“Non dobbiamo reprimere i clochard ma creare una città dove non ce ne siano”. Così Don Moretti sulla povertà a Genova

“È difficile resistere al Mercato, amore mio […]
Anna pensa di soccombere al Mercato.
Non lo sa perché si è laureata.
Anni fa credeva nella lotta,
adesso sta paralizzata in strada.
Finge di essere morta “.
Cantano i Baustelle in uno dei più bei testi di denuncia degli ultimi tempi, Il Liberismo ha i giorni contati, dall’album Amen.

"Non dobbiamo reprimere i clochard ma creare una città dove non ce ne siano". Così Don Moretti sulla povertà a Genova

“Il Liberismo, che ha creato questo individualismo così marcato, ha reso le persone molto più sole”, accusa Don Massimiliano Moretti, parrocco della chiesa di Santa Zita e cappellano del lavoro, parlando di periferie.
Perché le periferie sono tante, e non solo geografiche.
Esistono periferie mentali, dell’anima, luoghi dove la gente si autoesilia perché non ha più la forza di lottare, e periferie sociali, dove sono gli altri a esiliare i problemi e le criticità, brutte a vedersi nella city.
Perché la povertà è brutta, è sporca, puzza.
La povertà è irritante, ti mette davanti il fallimento dello stato sociale, ti fa pensare che magari, domani, toccherà a te.
E allora fai finta di niente, non la vuoi vedere, preferisci che la politica releghi i poveri in periferia, lontano dalle luci del centro. Invochi la multa per questi zozzoni che chiedono l’elemosina o raccolgono un po’ di cibo dai cassonetti.
“La multa è una misura inutile di per sé”, precisa don Moretti che poi chiarisce “noi non dobbiamo reprimere i clochard ma creare una città dove non ce ne siano. Noi come Chiesa facciamo molto ma non è abbastanza. Nella mia parrocchia, che non è disagiata, diamo 100 pacchi viveri alla settimana.
Significa che c’è un fortissimo malessere, ma non possiamo pensare di reprimerlo con le multe”.

Simona Tarzia

Per saperne di più sui cappellani del lavoro:

Parla il Don delle fabbriche. Massimiliano Moretti, Cappellano del Lavoro: “Senza lavoro si perde il senso del futuro”

 

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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