Dighe di Begato, l’appello di Alessandro: “Chiuso in casa per la mia invalidità, non lasciatemi annientare anche dalla burocrazia”

Genova – Alessandro cammina con l’aiuto di un deambulatore.
Abita da solo, al settimo piano della Diga bianca, e quando gli ascensori non funzionano vive recluso per giorni nel suo appartamento, finché Arte non si decide a mandare i tecnici.
Avrete già capito che siamo al Quartiere Diamante, dove tra un anno partirà il cantiere di demolizione delle Dighe.

Qui, Regione e Comune, hanno previsto l’apertura di un centro di ascolto che, con tanto di assistenti sociali e psicologi, aiuti le 402 famiglie da ricollocare ad affrontare un percorso difficile, soprattutto per quei 192 nuclei composti da una sola persona, spesso ultrasettantacinquenne, o disabile.
L’avvio del laboratorio di ascolto è annunciato per questo mese di aprile, al Paladiamante.

Alessandro fa parte dei nuclei familiari con priorità di ricollocazione perché è disabile grave ma non sa come muoversi per chiedere il cambio di alloggio: purtroppo non ha nessuno che possa accompagnarlo per sbrigare tutte le pratiche.
Pare, infatti, che anche il suo assistente sociale funzioni a intermittenza come gli ascensori.

Alessandro ha diverse patologie e ultimamente si è aggravato.
Deve fare la risonanza magnetica e una visita neurologica ma non riesce ad avere un’ambulanza che lo accompagni all’ospedale. Tra le richieste del medico e i timbri da mettere alla ASL, i viaggi burocratici da fare sono tanti e lui da solo proprio non ci riesce.

Alessandro ci ha chiamati perché non ce la fa più a vivere così e vorrebbe trasferirsi presto, “magari nella zona di San Martino, visto che per le mie patologie sono seguito lì”.
Anche andare in ospedale, per lui, è diventato un miraggio.

Simona Tarzia

Simona Tarzia e Fabio Palli hanno collaborato alla realizzazione di DigaVox , il docu-film sull’emergenza abitativa alle Dighe di Begato. 

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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