Nelle campagne non mancano le braccia, mancano i diritti

I BRACCIANTI AGRICOLI IRREGOLARI SCENDONO IN PIAZZA PER PROTESTARE CONTRO IL DECRETO RILANCIO

“Si è detto che nelle campagne mancano le braccia ma questa manifestazione, questo fiume di esseri umani è la dimostrazione che nelle campagne a mancare sono i diritti, non le braccia”.

Urla Aboubakar Soumahoro, il sindacalista USB in prima linea nella lotta al caporalato, che ha lanciato lo sciopero di oggi per protestare contro un decreto che ha deluso i lavoratori agricoli,  quell’esercito di sfruttati che si spacca la schiena per pochi spiccioli per farci arrivare in tavola frutta e verdura e che non si aspettava una regolarizzazione fatta di esclusi.

“Del Decreto Rilancio contestiamo – spiega Soumahoro –  che la regolarizzazione sia riservata a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dall’ottobre 2019, escludendo di fatto gran parte delle vittime dei decreti sicurezza tuttora in vigore”, e abbandonando a sé stessi i disperati delle zone rurali e delle periferie che con la cancellazione della protezione umanitaria sono sprofondati nel purgatorio dei richiedenti asilo. Questo perché il decreto prevede che soltanto chi è irregolare dal 31 ottobre 2019 possa ottenere il “permesso di ricerca lavoro” valido per sei mesi previsto dall’articolo 103 dell’ultimo decreto.

“Una regolarizzazione per mera utilità di mercato anziché garantire il diritto alla vita”, denuncia Soumahoro che poi aggiunge: Nessun medico ha mai chiesto a un paziente che arriva in ospedale se ha un contratto di lavoro, lo cura e basta. In un contesto di pandemia, invece, il Governo ha deciso di preoccuparsi delle braccia e non della salute delle persone. Il Governo ha deciso di preoccuparsi della verdura che rischia di marcire nei campi e non dei diritti delle persone”.
Una questione che non è nemmeno tra italiani e immigrati, perché il 9° rapporto del Ministero del Lavoro sull’occupazione dice che l’82% dei braccianti sono italiani.

Contestiamo il fatto che il permesso di soggiorno sia subordinato a un contratto di lavoro – continua Soumahoro – perché rende ricattabili i lavoratori, rendendoli vulnerabili ad ogni forma di sfruttamento perché la Bossi Fini è ancora in vigore e i braccianti che non vogliono rischiare di diventare irregolari accetteranno di lavorare a qualunque condizione.
Per non parlare dei lavoratori esclusi dal decreto, quelli dell’edilizia e della logistica, che resteranno direttamente tutti nel limbo.

“Le centinaia di braccianti ai quali vengono sottratti i diritti e la dignità oggi fanno sciopero”, conclude   Soumahoro lanciando una sfida alla politica: Sì, abbiamo osato scioperare per sfidare la politica del cinismo disumano. Abbiamo scioperato per sfidare i ricatti e dimostrare che a marcire nei campi sono i diritti dei lavoratori. E questo è solo l’inizio”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.