Trapani, sequestrato il patrimonio di Vincenzo La Cascia, esponente di vertice del mandamento mafioso di Castelvetrano

Controllo del territorio, estorsioni, omicidi, faide, il vero cancro da estirpare sono le mafie

Trapani – La mafia imprenditrice, quella delle estorsioni, la mafia della “robba” quella che non si è rifatta il trucco. La mafia legata alla terra e al suo possesso, ma non solo per soldi, più che altro per dimostrare il proprio potere sulle cose e sulle persone. La mafia della porta accanto, quella che incontri mentre prendi il caffè, quella che ti obbliga a essere ossequioso e ad abbassare lo sguardo.

E il sequestro da parte della Finanza di Trapani riguardante l’impresa agricola condotta dalla moglie di Vincenzo La Cascia, costituita perlopiù da fondi rustici coltivati ad uliveti in agro di Castelvetrano,  si inquadra in questo scenario che sa di antico, di film anni ’70 ma che vale, però, 300mila euro.

Operazione “Anno zero” e i “presunti mafiosi”

Il sequestro, a cui speriamo segua la confisca, viene dopo un’indagine sul patrimonio personale del boss La Cascia, per l’evidente sproporzione tra il patrimonio disponibile e le dicharazioni dei redditi. L’avidità non è solo nel derubare i poveracci ma anche nell’evadere il Fisco.

Il ruolo di vertice di La Cascia al comando della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara non è in discussione. La sua figura rientra, infatti, in molte operazioni antimafia, una su tutte “anno zero”, condotta della Procura Distrettuale di Palermo, che ha visto coinvolti “presunti” mafiosi, tra i quali i due cognati del superlatitante Matteo Messina Denaro,Gaspare Como e Rosario Allegra e alcuni fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino.

Controllava i terreni, controllava il territorio, custodiva armi per la “famiglia”

Viasto il suo ruolo di “campiere” per conto della famiglia Messina Denaro nell’agro di Contrada Zangara a Castelvetrano, la sua stretta vicinanza con il noto boss latitante, ha permesso agli inquirenti di collocare La Cascia in un ruolo apicale all’interno della potente famiglia mafiosa del superlatitante.

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