Il potere è l’afrodisiaco supremo
Tempi duri, tempi duri per chi ancora ci crede. Fra promesse elettorali e dichiarazioni di intenti, aperture di point elettorali, promesse, vere o da marinaio, alleanze, circumnavigazioni, convergenze, incontri più o meno casuali, rientri e ritorni sui propri passi. Con tutte quelle avvertenze con cui Luigi Spagnol e Arthur Bloch addirittura in tempi non sospetti – già nel 2002 – ci avevano messo in guardia, scrivendo una serie di avvertenze ne “La legge di Murphy per la sinistra”. Con la basilare estensione di Luiso alla legge di Murphy. Estensione che dice: “ Se qualcosa può andare a destra lo farà “. E con ulteriore estensione di Kamar alla legge di Pudder, a mo’ di avvertenza. Che recita: “Chi comincia a sinistra va a finire a destra. Chi comincia a destra va a finire ancora più a destra”.
Intimidazione mai così azzeccata, tenendo conto del primo risultato dei sondaggi per le amministrative genovesi che danno già ampiamente in vantaggio la coalizione del sindaco uscente, Marco Bucci. Talmente in vantaggio da consentirgli di vincere al primo turno senza nemmeno dover rimandare la festa al ballottaggio. E l’avversario di giornata, l’esponente del centrosinistra Ari’el Dello Strologo, a rincorrere con circa il 14 per cento in meno. Con quelle due leggi beffarde a corollario della principale. Spiega infatti, come già detto, l’estensione di Luiso: “Se qualcosa può andare a destra lo farà “. E chiarisce meglio l’estensione di Luiso all’osservazione di Schnatterly: “ Se qualcosa non può andare a destra, lo farà lo stesso”. Con tanti saluti ancora al Dello Strologo.
Una donna che fugge attira l’inseguitore, anzi lo crea
Comprensibile, quindi il vorticare di nomi intorno alla oltre mezza dozzina di liste che finirà per sostenere il primo cittadino uscente in odore di riconferma. Con simbolo, senza simbolo, sotto le mentite spoglie delle liste civiche, sinistri, ex sinistri, pentastellati e riformisti. Fulminati sulla strada di Damasco. Messi alla porta e tempestivamente ricontrattualizzati dall’altra parte della barricata. Avvertenza con legge di Altan: “Ogni uomo ha il suo prezzo ed alcuni anche lo sconto”.
Bella battaglia quella della comunicazione con rientri e tradimenti eccellenti, che, se tanto mi dà tanto, non possono che far discutere. Saggio con mansioni di comunicatore quel Gianni Vassallo che, allora impiegato all’Intersind e iscritto alla Democrazia Cristiana del pluripotenziario segretario Gianni Bonelli, estensione genovese del potentissimo Paolo Emilio Taviani, si ritrovò nel ruolo di segretario provinciale. Dopo tangentopoli con approdo alla Margherita e poi al Pd. Ha lasciato tracce recenti come presidente del mercato di Bolzaneto. E poi un altro ritorno eccellente quello di Matteo Garnero che già nel 2017 aveva diretto la campagna elettorale vincente di Marco Bucci.
Esperto di marketing e vicino alla Lega. Da poco il direttore dell’agenzia “In Liguria” che si occupa proprio di marketing territoriale, su indicazione del vicepresidente della giunta regionale Alessandro Piana. Anche lui, neanche a farlo apposta, leghista. Quel Garnero, già tirato per la giacchetta, su eventuali ragioni di opportunità. Che si è affrancato dal tema del contendere assicurando che lavorerà a titolo gratuito per il sindaco uscente e che lo farà nei ritagli di tempo e soltanto al di fuori dell’orario di lavoro. Sfuggendo così al pantano del doppio incarico. Rassicurazioni che non hanno convinto l’opposizione. Tanto che in Regione è immediatamente scattata la contraerea del capo delle minoranze, Ferruccio Sansa, e del capogruppo del Pd Sergio Rossetti. Entrambi hanno riproposto il problema dell’opportunità.
Naturalmente senza ottenere risposte.
Il potere è opaco, ma l’opacità del potere è la negazione della democrazia
Bello il titolo, che poi è semplicemente una frase di Norberto Bobbio. Già, l’opacità del potere che, nel momento in cui non diventa trasparenza, attraverso una serie di spiegazioni da chi lo esercita, quel potere, diventa negazione della democrazia. E da un po’ di tempo nelle assemblee, da quella comunale a quella regionale, accade con una regolarità inquietante.
Martedì scorso, per esempio, i rappresentanti dell’opposizione hanno lasciato la riunione dei capogruppo in segno di protesta perché, hanno argomentato, la giunta di Bucci dal suo insediamento non ha mai rispettato i diritti dei consiglieri di minoranza e, così facendo, nemmeno quelli dei cittadini che possono essere ascoltati nelle commissioni attraverso l’invito delle associazioni e dei comitati. Dal 2017 in poi sono state richieste 875 commissioni (670 dai gruppi di minoranza), ne sono state convocate 335. Facendo registrare la sconsolante percentuale del 38 per cento.
Così i rappresentanti della minoranza puntano ancora una volta il dito contro la mancanza di informazione e di confronto. E accusano nuovamente “ il sindaco e la giunta comunale ignorano volutamente i doveri istituzionali di chi dovrebbe governare svuotando il ruolo e la funzione democratica del consiglio comunale”.
Parole non nuove già pronunciate già in sala rossa in occasione della richiesta della rendicontazione delle spese della manifestazione Genova Jeans, tenutasi a settembre. Cifre nemmeno troppo precise arrivate con parecchi mesi di ritardo al richiedente, il capo dell’opposizione Gianni Crivello.
Spiega la Legge di Attlee sempre all’interno della Legge di Murphy…per la sinistra, con applicazione comunque bipartisan: “Democrazia significa governare attraverso la discussione, ma funziona solo se si riesce a far smettere di discutere”. Ecco.
Quando più grande è il potere, tanto più pericoloso l’abuso
Insomma dall’opacità all’abuso il passo è breve. Sino alla negazione della democrazia. La frase del titolo è comunque di Edmund Burke e risale alla fine del Settecento.
Evidenzia il triste connubio fra politica e informazione, o meglio…. comunicazione, nell’ultima querelle in Regione, dove l’opposizione non è riuscita ad avere risposta alcuna sulle spese di una spedizione organizzata dalla Regione Liguria per partecipare ad un Convegno a Dubai. Spiega Ferruccio Sansa in un post sul suo profilo: “LA GITA A DUBAI CON I SOLDI DEI LIGURI
Oggi è la giornata della Liguria all’Expo di Dubai. All’evento Toti ha invitato un gruppo di giornalisti (non si sa secondo quali criteri) e molti di questi giornalisti viaggeranno e saranno ospitati a Dubai con i soldi pubblici. Cioè nostri.
A Toti- che nella foto vediamo con allegra brigata di autorità- abbiamo chiesto un chiarimento con due interrogazioni in consiglio regionale alle quali non ha risposto. Riproviamo qui sui social con le cinque domande in cerca di risposta.
1) quanto costerà il viaggio
2)quali testate giornalistiche viaggeranno a spese del contribuente e quanto costeranno biglietti e pernottamenti?
3)chi è stato invitato a spese nostre oltre ai giornalistici?
4)quanto è costato il convegno organizzato insieme ad una testata giornalistica locale, per lanciare la presenza ligure a Dubai?
5)quanto è stato speso, aggiungiamo, in pubblicità sulle testate locali per lanciare la presenza della Liguria a Dubai?”.
Già, insomma, soldi pubblici per incentivare l’informazione sugli organi di stampa locali sull’evento negli Emirati teso a lanciare l’immagine della nostra regione a scopo turistico. Solo che poi un po’ di gente si chiede, come del resto ha fatto Sansa: era proprio necessario invitare i giornalisti. Forse sarebbe bastato rilanciare da Dubai qualche comunicato stampa.sperando nella pubblicazione. Eppero’ , forse, e per tutti, meglio la diretta partecipazione.
Quel sottile confine fra comunicazione e informazione
Problema capzioso e complesso quello rilanciato dei giornalisti invitati a spese degli enti pubblici, ma anche privati, con qualche risvolto, persino sulla deontologia professionale che riguarda il delicato confine fra comunicazione e informazione.
Tema che tratta da par suo in un post pubblicato sul suo profilo il collega di lungo corso e pensionato de “Il SecoloXIX”, Marcello Zinola.
Ecco che cosa scrive: “…Da sempre ci sono stati viaggi delle aziende private e pubbliche con giornalisti al seguito. Da sempre. Non credo, spero, che i colleghi fossero poi condizionati, tra l’altro erano quasi sempre inviati o capi. Oggi è tutto cambiato, cioè un rapporto così stressante della comunicazione pubblica/privata sull’informazione non c’era in passato. Ne’ una Regione o un Comune erano, nei fatti, il secondo editore sul territorio ( peraltro in maggioranza con contratti a termine di collaborazione) in una situazione così devastante dell’editoria al cui interno è umanamente comprensibile che chi è in difficoltà cerchi o speri in una chiamata a concorso. L’Ordine dei Giornalisti (non il sindacato che ha un ruolo diverso) pur non avendo mezzi o titolo per dire è lecito/ illecito andare, una riflessione pubblica potrebbe/dovrebbe farla. Perché qualche situazione, per così dire stridente, c’è…
L’occasione potrebbe essere l’assemblea annuale. Non si sentano nel mirino i consiglieri Odg, ma se hanno pensato di ricandidarsi e di essere confermati, come è stato, non possono essere sordo/ciechi. Ferruccio Sansa, l’ho già scritto non sempre mi trova d’accordo sui modi, e qualche volta, anche sui contenuti. Ma sono opinioni. Pero’ su questo fronte ha ragione nel suo attuale ruolo politico. Le delibere devono esser complete e trasparenti. Idem per i giornali. Andrea Chiovelli , è l’unico a rispondere, per ora. Bisogna poi vedere quanti giornalisti veri andranno, oppure quanti imbucati. Io non mi scandalizzo perché è un metodo consolidato quello dell’ospitata ma la trasparenza è essenziale. A tutela degli stessi colleghi che andranno a Dubai che, sino a prova contraria, sono onesti. Ma Sansa ha posto quesiti assolutamente condivisibili. Non rispondere da parte della Regione, non fare una riflessione da parte dell’Ordine, sarebbe sbagliato. Per dieci anni ho curato la formazione per conto dell’Odg, poi proprio da un settore della comunicazione pubblica (avendo fatto il cronista per quaranta anni ho impiegato un giorno a capire chi era stato) sono arrivati strali e accuse di una “gestione politica” della formazione. A esplicita e reiterata richiesta di conoscere il chi si lamentava, e per cosa ho, appunto, fatto io il cronista, per saperlo a fronte delle non risposte. E ho lasciato.
Ps. La formazione e i suoi crediti hanno o dovrebbero avere profonde radici sul fronte deontologico che non è un parolaccia né un limite. Notte”.
Nel frattempo, mentre la polemica si scalda, qualcuno fa sapere di aver inviato il giornalista a proprie spese. Altri hanno preferito tacere non affrontando un problema importante.
Evidente già giovedì lo speciale Dubai su un noto quotidiano locale. Perché poi il metodo per sostenere un evento può anche essere diverso. Bisognerà vedere, magari, se il giornalista di turno, inviato a Dubai, se al sentirà, magari, di criticare la Canalis di turno ingaggiata per qualche spottone per lanciare l’ospitalità genovese e l’imprenditoria ligure.
La svolta di Legambiente
E insomma, tanto per restare in tema, rifacendosi alla questione principale, è la riprova della famosa constatazione del potere che logora chi non lo ha. Per cui, probabilmente, risulta sempre meglio adeguarsi.
Ancora un esempio in un ambito solitamente, almeno una volta, molto distante dal potente di turno, soprattutto in materia di politiche ambientali.
Accade però che per una manifestazione non condivisa che un intero circolo aderente a Legambiente venga scomunicato. Insomma esiste la scomunica anche in un ambito tendenzialmente libero come quello ambientalista.
Spiega nel comunicato Marco Fabbri, il presidente del circolo Nuova ecologia espulso insieme ai suoi aderenti: “Oggi Legambiente è un po’ meno libera” perchè “si è scelto di silenziare la voce dello storico Circolo Nuova Ecologia di Genova che ha affiancato e dato rappresentanza a molte battaglie sul territorio e, per queste scomode rivendicazioni, era mal sopportato. Così lo si è voluto progressivamente emarginare dall’Associazione, escludendolo dagli organismi direttivi regionali”.
“Una manovra orchestrata per isolarci, privandoci di informazioni, coordinamento e supporto, e in buona sostanza, mettendoci inevitabilmente nella condizione di agire in totale solitudine rispetto ad un’Associazione con lo sguardo rivolto altrove, tesa cioè a fare del lobbysmo ambientale (a rimorchio di Campagne Nazionali di monitoraggio sullo stato dell’ambiente cui far seguire come da prassi comunicati più o meno severi) ma disincarnato dalle battaglie necessarie a mobilitare le risorse per un reale cambiamento di sistema”.
Disinnescare il dissenso
Con ciò si è ottenuto il doppio risultato di giustificare la propria esistenza e di giocare questa credibilità nei confronti di un’Amministrazione a cui gioverebbe essere giudicata con indulgenza, ma che a sua volta – ricordiamolo – è anche dispensatrice di finanziamenti su bandi di progetto, patrocinii e quant’altro. Per questo motivo il dissenso sulle linee di politica associativa rivolte dal Circolo già nel corso del Congresso Regionale del 2019 (sostanziate in emendamenti che ne criticavano il malgoverno, la poca trasparenza e miopia nelle scelte, sempre a favore di circoli tematici che non tenevano conto della complessità degli interventi di volta in volta in discussione – prima i canoisti a Nervi, successivamente i ciclisti in Corso Italia… – e non affrontavano temi dirimenti come la gestione dei beni pubblici in house, tipo le concessioni autostradali, o le problematiche legate all’esplosione sui territori, in particolare la Valpolcevera, della bomba chiamata Logistica) avevano rappresentato evidentemente un punto di non ritorno per i nostri interlocutori: ma il salto di qualità è stato compiuto nel derubricare a questioni di carattere meramente disciplinare un dissenso di strategia politica e dunque di normale dialettica democratica”.
Amicizie e questioni pretestuose
E prosegue Fabbri: “Per quella via si è riusciti quindi a convincere anche Circoli che non erano a conoscenza delle pretestuose questioni contestateci affinché votassero, chi per deferenza all’autorità chi per amicizia chi perché in qualche modo corresponsabile, a favore della richiesta all’Assemblea Nazionale per il ritiro della nostra affiliazione, ora anticipata direttamente da un provvedimento di sospensione immediata dei responsabili Regionali.
Non stiamo qui a ricordare tutte le occasioni in cui l’Associazione regionale ai suoi massimi livelli si è fatta notare per la rumorosa assenza nelle discussioni urbanistiche di prima grandezza che hanno riguardato il territorio del genovesato (vedi il Piano Urbanistico Comunale), o uscendosene con posizioni edulcorate (come per la speculazione sulla costa di Vesima), dove non a caso per entrambe hanno escluso il ricorso a possibili azioni legali, o su temi eticamente sensibili nelle manifestazioni tenutesi in città per la pace, antifasciste e antirazziste, rendendosi spesso non disponibili ad azioni di concerto con altre associazioni ambientaliste.
Spegnere una voce fuori dal coro
L’intenzione è stata quindi di spegnere una voce fuori dal coro che più di recente si è spesa, a loro modo di vedere illegittimamente, a fianco del presidio di protesta dei Comitati di Sampierdarena sul trasferimento dei depositi petrolchimici insalubri e a rischio d’incidente rilevante in Porto o di quello dei Comitati della Valbisagno per le mortificanti politiche portate avanti dalla Giunta o di quello di Nervi per gli altrettanto disastrosi provvedimenti adottati (paradossalmente a volte anche con le migliori intenzioni) fin dal suo insediamento e che ci avevano già portato ad insignire il Sindaco del Premio Attila: che poi forse tutto ciò non sia altro che un messaggio mandato all’Amministrazione Comunale? Noi comunque sia in Legambiente, qualora l’Associazione nel suo complesso si dimostri ben altra cosa rispetto al livello Regionale, sia con un progetto autonomo, di cui non mancheremo nel caso di mettervi a conoscenza, cercheremo di portare avanti le nostre battaglie con la stessa coerenza che ci viene anche in questa occasione riconosciuta dagli attestati di solidarietà che stiamo ricevendo”.
Sullo sfondo Euroflora, supermercato e piscina
Il tutto, non a caso con un “casus belli” in una zona della città, quella dell’estremo Levante che recentemente è diventata luogo di sperimentazione per pedonalizzazione e cambiamenti della circolazione. In vista dell’apertura di un nuovo supermercato della famiglia Gattiglia, di un posteggio ed eventualmente della piscina che è diventata l’arma di scambio per l’operazione iniziata con il rifacimento del porticciolo. E poi in arrivo c’è Euroflora con la chiusura dei parchi. Prova generale per il finale della campagna elettorale di Marco Bucci. Quindi meglio imporre in qualche modo la sordina ai contestatori organizzati nel circolo ambientalista. Sino a quando, magari, scopriremo che il responsabile dell’associazione si schiererà dalla parte di Bucci, magari perfino a fare parte dei candidati in una lista civica in cui verranno raccolti riformisti ed ex piddini.
Anche perché Bucci parrebbe aver assestato proprio la settimana scorsa la spallata definitiva alla querelle che per molte settimane ha avvelenato la sua discesa in campo e la seguente campagna elettorale permanente. La questione della doppia carica di chi elergisce a se stesso i finanziamenti del Pnrr. E la presunta ineleggibilità a sindaco del commissario di governo in carica. Argomento entrato finalmente nell’agenda del sindaco uscente. Questione sulla quale in più di una occasione, in passato, lo stesso Bucci si era dimostrato sfuggente. Limitandosi ad assicurare e rassicurare tutti sulla presenza di un parere favorevole dell’Avvocatura e di significativi sbilanciamenti a suo favore da parte di autorevoli rappresentanti del governo.
Con precedenti timori da parte degli esponenti della Lega e Dello stesso Edoardo Rixi suo padrino politico nel 2017.
Tanto che il capogruppo Pd in sala rossa Alessandro Terrile aveva sottolineato in un post sul suo profilo l’attività pro commissario di Rixi e soci in parlamento: “È successo a fine gennaio, nella discussione alla Camera del Decreto Mille proroghe.
Edoardo Rixi, Flavio Di Muro e altri deputati della Lega hanno presentato l’emendamento n. 13.17 che proponeva di rimuovere l’ineleggibilita’ dei commissari prevista dall’art. 60 del TUEL.
L’emendamento è stato dichiarato inammissibile per cui la norma è rimasta la stessa. Ma il tentativo di riforma dimostra inequivocabilmente l’ineleggibilità di Bucci.
Fallito il primo assalto il centro destra pensa ad un nuovo trucco: Bucci si dimette da Commissario poco prima delle elezioni, con la promessa che sarà rinominato subito dopo”.
Il cavillo dell’ineleggibilità
Attacchi che hanno costretto il sindaco/candidato sindaco/commissario governativo ad affrontare finalmente di petto la questione e ad uscire allo scoperto con una raffica di dichiarazioni sulle quali vale la pena di soffermarsi. Con la sensazione urticante del sottile ricatto ad eventuali avversari che hanno minacciato il ricorso.
Ha spiegato Marco Bucci, praticamente a reti unificate, come se si trattasse del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, o peggio di quello di Draghi… al pesto: “Se un avvocato, anche qui in Consiglio, non capisce la differenza fra ineleggibile e incandidabile è un problema”, precisando anche che il suo ruolo è stato conferito dallo Stato e non dal Prefetto. Ripetendo che ha in mano il famoso documento che lo metterebbe al riparo da qualsiasi ricorso possa decidere di presentare l’opposizione.
Rimarrebbe a questo punto incomprensibile l’agitarsi alla Camera di Rixi e Di Muro con gli emendamenti all’art.60 che decreta l’ineleggibilita del commissario secondo il Testo Unico degli Enti Locali, visto che la questione, a quanto dice il diretto interessato, sarebbe già ampiamente superata, documenti alla mano. Al riguardo mi sembra di ricordare che il Prefetto, come figura giuridica, altro non sia che una figura periferica del Governo e dipenda direttamente dal ministero dell’Interno. E che quindi genericamente debba essere anche lui un dipendente dello Stato.
Però non sono un esperto amministrativista e prendo per buona l’obiezione del Sindaco che, da manager a tutto campo, ha inteso dare una lezione di giurisprudenza all’avvocato Terrile. Ne’ intendo addentrarmi nella giurisprudenza che evidentemente deve aver preso in considerazione la differenza tra ineleggibilità e incandidabilita’.
Tuttavia mi ha colpito, e devo dirlo in tutta franchezza negativamente, l’altro messaggio lanciato da un Bucci in evidente difficoltà. A me è suonato tanto come una sorta di ricatto nei confronti di chi aveva annunciato possibili ricorsi quella frase: “Chi prova a vincere con i cavilli ha già perso. È’ veramente vergognoso. Usate la forza di convinzione per convincere i genovesi se volete vincere”. E ancora : “Non lascerò mai sia per principio sia per etica”. Sino al ragionamento: “Quindi mi posso candidare. Se poi alla fine qualcuno tenta di dire era ineleggibile. Vediamo se qualcuno lo dirà. Sta di fatto che è molto meglio vincere con i voti dei cittadini piuttosto che per cavilli burocratici”.
Che, leggendo fra le righe, sa tanto di ragionamento populista… “vediamo se qualcuno ha l’ardire di mettersi contro la volontà popolare espressa dai genovesi con il voto”. Con un’ eventuale ineleggibilità che, in caso di responso positivo, farebbe ricadere immediatamente l’intera responsabilità dell’ipotetico blocco amministrativo in attesa di nuove elezioni sulle spalle dei ricorrenti. Per questo penso che il nostro sindaco, da persona responsabile, dovrebbe finalmente rendere pubblico tanto il parere dell’Avvocatura quanto le rassicurazioni ricevute dal fantomatico esponente del Governo. Però sono abbastanza convinto che non lo farà.
E mi piace concludere con un pensiero di Ennio Flaiano, assolutorio, o forse no, rispetto a Marco Bucci, che in fondo non è altro che l’esponente della politica del momento. Quindi Ennio Flaiano che scriveva queste cose già molti anni fa, con sagge capacità di premonizione. Flaiano, che in fondo tratteggia i mali tutti italici di cui in molti risulterebbero essere portatori più o meno sani in questo momento politico in cui le contrapposizioni ideologiche appaiono soltanto di facciata: “ I secoli hanno lavorato per produrre questo individuo di stanche ambizioni, furbo e volubile, moralista e buon conoscitore del codice, amante dell’ordine e indisciplinato, gendarme o ladro a seconda dei casi. Nazionalista ed erudito di come si doveva vincere l’ultima guerra e a chi si potrebbe dichiarare la prossima. Evade il fisco, ma nei cortei patriottici è quello che fiancheggia la bandiera e intima ai passanti: giù il cappello”.
Paolo De Totero
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.