Le mani della camorra sul carcere di Secondigliano: ecco chi sono i boss indagati

I ras detenuti gestivano una piazza di spaccio insieme ad alcuni agenti della polizia penitenziaria

Napoli – Ci sono personaggi di spessore della criminalità organizzata napoletana tra i destinatari della misura cautelare emessa ieri dal gip di Napoli dopo le indagini dei carabinieri che hanno inchiodato “guardie e ladri” per aver messo su una piazza di spaccio all’interno del carcere di Secondigliano.
Eugenio D’Atri, killer dell’area vesuviana, arrestato e condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di Francesco Tafuro e Domenico Liguori, commercianti e incensurati, colpevoli di aver richiesto al boss il pagamento di un debito di gioco, ad esempio. Ma anche Salvatore Basile, ras scissionista del gruppo Petrone-Puccinelli del Rione Traiano a Napoli, che sta scontando una lunga condanna per camorra ed estorsione. Dallo stesso quartiere arrivanoil figlio d’arte, Alfredo Vigilia junior, e suo cugino Pasquale Vigilia.
Dei Bodo di Ponticelli, i boss tatuati, è coinvolto Antonio Autore. Tra i nomi noti finiti nei guai anche Michele Elia, capoclan del gruppo di malavita che da mezzo secolo comanda al Pallonetto di Santa Lucia. Fabio Crocella, vicino alla famiglia Mazzarella, coinvolto in estorsioni per conto del clan al mercato della Duchesca. Vicino al boss Francesco Pio Corallo, Crocella gestiva il lucroso affare delle scarpe taroccate. Eduardo Fabricino, poi, è un personaggio di spicco della camorra di Secondigliano e il suo nome rimbalza nel giro di calcioscommesse gestito dagli scissionisti dei Di Lauro. Tra i destinatari dell’ordinanza, anche Antonio Napoletano detto “o’ nannone”, baby boss del clan Sibillo e protagonista della stagione degli omicidi della “paranza dei bambini”, nella guerra del centro storico tra i Sibilllo e i Buonerba.

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