I giovani, la Nazionale e la politica
Ragazzi che botta, per tornare a renderci conto di essere alla frutta. E qualcuno ci scherza anche su con la macedonia. C’è chi ci definisce sconfitti da un dessert ipocalorico. E chi, come Stefano Salvetti, presidente regionale Adiconsum e Sicet in difesa dei consumatori posta sul suo profilo …”la macedonia è stata un po’ indigesta per questi tronfi e ben pagati”.
Finalmente sparisce dai radar “la distrazione di massa” in tempi cupi e di sofferenze. Già, il calcio che dispensa gioie e dolori, croce e delizia, dramma e rivincita. Comunque capace di far riflettere, distogliendoci – almeno un po’ e magari per un pur breve periodo – da altre preoccupazioni. Dalla guerra alla pandemia. E comunque tragedia nazionale su cui tornare a ragionare. Sul pianeta dopato entrato in crisi dopo il Covid con stelle e protagonisti milionari a caccia di ingaggi, asserviti da una corte di figure più o meno in ombra, dai procuratori agli scout, presunti, o forse no, scopritori di talenti che ne dividono, sorti, successi, ingaggi.
Per cui a tragedia nazionale consumata, qualcuno, come succede sempre in queste occasioni, ha pensato a strappare il sipario e strapparsi le vesti su quel mondo dorato fatto di maxiingaggi e di discussione sui contratti. Di profitti sostanziosi a cui rinunciare, anche in parti minime, appare improbabilese non addirittura impossibile. Un mondo in cui i giovani di belle speranze dei settori giovanili oltre a pretendere, magari, contratti milionari, non riescono ad affermarsi come vorrebbero e dovrebbero per la scarsa considerazione di selezionatori che devono pur sempre fare i conti con le aspirazioni e gli incassi delle società, alle prese con il mercato dei diritti televisivi.
Non a caso lo stesso Salvetti posta, a corredo del suo messaggio sulla distrazione di massa, la foto del duo forzatamente assente dall’ultima debacle della nazionale azzurra, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini. Due azzurri di lungo corso, recentemente campioni europei, alle prese con una maxi-ciotola di macedonia. Quasi benedicente il Salvetti patron dei consumatori per la cancellazione di quella potenziale arma di distrazione di massa che, rispetto al caro bollette e quant’altro, ci avrebbe impantanato nelle sabbie mobili dei mondiali di calcio in Qatar. Ludum et circenses, tanto per ingolfare, almeno un po’, l’attenzione generale sui problemi importanti.
Noi siamo giovani
Mentre la discussione, affatto casualmente, incalza sui giovani dimenticati e sullo scarso spirito di sacrificio in omaggio ai risultati del profitto immediato. Nel calcio, come in politica. Concetti “smart” del tutto e subito. Di facile propaganda ma di incerta e generale realizzazione.
Comunque, lasciando da parte il pianeta pedatorio, che in fondo soltanto qualche mese fa ci ha consentito di sentirci i migliori, almeno in ambito Ue, la politica, in queste poche settimane che ci distanziano dal voto, ha ripreso ad interessarsi dei giovani e del loro futuro.
Lo hanno fatto i due candidati sindaci che vanno per la maggiore. Quello del rinvigorito e rappezzato centrodestra, dopo il dirompente interludio che ha creato danni nella coalizione coincidendo con l’elezione del Presidente della Repubblica. E quello del centrosinistra che ha subito puntato su una categoria troppo a lungo dimenticata dalla politica, ma non soltanto.
Ed era partito immediatamente e lancia in resta Arièl Dello Strologo con una fitta serie di incontri per comprendere e in prospettiva sintetizzare i punti salienti rivolti a quei neolaureati costretti a lasciare Genova, la Liguria e il Paese, non tanto per una qualunque appendice dell’erasmus, ma alla ricerca di un posto di lavoro.
Esperienza, quella di Dello Strologo a contatto con gli scontenti di turno, da inserire – prima o poi – nel suo programma.
Ci vuole un giovane!
Peccato non veniale quello di lasciare una categoria di probabili e possibili elettori completamente nelle mani dell’avversario. Perciò Marco Bucci, uomo del fare, ha rilanciato sulla scommessa del suo antagonista. Inventandosi addirittura un sindaco dei giovani ammettendo comunque una punta di improbabile e pur consapevole inadeguatezza: “È assolutamente importante che ci sia una persona con cui interfacciarsi: non si può pensare che una persona di sessanta anni come il sottoscritto sia la persona più indicata per gestire le politiche dei giovani, sarebbe sbagliato: ci vuole un giovane”.
Perciò porte aperte al sindaco dei giovani con una call for action – in parole povere una chiamata atutti i giovani che vogliono candidarsi -. A lui ( il futuribile sindaco dei giovani n.d.r. ) verrebbe chiesto di guidare tutte le attività che avranno a che fare con il mondo giovanile, tra i 15 e i 35 anni”.
Vabbè, a me ricorda tanto quei consigli comunali “finti” e organizzati giusto allo scopo di proporre un qualche momento di educazione civica in cui gli studenti di una qualche scuola prendevano possesso per qualche ora della sala rossa ed eleggevano un sindaco che dagli scranni della giunta avrebbe diretto i lavori. Tanto per riuscire a capire come funzionasse l’organo amministrativo cittadino.
Più della politica potè la propaganda
Epperò proposta suggestiva quella del sindaco dei giovani con il buon Bucci che, al contrario dal solito, fa addirittura autocritica, perché già se ne era discusso cinque anni fa, proprio durante la campagna elettorale per le comunali. Un’ipotesi, un progetto lasciato poi in fondo a un cassetto.
Anche perché probabilmente a fungere in qualche modo da trait d’union fra le giovani leve e i compassati politici d’antan avrebbe dovuto e potuto pensarci Elisa Serafini ex assessore che ancora oggi, a 34 anni, rientrerebbe a pieno titolo nella “fascia protetta”. La “Ludo” influencer di Albaro, probabilmente questo tipo di funzione avrebbe potuto svolgerla benissimo, tranne poi essere allontanata dopo qualche tempo – si dice- per insanabili diversità di vedute rispetto al capo supremo. Tanto da scrivere poi sulla sua esperienza un libro acidulo mettendo a nudo il suo ex re.
Però stavolta il Nostro sembra ripensarci sino a strutturare diversamente l’incarico. Arrivando persino a parlare di possibile stipendio e di posizione importante. Rimane un po’ ostico da comprendere il fatto che con tanti saggi ed ambasciatori in circolazione la categoria dei giovanissimi, votanti per la prima volta o meno, fino agli ex giovani in cerca di occupazione, sia stata, volontariamente dimenticata. Ma insomma, con una popolazione sempre più anziana, con tanti giovani universitari ed ex universitari che lasciano la città alla ricerca di un’occasione di lavoro, con una popolazione costantemente in calo e una città in palese decrescita, non solo demografica, nonostante le massicce iniezioni di fiducia della classe politica in maggioranza occorre ed è comprensibile il coup de theatre per tentare almeno di recuperare.
E a maggior ragione, visto che l’avversario più temibile ha individuato sin da subito nei giovani la categoria con la quale cercare più o meno tempestivamente una qualsiasi dialettica.
Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia
Perciò Arièl Dello Strologo, dopo aver chiarito, finalmente e per tutti, che l’accento deve andare a finire sulla “e” e non sulla”i”, in modo che il suo nome di battesimo non possa essere inopinatamente scambiato o confuso con quello di un qualsiasi detersivo, di fronte all’audacia dell’avversario reagisce e un po’ si indispettisce. Perciò non le manda a dire… “È pura propaganda” sibila dall’alto- o dal basso- dei suoi 55 anni che, se occorre attenersi alle eta’ e alle categorie generazionali sono addirittura sette in meno del sindaco.
Comunque ben venti di troppo rispetto al limite nelle intenzioni di Bucci per rientrare a pieno titolo nella categoria dei giovani) Anche se poi viene naturale pensare che poi una volta dicevano che la giovinezza era soprattutto una categoria dello spirito. Ma vabbè i nostri candidati hanno consapevolezza di ritrovarsi in età e soprattutto vecchi mugugnoni.
Poi Arièl va dritto al punto: “A quanto pare Bucci aveva bisogno della campagna elettorale per ricordarsi dei giovani, perché poco o nulla ha fatto nel corso del suo mandato, come dimostrano i numeri e sostengono a gran voce i cittadini e le cittadine. Da quando l’Istat ha evidenziato la fuga da Genova, con migliaia di giovani che lasciano ogni anno la nostra città, Bucci da una parte ha negato fantasiosamente i dati ufficiali, dall’altra ha inventato un sindaco dedicato a loro. Mi fa comunque piacere che mi abbia ascoltato. Da settimane parlo dell’importanza di mettere i giovani e le giovani al centro e oggi se ne esce con questa idea di pura propaganda. Come se ci volesse un sindaco delle donne o altre bizzarrie. Ma il sindaco dei giovani è il sindaco stesso, quello di tutti i cittadini e di tutte le cittadine”.
E in fondo Arièl ha ragione. Ricordo al momento dell’elezione, dopo il ballottaggio, quando proprio Bucci si definì il sindaco dei genovesi, di tutti i genovesi. Ecco a cinque anni di distanza, probabilmente resta il sindaco di quasi tutti i genovesi, ma per sua stessa ammissione non dei giovani. Commissario, poi sindaco probabilmente, ma non specializzato in giovani.
Tanto che un altro candidato sindaco, quel Mattia Crucioli, ex pentastellato, avvocato anche lui come Dello Strologo, già senatore nel 2018 ad appena 41 anni, fa rispondere attingendo da Lapalisse dai suoi accoliti: “Al sindaco Marco Bucci rispondiamo che la sua idea non è male, ma riteniamo che eleggere un sindaco giovane sia molto meglio. Per questo sosteniamo Mattia Crucioli”. E il senatore Mattia Crucioli eletto a palazzo Madama con appena un anno in più rispetto a quanto richiede il requisito fondamentale che fissa il limite minimo a 40 anni, di anni in meno di Bucci ne ha ben 17 e 10 in meno di Dello Strologo. Insomma per Bucci un mezzo autogol. Anche se lui non lo ammetterà mai.
E comunque dopo tanti anni sembrerebbe essere tornati indietro all’Italia delle corporazioni, arti e mestieri. Al periodo dei comuni, insomma, dove ogni corporazione votava il suo rappresentante.
A casa di Arièl
Poi c’è la propaganda ancora la propaganda o comunicazione. Quella dall’altra parte della barricata. Quella di certi soloni della comunicazione con il compito difficile di cercare di risalire i numeri imbarazzanti che parlano di una sicura vittoria, probabilmente sin dal primo turno, del sindaco/ commissario uscente ed entrante.
Sono giovani e moderni e perciò hanno puntato, dritto per dritto, su una specie di comunicazione all’americana. Da una parte sollecitando i giovani e gli scout con i pic nic e la merchandaising con tanto di maglietta con slogan annesso: “Vamos Arièl “. Con doveroso accento sulla e. Dall’altra, in presenza di positività al Covid proprio del protagonista ci svela la casa del candidato sindaco. Con tanto di affetti. Dal cane, ai figli alla moglie. Dal vero, a parte l’interprete principale, appare per la verità vero solo il cane. Figli e moglie soltanto in fotografia. Tanto che sulla domanda su un eventuale coinvolgimento della famiglia Arièl glissa rispondendo… “Dipende dalla loro scelta di riservatezza. Comunque siamo una famiglia molto unita e vivono questa avventura insieme a me”.
Intervista con voce fuori campo a cui ne seguiranno altre. Al momento ne sono comparse sul canale del candidato sindaco già due.
La prima dura poco meno di due minuti- la dura legge dei social vuole così, in modo da non far cadere la concentrazione di chi ascolta – in cui il candidato risponde a domande stringenti dell’interlocutore incalzante e con erre arrotata. Momenti imperdibili in cui fra le altre cose, dalla passione per la sua città ai motivi per cambiare amministrazione e risollevarne le sorti, vieni a sapere che se non avesse fatto l’avvocato, il giovane Arièl Dello Strologo avrebbe voluto fare il calciatore. E dalla dieta ipocalorica al disastro azzurro, sino alla distrazione di massa tutto, quasi magicamente, finisce per tornare.
Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.