Pagliarulo (Anpi), armi atomiche da tabù a possibilità

“L’invio di armi rappresenta un pericolo perchè l’Italia può apparire come co-belligerante”. E stando alle ultime rilevazioni, solo il 40% degli italiani è favorevole

Bari – “Per la prima volta dai tempi della guerra fredda, si parla delle atomiche, sia pur sommessamente, come possibilità. Mentre a quei tempi era una sorta di tabù, universalmente riconosciuto, perche’ ciascuno aveva paura di una uguale deterrenza dell’altro, adesso stiamo passando da un equilibrio del terrore al rischio di un terrore senza equilibrio. Noi dobbiamo sventare questo pericolo di una espansione della guerra e quindi stare attenti a far si’ che ogni azione di contrasto, giusta, nei confronti degli invasori, non sia tale da aumentare le possibilità di un’ulteriore escalation“.

Lo ha detto il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, a margine dell’evento organizzato a Bari sul 25 aprile. “Per questo – ha spiegato Pagliarulo – ci era sembrato che l’invio di armi rappresentasse un pericolo perchè l’Italia poteva apparire come co-belligerante. Ora mi pare che questo pericolo sia superato in peggio, nel senso che gli Stati Uniti e altri paesi, anche l’Italia, stanno incrementando l’invio di armi pesanti e pesantissime. Penso che a maggior ragione in questa situazione da vicolo cieco, occorra aprire uno spazio di trattativa”.

“Oggi – ha detto ancora Pagliarulo- abbiamo un grande Paese che ha invaso un altro Paese. È evidente che ci sia una totale responsabilità da parte della Russia di Putin”. “Nessuno nega – ha aggiunto – che sia necessaria e oserei dire doverosa una resistenza armata nei confronti dell’invasore e dell’oppressore. Da questo, ai provvedimenti da assumere c’è una gradazione di possibilità che va sempre analizzata in relazione allo scontro e al contesto. Oggi il contesto comporta il rischio, anzi una realta’, di una escalation della guerra sia interna, la fase 2 dell’invasione, sia esterna, i toni sempre più parossistici del dibattito e delle polemiche tra i potenti del mondo”.

Ecco cosa ne pensano gli italiani.

Cosa dovrebbe fare l’Italia nel contesto attuale della guerra in Ucraina?

Innanzitutto, continuare con le sanzioni economiche.
È quanto emerge da un sondaggio Dire-Tecnè realizzato a fine marzo su un campione di mille persone che hanno espresso un massimo di due risposte.
Le sanzioni che puntano a punire economicamente la Russia, sono il deterrente principale per il 66% degli intervistati. Un 40% è invece per mandare armi a sostegno dell’esercito e della resistenza ucraina. Il 6% è per sostenere l’intervento militare della Nato. Mentre un 3% di “estremisti” vorrebbe inviare l’esercito italiano in aiuto di quello ucraino. Un 19% è per nessun intervento in particolare. Il 21% risponde che non sa.

Per aiutare la popolazione ucraina a respingere l’invasione russa è giusto che l’Unione Europea fornisca armi?

Un altro sondaggio, realizzato questa volta dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) all’inizio di aprile, ha rilevato che l’opinione degli italiani è molto divisa: le percentuali di coloro che sono a favore o contrari sostanzialmente si equivalgono.
Al 38,6% di no si contrappongono il 28,6% di intervistati d’accordo con l’invio di armi e il 9,1% che vorrebbero fornire a Kiev armi ancora più potenti. Fa riflettere anche il 23,7% di incerti: si tratta evidentemente di un quesito che coinvolge anche considerazioni di carattere morale su cui è difficile prendere una posizione netta.

Ucraina: l’uso di armi nucleari è una minaccia realistica?

Malgrado un accordo negoziale tra Ucraina e Russia appaia agli italiani come l’esito più probabile di questa guerra, l’Ispi rileva che un numero molto elevato di loro continua a nutrire forti paure sulla possibilità che una parte nel conflitto arrivi all’impiego dell’arma nucleare. Oltre sette italiani su dieci (71%), infatti, ritengono che l’uso di armi nucleari nel corso di questo conflitto sia una minaccia realistica.

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