsor di questa manifestazione ciclistica da anni, a vestire i cartelloni segnaletici di ponte San Giorgio e poi disposti sulle transenne all’imboccatura di via Venti Settembre.
E la prima reazione del comitato dei parenti delle vittime Morandi pur improntato alla pacatezza è molto forte: “Noi non vogliamo fare polemica e non l’abbiamo mai fatta, cercando di essere pacati ma cari signori, francamente questo si poteva assolutamente evitare, o no? Molti cittadini ci stanno scrivendo che sono allibiti e lo siamo anche noi”.
Insomma oltre al fanno la beffa. Con qualche centinaio di commenti della più svariata natura, dal “per questa gente conta solo il profitto. La vita delle persone non ha valore”, al “Sono senza vergogna”. Oppure “al peggio non c’è mai fine”.
Paolo Daffara: “Dire vergognosi è un complimento. Lucrare qualche voto sugli omicidi del Morandi è a quanto di peggio un’amministrazione possa arrivare. E chi è compiacente è moralmente complice, non ci sono scuse: è una giornata veramente triste”.
Poi arriva il comunicato di Aspi…che fa sapere che: “In merito alle dichiarazioni relative alla cartellonistica di Autostrade per l’Italia in occasione della tappa ligure del Giro d’Italia, la Società esprime rammarico per la lettura data all’iniziativa. Lungi dal voler urtare la sensibilità di alcuno, Aspi tiene a sottolineare che si tratta di una campagna a livello nazionale per sensibilizzare sulle regole di una guida corretta. La campagna ha preso avvio oltre dieci anni fa e viene riproposta ogni anno. Una iniziativa che pertanto interessa tutte le tappe del Giro, da Nord A Sud Italia”.

Primo: rispettare i contratti

In parole povere, lungi dal voler urtare la sensibilità di alcuno, c’è un contratto di sponsorizzazione a livello nazionale da rispettare e come qualcuno osservava se si è risentito fatti suoi. Noi quella sensibilità li’ proprio non volevamo urtarla. E pazienza se 43 persone hanno perso la vita in questo sperduto luogo d’Italia perché la campagna nazionale sulla guida sicura, che può sembrare quasi una bestemmia, ma non lo è, e’ iniziata dieci anni fa e a questo punto deve andare avanti.
E, pazienza, verrebbe ancora da dire se quelle 43 vittime sono perite non tanto per responsabilità loro ma per il fatto che non è stata la loro guida a risultare insicura, ma su quel ponte è stato lasciato che tutto andasse in malora, rischiando un crollo che poi si è verificato. Insomma, un comunicato che non ci fosse stato, forse sarebbe stato meglio. O più probabilmente voleva vantare i buoni diritti e la scarsa sensibilità verso i genovesi. Loro pagano e sponsorizzano e hanno diritto ad esporre quella cartellonistica. Qualcuno ha parlato della logica del profitto. E non fa una piega. Del resto come imbarazzarsi di fronte alle evidenze processuali sull’ammaloramento della struttura?

Lascia però qualche perplessità non tanto l’arroganza nel difendere i propri diritti che trasuda dal comunicato e l’incapacità di chiedere semplicemente “Scusate non abbiamo esercitato la necessaria sensibilità”. Lascia qualche perplessità in più- dicevo – che nessuno fra organizzatori del Giro e nemmeno fra i nostri solerti amministratori che a tappa conclusa sono andati a prendersi la loro meritata dose di applausi, abbia pensato ad oscurare in qualche modo quella cartellonistica, o a chiedere che venisse fatto. Una serie di lenzuoli bianchi, probabilmente dal punto di vista della pubblicità indiretta, avrebbe finito per produrre risultati ancora maggiori, senza urtare alcuna sensibilità. Sarebbe stato un bel gesto per chiedere scusa. Ma nessuno ci ha pensato.
E Massimo Giacchetta, presidente del CNA allarga addirittura il campo a riprova che non ci sono soltanto i parenti delle 43 vittime: “ I liguri non meritano questo ennesimo affronto. È un insulto per le vittime, per i parenti, per la città, per tutti gli utenti della rete autostradale ligure che ogni giorno subiscono i disagi dovuti ai cantieri”.

Quei nei nella narrazione di Genova meravigliosa

Insomma prima o poi dalla narrazione encomiastica finisce per fuoriuscire qualche neo. Più o meno è sempre stato così. Dalle prime alle ultime manifestazioni cultural-popolari-turistiche a cui ci siamo dovuti abituare.
Da quel sabato dello scivolo che anche in questo caso divise via Venti Settembre e quelle discese arrancate della nostra abbinata Bucci/Toti che dovettero constatare personalmente che lo scivolo non scivolava. Tranne poi di fronte alla richiesta di chiarimenti sulle spese – quasi 45 mila euro per festeggiare decorosamente i 70 anni della Costa – definire l’evento come un’operazione di grande marketing territoriale che ha consentito alla nostra città di avere visibilità a livello nazionale e internazionale.
Passando via via per l’ultima Euroflora con disagi evidenti per gli abitanti di Nervi, soprattutto di circolazione e posteggio, e la querelle ancora in corso sulla vendita dei biglietti, sul numero di quelli venduti e ancora sul numero di quelli venduti alle società affiliate al Comune.
Per arrivare agli ultime spese per il passaggio delle Frecce Tricolori sulla città che hanno benedetto i tre giorni dedicati alla Guzzi e al suo cofondatore Giorgio Parodi, impresario milanese a cui è stata dedicata una statua divisiva appena l’anno scorso.
E insomma  a me sembra che nella narrazione della GenovaMeravigliosa che il nostro sindaco uscente e rientrante Marco Bucci si propone di propinarci anche per il prossimo quinquennio occorrerebbe maggior attenzione ai particolari. Magari mettendo da parte quell’inclinazione alla smartevolezza e chiedendo una maggior accuratezza ai suoi assessori di riferimento. Soprattutto quelli che sugli eventi non vedono l’ora di metterci la faccia. Perché poi tra girandole, girandoline, ombrellini e red carpet, la campagna elettorale è quanto mai “bastarda” e finisce per amplificare scivoloni e gaffe.

La mission della focaccia e della torta di riso

Proprio qualche giorno fa in un mio articolo precedente spiegavo che la Genova attuale, com tutte le sue attrazioni quasi magiche, mi ricordava per certi versi un Luna Park ed un passo del libro di Italo Calvino “Le città Invisibili” dedicato a Sofronia città doppia ed inventata. Per metà luna park e per metà città vera e propria con uffici, magazzini, porto, docks e quant’altro. La sorpresa avveniva, andando avanti nella lettura, quando l’autore raccontava che la città che ogni sei mesi veniva smontata e caricata sui carri per essere trasportata è trasferita e ricostruita altrove non era quella che ci saremmo aspettati, il luna park, quella delle attrazioni, ma l’altra.
Del resto, qui da noi, si è passati dalla folgorazione del “sobborgo di Milano” ai ricchi premi e cotillon che possano attrarre i turisti. Appunto dai cortei storici con funerale della sardina, mutuati da altre città gemellate, alla cittadinanza onoraria del foresto indomito capace di piegarsi al gusto tutto genovese di intingere la focaccia con la cipolla nel cappuccino. Segno di una probabile intenzione di cambiare anche quella refrattarietà al turismo della… torta di riso finita. Mission o addirittura voto a cui io oppongo la mia estemporanea verità condivisa ancora da  Calvino: “Di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Insomma, senza nulla togliere alla tradizione dei Rolli e ai nostri musei, forse spettacoli pirotecnici e manifestazioni ormai un po’ depasse’ non servono più. O magari, più semplicemente i genovesi aspirerebbero a eventi meno scoppiettanti ma a poter vivere in una città in cui i nastrini posticci non finiscano per fare a pugni con incuria e degrado. Perché forse la vera meraviglia a cui poter aspirare alla fine non è altro che la normalità.

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta