Coronavirus, Cartabellotta: “Rivedere il sistema delle Regioni a colori. Risultati modesti a fronte di pesanti costi economici e sociali”

Dopo 6 settimane consecutive di calo, il monitoraggio della fondazione Gimbe rileva che dal 29 dicembre al 5 gennaio c’è stato un incremento del 27% dei nuovi casi

Sul fronte ospedaliero, si registrano lievi oscillazioni dei ricoveri con sintomi (23.395 vs 23.662) e delle terapie intensive (2.569 vs 2.549) mentre tornano a crescere i decessi (3.300 vs 3.187).

Meno tamponi durante le feste

“A cavallo del nuovo anno – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i dati documentano l’inversione della curva dei nuovi casi, in calo da 6 settimane consecutive, e l’incremento percentuale dei casi totali (5,5% vs 4,6%). Numeri sottostimati dalla decisa frenata dell’attività di testing nelle ultime due settimane accompagnata dal netto aumento del rapporto positivi/casi testati che schizza al 30,4%”. Infatti, dal 23 dicembre al 5 gennaio, rispetto ai quattordici giorni precedenti, il numero dei tamponi totali si è ridotto del 20,9% (-464.284); quello dei casi testati del 22,5%
(-208.361), con una media giornaliera simile a quella di fine agosto.

Oltre il 40% dei ricoverati sono Covid

In quasi tutte le Regioni si registra un incremento percentuale dei casi rispetto alla settimana precedente e sul versante ospedaliero, mentre le curve di ricoveri e terapie intensive mostrano i primi cenni di risalita, l’occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare la soglia del 40% in area medica in 10 Regioni, e quella del 30% delle terapie intensive in 11 Regioni (tabella).

La terza ondata

In questa fase è molto complesso valutare l’evoluzione della curva per il sovrapporsi degli effetti di restrizioni e allentamenti introdotti nelle varie Regioni con tempistiche differenti. In generale, tenendo conto che l’impatto delle misure si riflette sulla curva epidemiologica, dopo circa 3 settimane possiamo valutare che gli effetti delle misure introdotte con il DPCM 3 novembre 2020 si sono definitivamente esauriti, che le curve cominciano a riflettere i progressivi allentamenti che hanno portato ad un’Italia tutta gialla, eccetto Campania (per propria scelta) e Abruzzo, e infine che l’eventuale impatto delle misure introdotte dal Decreto Natale sarà visibile solo dopo metà gennaio.
“Le nostre analisi – spiega Cartabellotta – documentano che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni a colori ha prodotto effetti moderati e in parte sovrastimati: i casi attualmente positivi per la netta riduzione di casi testati nel mese di dicembre, i ricoveri e le terapie intensive per gli oltre 20 mila decessi nelle 5 settimane di osservazione”.

“Considerato che i primi mesi dell’anno – avverte il Presidente – saranno cruciali sia per contenere la terza ondata, sia per controllare la pandemia per l’intero 2021, è necessario puntare l’attenzione su tre elementi cruciali. Innanzitutto, le curve iniziano a risalire con un numero di casi attualmente positivi troppo elevato per riprendere il tracciamento, con ospedali e terapie intensive ai limiti della saturazione in metà delle Regioni e con i dati preoccupanti sulle nuove varianti del virus. In secondo luogo, urge un consistente restyling del sistema delle Regioni a colori, perché a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati. Infine, la comunicazione istituzionale deve diffondere la massima fiducia nel vaccino, ma al tempo stesso non alimentare aspettative irrealistiche che rischiano di far abbassare la guardia alla popolazione”.

Sulla base di questi elementi e delle migliori evidenze scientifiche, la Fondazione GIMBE sta elaborando una proposta per la gestione 2021 della pandemia, integrata con le certezze/incertezze del piano vaccinale.
“A quasi un anno dallo scoppio dell’epidemia nel nostro Paese – conclude Cartabellotta – non è più accettabile la (non) strategia basata sull’affannoso inseguimento del virus con l’estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta inesorabilmente il numero dei morti”.

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