Regalo a Big Pharma: l’Italia proroga i brevetti sui vaccini a mRNA

Il Mise minimizza e parla di automatismo all’interno dell’Unione Europea

L’epidemia di covid sembra essere in remissione. Così dicono. A meno che non si formi una nuova variante. Perché questo non succeda, è necessario che il virus cessi di circolare. In tutto il mondo!

Invece nei paesi più poveri il tasso di vaccinazione della popolazione è bassissimo. Si va dalla Repubblica democratica del Congo, dove solo lo 0,33 della popolazione ha ricevuto la prima dose (dati Sole 24 ore), a tutti i paesi sub sahariani, dove le percentuali viaggiano intorno al 5-8% della popolazione, a stati più ricchi come il Sudafrica, che arriva al 32%. Cifre ancor più desolanti se ci si riferisce al completamento dell’iter vaccinale. 

Da tempo numerosi Paesi, Sudafrica e India in testa, stanno chiedendo una moratoria sul brevetto dei vaccini per permettere alle loro industrie farmaceutiche di sviluppare vaccini meno costosi per i Paesi poveri. E’ la strada percorsa nella lotta all’aids, che ha portato a un radicale ridimensionamento della diffusione della malattia a livello mondiale.

In questo contesto l’Italia ha appena prorogato, in tempi record, la durata di alcuni brevetti impiegati nei vaccini anticovid di AstraZeneca, Pfizer e Moderna. La scoperta è stata fatta da un gruppo di studiosi e la notizia è stata data da Vittorio Agnoletto, medico attivista e giornalista scientifico, su Radio Popolare. 

Secondo le regole sulla proprietà intellettuale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (accordi TRIPs del 1995) le aziende farmaceutiche possono “proteggere” per 20 anni con un brevetto ogni nuovo tipo di farmaco o di metodologia di ricerca scoperta. Questo genera un’esclusiva assoluta sul prodotto, lasciando libera la casa farmaceutica di imporre il prezzo. Grazie al vaccino covid, Pfizer ha appena annunciato per il 2021 ricavi per 81 miliardi di dollari, il doppio dell’anno precedente.  

Per chiarire la questione, però, occorre sapere che ogni medicinale o vaccino è coperto da decine, quando non centinaia di brevetti e che gli accordi TRIPs permettono, in determinate ed eccezionali circostanze, di prolungare il brevetto di ulteriori 5 anni. La decisione, in questo caso, spetta ai singoli Paesi.

Ciò che è successo è che la Oxford University Limited, legata ad AstraZeneca, ha chiesto un’estensione di 3 anni e mezzo del certificato complementare di protezione per un brevetto del 2012. Lo stesso ha fatto CureVac, impresa tedesca titolare di un brevetto del 2002 usato da BionTech e Pfizer, che sarebbe scaduto fra pochi mesi. CureVac ha ottenuto un’estensione di 5 anni.

Le conseguenze della scelta di prolungare il brevetto (scelta che in Europa è stata seguita solo dalla Germania) sono di due tipi: scientifica e politica. 

Dal punto di vista scientifico, aver prorogato il brevetto significa che per alcuni anni in Italia nessuno potrà giovarsi di quel sapere o di quella metodologia per continuare a fare ricerca (e la metodologia a mRNA viene studiata nella lotta contro i tumori). Un’impresa farmaceutica che volesse continuare a lavorare a sviluppare vaccini a mRNA dovrebbe lasciare il Paese.

Non solo: se qualcuno sviluppasse un vaccino, magari più economico o più potente, basato su quel brevetto, ma in un paese dove il brevetto non è stato prorogato, in Italia non potrebbe essere commercializzato.

Dal punto di vista politico sarebbe il caso di porre qualche domanda. 

La richiesta di proroga è stata presentata per CureVac (quindi Moderna e Pfizer) all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi il 22 febbraio del 2021. Il 18 marzo successivo veniva autorizzata. La richiesta di AstraZeneca è stata presentata il 29 giugno e ha ottenuto l’approvazione il 15 settembre successivo. In un lasso di tempo così breve, hanno avuto il tempo di studiare i documenti e la questione?

L’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti fa parte del Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico. Il ministro Giorgetti è al corrente di queste proroghe? Il ministro della Salute, Speranza? E il presidente del Consiglio Draghi? Perché questa decisione, presa nel silenzio più assoluto, ha anche una conseguenza economica, permettendo alle case farmaceutiche di imporre il loro prezzo sui vaccini.

Dal Mise hanno cercato di minimizzare, parlando di automatismo all’interno dell’Unione Europea, ma la Francia si è rifiutata e in Spagna e Gran Bretagna ne stanno ancora discutendo.

Chiara Pracchi

Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.