‘Ndrangheta in Emilia: sigilli al patrimonio dell’uomo dei boss di Cutro

CONFISCA DEI BENI DEFINITIVA PER PASQUALE BRESCIA, 53ENNE ORIGINARIO DI CUTRO ARRESTATO NEL 2015 NELL’AMBITO DELL’OPERAZIONE “AEMILIA”

Bologna – Arriva la confisca definitiva per i beni di Pasquale Brescia, 53enne originario di Cutro ma domiciliato a Reggio Emilia, detenuto presso la Casa di Reclusione di Parma.
La DIA di Bologna, insieme ai colleghi di Milano e Catanzaro, ha eseguito stamattina un provvedimento
emesso dal Tribunale di Reggio Emilia e messo sotto sequestro un appartamento nel comune di Milano e due siti in Calabria, insieme a diversi rapporti finanziari.
Oltre 500mila euro è il valore complessivo stimato del patrimonio che da oggi appartiene allo Stato.

LA CARATURA CRIMINALE
Pasquale Brescia si trasferisce in Emilia Romagna nel 1989 e da subito sviluppa cointeressenze in imprese edili e immobiliari.
Arrestato nel 2015 nell’ambito dell’operazione “Aemilia”, è stato accusato di appartenere alla ‘ndrangheta nel territorio di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, storicamente legata alla cosca
egemone in Cutro che fa capo a Nicolino Grande Aracri.

Per queste accuse, nel 2018 è stato condannato con rito abbreviato a 16 anni di reclusione per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, in quanto “imprenditore intraneo” alla ‘ndrangheta e collaboratore diretto dei boss.
Nello stesso anno, 
è stato anche condannato, con rito ordinario, a 6 anni e 9 mesi di reclusione per aver intestato fittiziamente alla moglie la società Antichi Sapori S.r.l., esercente l’attività di ristorazione, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.