Mussolini “uomo della Provvidenza” e la firma dei Patti Lateranensi

Quell’11 febbraio del 1929 a Palazzo Laterano Pio IV firmò un concordato con Benito Mussolini, che il pontefice ebbe a definire “l’uomo della Provvidenza”.
Era un lunedì a palazzo Laterano quando il segretario di Stato di Pio XI, il cardinale Pietro Gasparri mise fine con Mussolini allo storico alterco fra la Santa Sede e l’Italia. Un dissidio, la “questione romana” aperta già dal 1870, quando i bersaglieri irruppero a Roma da Porta Pia.

Nasceva quel giorno del 1929 la Città del Vaticano e il Concordato unitamente agli allegati fissarono il lato più importante, quello della convenzione finanziaria. In un volume intitolato “Diario della Conciliazione” Francesco Pacelli annotò meticolosamente i passi che portarono alla stesura e alla firma dei Patti Lateranensi. L’articolo 7 della Costituzione repubblicana accolse il patto e nell’anno 1984 il concordato fu rinnovato fra Bettino Craxi e Giovanni Paolo II. Nonostante l’articolo 7 fosse una norma provvisoria, ancora oggi quel patto consente profonde ingerenze ma anche flussi di danaro nelle casse di uno Stato a tutti gli effetti straniero rispetto all’Italia.
Basti pensare che alla data del trattato, quando l’intero bilancio pubblico italiano era quantificabile intorno ai 20 miliardi di lire, lo stato pontificio vide entrare nelle sue casse 1 miliardo e 750 milioni di lire.

Avvicinandoci ai giorni nostri, giova ricordare che la legge 23 dicembre 1996, n. 651, stanziò ben 3500 miliardi di lire per il Giubileo. Questi stanziamenti sono continuati sotto varie forme e per i motivi più diversi anche da parte delle varie Regioni e dal governo centrale. Durante il governo Berlusconi, il 17 agosto 2005, con un semplice decreto legge venne stabilita l’esenzione totale dell’ICI per tutti i beni della Chiesa: una iniezione di 400 milioni all’anno. Nonostante il decreto non sia mai stato convertito, gli effetti di questa esenzione rimasero in piedi, grazie a una interpretazione “autentica” di una legislazione preesistente.
Il matematico Piergiorgio Odifreddi nel suo “Perché non possiamo essere cristiani” (2007) quantificò in 9 miliardi di euro la cifra che la Chiesa gestisce attraverso l’8 per mille, ancora più di quanto costi allo Stato il sistema parlamentare.
Ancora oggi l’articolo 7 della Costituzione introduce per la Chiesa un regime speciale, a dispetto della laicità dello Stato, laddove dice che i rapporti fra la Repubblica Italiana e il Vaticano “sono regolati dai Patti Lateranensi”. Sulla regolarità di questo  singolare particolare si arrovellano ancora oggi i nostri esperti costituzionalisti con pareri spesso contrastanti.

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