Erbario

Il contorno

Ho intenzione di parlare del “contorno”. Non dell’epicentro, di cui molti scrivono in maniera trionfalistica e altri, al contrario, si dimostrano meno entusiasti. Prendendo le distanze, ricordando il passato. Quello nemmeno troppo recente. I fasti di un passato che, probabilmente, mai più ritornerà. E c’è chi giustifica, argomentando che il passato è il passato. E che in dieci anni tutto è cambiato. A cominciare da noi stessi e dalle nostre percezioni. Dal mercato florivivaistico al gusto per quelle esposizioni. Sino alla difesa di un “marchio” che, magari, di questi tempi, e ricordando il passato, non avrebbe più avuto ragione di esistere.

Operazione commercial/turistica resuscitata che senza qualche aggiustamento, probabilmente, sarebbe finita nel dimenticatoio. Perché Euroflora, è bellissima, o forse no. O addirittura, facendo qualche confronto, appena sufficiente. In grado, comunque, di attrarre foresti a frotte e gli stessi concittadini genovesi.

Però, come dicevo, vorrei scrivere del “contorno”, del quadro d’insieme, di quella percezione della nostra città, con cui genovesi e non, si sono ritrovati a fare i conti prima dell’ingresso all’esposizione. Percorrendo le strade cittadine e guardandosi attorno. Chi per capire dove era capitato e chi per fare confronti, magari, con l’accuratezza del verde esposto che,  volenti o nolenti, finiva per fare a pugni con quel culto green del verde cittadino che avrebbe dovuto essere fra le ragioni della visita ai parchi di Nervi, chiusi per l’occasione, riaperti chissà quando e ridisegnati con aiuole posticce, viali riassaltati e fiori di ogni tipo.

Il contrappasso

Perché poi, a parte il disappunto di qualche turista che si è avventurato a visita conclusa per le crose di Nervi, o che transitando a bordo delle navette o degli autobus turistici, non ha potuto fare a meno di notare le aiuole asfittiche di corso Europa, o i bordi delle strade invasi dalla caniggea e da altre erbe incolte delle più svariate famiglie, i siti dei gruppi di cittadini che abitualmente parlano del degrado di Genova sono risultati invasi da una fiumana di post e di fotografie che mettevano in risalto la contraddizione di una mostra allestita per dare risalto alla bellezza di piante e fiori con lo stato generale di incuria del verde pubblico.

L’immagine emblematica, a mio modesto parere è quella postata su “Genova contro il degrado” appena un giorno fa da Ivana Cannevarollo che spiega: “La trascuratezza della città si vede dalle piccole cose. Una felce secca fa bella mostra di sé in via Garibaldi, il bel salotto di Genova. Biglietto da visita piuttosto discutibile. Però avremo grande festa con fuoco d’artificio mega”. Con vera e propria raffica di commenti vari. Anche quelli come uno spettacolo pirotecnico. Simona Cirio: “Ero lì domenica, palazzo Bianco vero? Il giardino pensile è un disastro”. Ivana Cannevarollo: “Ed è un giardino storico”. Maria Paola Cammerata: “Tante piccole cose trascurate causano un degrado generalizzato. Ci vorrebbe niente a togliere la pianta secca e a lasciare il vaso libero. Meglio vuoto che così”.

Quel vaso con felce secca visibile da “strada nuova” l’asse storico tanto pubblicizzato per i turisti in visita alla nostra città e la via dove ha sede il palazzo comunale oltre ad una serie di siti storici, insomma potrebbe, a torto o a ragione, diventare l’emblema di questa città che negli ultimi anni ha investito e parecchio proprio sulle ritrovate supposte aspirazioni turistiche.

La filosofia del verde pubblico dimenticato

E sul tema, evidentemente molto sentito, è tutto un fiorire – verbo utilizzato non casualmente – di segnalazioni di cittadini iscritti al gruppo pubblico. Genovesi che si sono sbizzarriti con tanto di fotografie in cui segnalano la savana cittadina. Con foresta, magari solo a qualche metro di distanza dai parchi di Nervi dove è stata allestita tutta l’esposizione. Roberto Brandi ironizza postando foto di Sant’Ilario, via Astrego per chi legge, Lastrego per i presenti visto che la L sulla targa risulta cancellata da tempo. Comunque: “I settori di Euroflora che si inerpicano per le crose di Sant’Ilario. GENOVA MERAVIGLIOSA. AVANTI BUCCI!!”.

Dal centro al levante una situazione sconfortante. Con corso Italia con la bella passeggiata transennata per lavori ed immancabili “fioriture”ai bordi dei marciapiedi in via Pastrengo. Giorgio Bertuccio: “Via Pastrengo stamattina ( 2 maggio n.d.r.) i due lati della stessa vergognosa medaglia”. E ancora Patrizia Rossano: “Giardini/ aiuole via Paleocapa un ricettacolo di rifiuti ed erbacce, opere dei cittadini e di chi dovrebbe curare le aiuole.

Persino il giardino di fronte alla stazione Brignole. Robert Hugh: “Fontana abbandonata e l’immondizia. Brignole non soltanto Sampierdarena”. E Gabriele Zurli ironizza: “Giardini Brignole stamattina. Accoglienza per Euroflora?”.
Poi Elisabetta Martini: “Ieri ‘aiuola’ centrale piazza Corvetto zona con terra e in altre rare viole del pensiero appassite”. Fa il riassunto Gabriella Agostino Migliorini dopo un commento sulla pagina del gruppo dell’assessore Pietro Piciocchi con deleghe al bilancio e alle aziende partecipate: “Ad essere sintetici, dai post presenti quotidianamente sulla nostra pagina, sembrerebbe che il verde genovese, famoso negli anni passati per la sua bellezza, versi in una situazione disastrosa. A detta invece del sig. Piciocchi tutto è meravigliosamente a posto e se mancano piantine è colpa del freddo che ha attanagliato la nostra città in questo inverno rigido, tanto da riaccendere il riscaldamento fino al 10 maggio. Farei presente che nemmeno le scarse nevicate che ogni lustro imbiancano le nostre alture hanno mai prodotto un simile degrado. In Alto Adige o in Svizzera come farebbero? Comunque tanta rigogliosa caniggea ai bordi delle nostre strade non si vedeva da anni, con gaudio degli allergici e delle minzioni dei cani”.

Marciapiedi dissestati, ringhiere pericolose e aiuole incolte

Che poi, magari qualche cosa è stato fatto, ma, probabilmente, non a regola d’arte. Giorgio Bertuccio: “È il mio quarto post di oggi ma ovunque ti giri è lo stesso schifo. Stamattina hanno ‘tagliato’ l’erba in corso Solferino ed ecco come si presenta. Inoltre tra i vari rifiuti, pietre, sassi e ciuffi d’erba mal tagliata spicca la salma di una pantegana che se non si nota subito alla vista se ne percepisce la presenza a dieci metri di distanza”.

Comunque l’argomento era già stato affrontato con un lunghissimo post dell’assessore Pietro Piciocchi sin dal 30 aprile. Comunicazione per i cittadini insofferenti comparsa proprio sul gruppo pubblico “Genova contro il  degrado”. Piciocchi oltre a parlare delle incontrovertibili difficoltà economiche dei comuni italiani dovute alla “costante erosione subita da undici anni ad oggi delle risorse in parte corrente dello stato e “dell’abnorme cifra sottratta di 305 milioni di euro, nonché dell’ultima contrazione di 15 milioni di euro ha ammesso che nemmeno le risorse del Pnrr potrebbero essere impiegate per un’attività manutentiva ordinaria.

In pratica è stata attuata la politica dei piccoli passi: personale Aster leggermente aumentato e operai da destinare alle aree tecniche dei municipi. Spiega l’assessore : “Altri operai assumeremo in futuro che ci potranno aiutare nella manutenzione più spicciola. Molti giovani sono entrati nel sistema delle manutenzioni e lavorano con dedizione: questo è un fatto senza dubbio molto positivo che ci lascia ben sperare per il futuro (in Aster la media anagrafica è ormai sotto i quarant’anni, fatto non così comune nel nostro Paese). Abbiamo attuato forme snelle di affidamento a cooperative sociali di appalti di piccola manutenzione (come pitturazioni di manufatti in metallo e pitturazioni di aiuole).

Abbiamo rivisto completamente il processo organizzativo dei nostri uffici, che ringrazio, per cercare di spostare il fuoco da una manutenzione reattiva, sempre all’inseguimento dei problemi, ad una manutenzione preventiva”. Insomma innnegabile tanta buona volontà e qualche cosa, insomma, sembrerebbe muoversi, magari in ritardo con impiego di cifre considerevoli. Tutto comunque rimandato alla prossima amministrazione. Anche perché sul tema delle manutenzioni e del degrado delle strade genovesi, e non solo, l’opposizione sta incalzando il centro destra. Tanto che recentissimamente la rappresentante del Pd in consiglio comunale Cristina Lodi aveva ribadito: “Marciapiedi dissestati, ringhiere arrugginite, aiuole incolte: così si presentano alcuni tratti di corso Europa che, dalle fermate riservate dei bus turistici conducono i turisti ad Euroflora. In parte dei 15 settori riservati i turisti si troveranno di fronte allo spettacolo ‘meraviglioso’ di ringhiere arrugginite di dubbia sicurezza. Che le ringhiere non siano perfettamente sicure lo si evince dal fatto  che in alcuni limitati tratti di corso Europa, anche recentemente, siano state sovrapposte alle ringhiere griglie protettive. Si notano inoltre in molti punti riservati alla discesa dei turisti aiuole incolte in uno stato pietoso, con sporcizia dentro e fuori e tratti dei marciapiedi dissestati anche con buche, persino nelle vicinanze della scuola comunale per l’infanzia Gnecco Massa”.

E Come se non bastasse siamo circondati da scavi mal ripristinati temporaneamente o definitivamente.
Comune e Aster hanno l’obbligo di controllare ed eventualmente sanzionare le ditte appaltatrici.

Simon Bolivar beato tra erbacce e spighe

E  poi c’è, sul lungomare fra Quarto e Quinto il busto dedicato a Simon Bolivar, generale venezuelano insignito del titolo di Libertador per il suo contributo all’indipendenza di Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. Monumento in un’aiuola ormai preda di qualsiasi tipo di erbaccia.

Rita Grasso posta ironica con tanto di foto su “Genova contro il degrado”: Quarto… Euroflora 2022”. Con un altro commento fra il sarcastico e il poetico: “Bolivar, beato sorride, tra erbacce e spighe”.

E allora c’è qualcuno, oltre al sottoscritto,  che non ha potuto fare a meno di notare “il contorno” degno di quegli erbari che facevamo da ragazzi con fiori di ogni tipo e piante e piantine recuperate dai prati e, magari, proprio dai marciapiedi sotto casa, debitamente essiccati fra le risme di carta assorbente o fra le pagine di qualche libro per poi essere catalogate e conservate.

Con tanto di percezione velenosa di un’operazione mediatica fatta appositamente. In modo che al di là di fuochi d’artificio e dei fiorellini a far cornice, appesi a un filo e volanti per qualche refolo impertinente di vento e, ancora, del bel principe attempato e testimonial, si notasse la differenza fra l’inferno dantesco delle vie genovesi e il paradiso terrestre di quella Euroflora per turisti eletta, forse, a luogo di distrazione di massa. “Stucco e pittura” avrebbero detto una volta i nostri nonni. Che poi, a campagna elettorale in corso e ormai nel pieno e a qualche cosa di più da un mese dal voto, in fondo… è quello che inevitabilmente resta. Mentre, tanto per non sfinire oltre i concittadini votanti, i poveri genovesi di Quinto e di Nervi costretti per una decina di giorni ad abbandonare corso Europa come zona di posteggio per l’auto, hanno potuto ricominciare a lasciare la vettura parcheggiata in corso Europa, lato monte. Solamente per i tre giorni pre week-end. Da sabato la zona sarà di nuovo interdetta ai volenterosi automobilisti per lasciarla nuovamente ai torpedoni in sosta che hanno trasportato sino a noi i turisti. Qualcuno nel clamore dell’entusiasmo generale si è persino azzardato ad osservare che tutto, di fronte a quei posteggi desolatamente vuoti, avrebbe potuto essere deciso prima. Molto prima.

Comunque ancora peggio stanno gli utenti dell’Amt. Quelli che magari conquistato un posto auto sicuro hanno deciso di non muoverla sino a nuovo ordine. Anziani e giovani costretti a lunghe, lunghissime scarpinate per poter raggiungere una fermata delle linee del trasporto pubblico con tragitti rivoluzionati ancora una volta dalla nuova disciplina dei divieti all’interno di Nervi tra via del Commercio e via Donato Somma per raggiungere via Oberdan, via Marco Sala o via Aurelia. Tempi duri per la popolazione dei “troppo anziani” per sopravvivere al decisionismo di Bucci.

Del resto i tempi lunghi del decisionismo del manager in tema di viabilità, riparazioni – sempre che non si tratti del ponte e del “Modello Genova “ – e di sfalciamento del verde sono ormai noti. Ma forse, come qualcuno ha velenosamente affermato, anche questo faceva parte e cornice all’inferno dantesco. In modo che Euroflora potesse emergere dal confronto fino a risultare una sorta di paradiso in terra. Caramella o panacea per attirare turisti e per rabbonire i genovesi. Misteri della comunicazione e della campagna elettorale. In vista dell’incalzare del giorno del voto. Con quel paradosso del “Libertador” che magari per i suoi trascorsi non piace nemmeno a tutti. E quindi è giusto che sia cosi’. Assediato dalle erbacce. Alla pari del popolo, gregge belante.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.